30 anni di bugie, controinformazione, negazionismo e dubbi sul climate change

30 anni di bugie, controinformazione, negazionismo e dubbi sul climate change

Si chiama "The Climate Deception Dossiers" ed è il documento prodotto dall'Union of Concerned Scientists (UCS), la Ong statunitense che da anni lavora anche per diffondere la verità scientifica sul climate change.

L'importantissimo documento offre evidenza circa il fatto che, similmente alla storica modalità di disinformazione comunicativa messa in atto dall'industria del tabacco, anche major delle fonti fossili hanno scientemente e sistematicamente diffuso dubbi e false informazioni circa l'esistenza e la responsabilità antropica del cambiamento climatico.

In particolare nel documento si parla di Exxon, la più grande compagnia petrolifera mondiale, che già all'inizio degli anni '80 (quindi ancora prima che la questione climatica uscisse dagli enti di ricerca per diventare una questione pubblica) conosceva i rischi climatici: rischi negati per oltre un trentennio, con il finanziamento alla "junk-science" (scienza spazzatura) prezzolata che ha avuto una corresponsabilità enorme nel diffondere incertezza sui rischi climatici -e quindi- nel rallentare la diffusione di consapevolezza e le azioni di contrasto politiche ed economiche al climate change.

exxon_climate_changeCome già segnalavamo in questo articolo, il prezzo della disinformazione ammonta svariati milioni di dollari erogati in finanziamenti volti a delegittimare la verità scientifica: secondo noi si tratta di un vero e proprio tradimento verso l'intera umanità che oggi si trova ad affrontare rischi climatici accresciuti e potenzialmente enormi come magnitudo prospettica.

Ma Exxon non è stata la sola azienda responsabile della "disinformazione climatica", dal momento che nel report della UCS (ottenuto mediante l'accesso a memorandum interni alle Associazioni delle aziende oil, comunicazioni ai membri del Congresso statunitense e ad altri documenti ottenuti tramite il Freedom of Information Act) si parla anche di aziende quali BP, Shell, Chevron, Koch Industries, ConocoPhillips, Peabody Energy, tutte accomunate dalla volontà di diffondere dubbi ed incertezze sulla certezza scientifica del climate change di origine antropica, al fine di mantenere lo status quo nonostante gli enormi rischi climatici attuali e prospettici.

Dal Report dell'UCS emerge significativa l'indicazione che emerge da un memo del 1988 dell'American Petroleum Institute (Associazione delle Industrie petrolifere americane) che sostiene che la "vittoria" sarà ottenuta quando "il cittadino medio considererà incerta la scienza del clima":
average_citizen_climate_uncertainty

E non si può non ricordare il documento interno di Mobil (datato 1995) presentato nel report dell'UCS che avverte chiaramente come l'uso dei combustibili fossili sia causa del cambiamento climatico, così come ben descritto dalla letteratura scientifica climatica che nello stesso documento di Mobil viene definita come “solida e non può essere smentita”.

mobil-oil-disinformation

E chi sono questi pseudo enti di ricerca che si sono prestati a mentire per aiutare le major nel negazionismo climatico? Nel report dell'UCS si trovano nomi e cognomi degli enti coinvolti per negare il climate change o per addossarne la colpa a fenomeni naturali e non legati all'uomo: per esempio il report cita l'Harvard-Smithsonian Astrophysics Center che ha avuto un contratto da una società d'investimento per sostenere che la causa dei cambiamenti climatici fossero variazioni naturali del ciclo solare.

Le carte raccolte nel report UCS mostrano però anche il ruolo di alcune Associazioni prezzolate al lavoro per contrastare le politiche di riduzione delle emissioni di gas serra ma anche, incredibilmente, la falsificazione di lettere di importanti associazioni ambientali e dei diritti umani (da parte dell'American Coalition for Clean Coal Electricity, per esempio) al fine di "sensibilizzare" i membri del Congresso a votare contro il meccanismo del "cap and trade" (il meccanismo che peraltro è il cardine delle politiche climatiche europee) in quanto “farebbe aumentare le bollette a scapito delle fasce più povere della popolazione”.

climategate_cartoon_0E, cambiando solo leggermente l'argomento, come dimenticare la storica campagna di mistificazione sul "climategate" in occasione della COP 15 di Copenhagen 2009? In quella occasione il furto di email da Enti di ricerca collegati all'Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change) fece mettere in atto una enorme -quanto artefatta- campagna sulla falsità della scienza del clima: non ci sono le prove che sia stata finanziata da queste major oggi alla sbarra, ma di sicuro c'è stato qualche interesse forte che ha lavorato per delegittimare il Protocollo di Kyoto, gli scienziati del clima, gli sforzi negoziali internazionali per la tutela del clima.

Per chi si occupa di clima lo scoprire dal report UCS l'esistenza di storici maneggi e di finanziamenti occulti legati alla disinformazione sul clima non è davvero una novità: l'aspetto interessante è semmai il riuscire ad aver prodotto un documento preziosissimo che offre evidenze inconfutabili circa il sistematico e "scientifico" (criminale?) disegno per negare l'evidenza del clima che cambia, ritardando le azioni di contrasto e quindi aumentando i rischi del cambiamento climatico verso noi tutti.

Un giorno più di una persona dovrà rispondere di questo operato criminale, speriamo davanti ad un tribunale.

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Aggiornamento di marzo 2016.

Ed effettivamente qualcuno in tribunale c'è finito davvero: qui il nostro articolo "Quando il cambiamento climatico finisce in Tribunale: il caso di Exxon (e la “carbon bubble” – bolla del carbonio)"


PV per Rete Clima®

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