WWF Living Planet Report 2018: meno del 25% della superficie terrestre è ancora in condizioni naturali, crollo della biodiversità
Il WWF ha rilasciato l'aggiornamento 2018 del suo periodico report "Living Planet Report", realizzato con il supporto di più di 50 esperti ed in collaborazione con la Zoological Society of London.
Il report quantifica il valore dei servizi ecosistemici globali, cioè l'insieme dei servizi che la natura spontamente e gratuitamente svolge a favore ed al posto dell'uomo, intorno a 125.000 miliardi di dollari: si tratta di un valore enorme, peraltro superiore al prodotto globale lordo di tutti i Paesi del Mondo (che si attesta intorno agli 80.000 miliardi di dollari).
Secondo il report le principali minacce alla biodiversità globale sono oggi primariamente legate al sovrasfruttamento ed alle modifiche degli ambienti naturali, con particolare riferimento ai cambi di uso del suolo per l'urbanizzazione e l’agricoltura: meno del 25% della superficie terrestre globale è oggi ancora in condizioni naturali, e ciò si traduce in oltre 8.500 specie viventi a rischio di estinzione, così come indicato anche dalla "Red List" dell’International Union for Conservation of Nature.
Anche il cambiamento climatico, l’inquinamento, la diffusione di specie invasive, le dighe e le miniere sono fonte di criticità per il futuro delle specie viventi.
Dal rapporto emerge inoltre come negli ultimi 50 anni l'impronta ecologica umana, cioè la misura del consumo delle risorse naturali, sia incrementata del 190% con particolare riferimento all'impronta di carbonio dovuta alle emissioni di gas serra da consumo dei combustibili fossili (che oggi rappresenta circa il 60% dell'impronta ecologica umana complessiva): è una situazione palesemente insostenibile, che richiede "significativi e urgenti cambiamenti nelle attività di produzione e consumo".
Chiudiamo con l'istanza che emerge chiara dal documento: "La natura è la nostra unica casa e l’unica strada che abbiamo per salvarla (e salvarci) è lanciare un Global Deal per la natura e le persone capace di invertire il drammatico trend della perdita della ricchezza della vita sulla Terra, base del nostro benessere e del nostro sviluppo, agendo con urgenza per garantire in modo sostenibile l’alimentazione a una popolazione crescente, limitare il riscaldamento globale a 1,5°C e ripristinare i sistemi naturali che stiamo perdendo".
E, anche analizzando la mappa che assegna l'impronta ambientale a tutti gli stati del Mondo, serve che il primo passo sia fatto proprio da quei paesi più industrializzati che hanno la responsabilità -storica ed attuale- del maggior consumo di risorse naturali, tra cui anche l'Italia:
Lo Staff di Rete Clima