Riduzione delle emissioni europee al -30%: accordo rimandato (purtroppo)
Giovedì 14 Ottobre a Bruxelles, durate la riunione dei Ministri dell'ambiente Ue circa la possibilità di innalzare gli obiettivi di riduzione di gas serra al -30%, si è stabilito di rimandare ancora la decisione.
Il succo è: dato che manca ancora un accordo è meglio attendere.
Gran Bretagna, Francia, Germania e Danimarca erano favorevoli a modificare subito l'impegno, passando almeno ad un -30%, con, ma a frenare sono stati soprattutto i Paesi del Sud e dell'Est Europa, Italia e Polonia in testa.
Conclusione: se ne riparlerà a primavera 2011 quando la Commissione presenterà una roadmap per ridurre le emissioni fino al 2050.
E’ un peccato, perchè gli ultimi dati sui gas serra europei diffusi dall'EEA (European Environment Agency) mostrano che il -30% sarebbe vicino e senza particolari sacrifici per l'economia europea.
In questo ultimo report, infatti, l’EEA calcola che l'Europa a 15 è vicina a raggiungere e superare l'obiettivo sottoscritto a Kyoto (di riduzione delle emissioni dell'8%, anche se alcuni paesi, tra cui l'Italia, sono leggermente in ritardo): ma, soprattutto l’EEA rileva che l'Europa a 27 al momento ha già ridotto le proprie emissioni del 17,3% rispetto ai livelli del 1990 e dunque può raggiungere facilmente l'obiettivo del -20% al 2020 senza ricorrere a meccanismi di compensazione.
Il rapporto fa notare come sulla riduzione delle emissioni (-6,9% dal 2008 al 2009) abbia pesato fortemente la crisi e come il calo più marcato (-11,7%) si sia registrato nei settori ricompresi nell'European emission trading scheme (EU ETS).
Non è dunque il caso di rilassarsi, dato che questa riduzione delle emissioni nei settori EU ETS potrebbe minare la già dubbia efficacia del meccanismo (se non si riducono i permessi assegnati gratuitamente nella prossima fase e se non si innalza l'obiettivo al 2020).
Sono infatti pari a circa 1,8 miliardi di tonnellate i permessi “risparmiati” nella fase attuale dell'ETS, permessi che le aziende potrebbero rivendere o utilizzare in quella successiva (2013-2020) annullando in pratica le riduzioni effettive.
Ritornando all’obiettivo mancato del -30%, già nel corso della primavera 2010 la Commissione Europea si era accorta di come la crisi stesse rendendo molto più facile raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni.
Se prima della congiuntura economica il costo per tagliare le emissioni del 20% era stimato in 70 miliardi di euro annui, ad aprile 2010 questo si era ridimensionato a 48. Ridurre del 30%, aveva sottolineato la Commissione, costerebbe solo 11 miliardi in più che puntare al meno 20%, costi che probabilmente -alla luce dei nuovi dati diffusi dall'EEA- saranno ulteriormente rivisti al ribasso.
Favorevole all'innalzamento dell'obiettivo, assieme a Gran Bretagna, Francia, Germania e Danimarca, anche la Commissaria europea per il clima Connie Hedegaard, secondo la quale “l'obiettivo del the 20% non darebbe alle industrie un incentivo sufficiente ad investire nell'innovazione low-carbon”.
Ma la "non decisione" di Bruxelles mostra chiaramente che la riduzione delle emissioni legata alla crisi non viene vista da tutti come una occasione per accelerare nella lotta al riscaldamento climatico.
Ricordiamo che anche il mondo economico si è spaccato sull'opportunità di passare al meno 30%.
Se Business Europe, rete che raccoglie varie “confindustrie” nazionali, si è schierata contro l'innalzamento degli obiettivi di riduzione temendo per la propria competitività, un'altra coalizione di 29 grandi compagnie ha chiesto invece che l'Europa porti subito a meno 30% l'obiettivo 2020…..proprio per aumentare la propria competitività.
L’unica cosa certa è che se non ci si muove innovando…..si resta fermi.
Lo Staff di Rete Clima®