Apre la COP 24 di Katowice: tre rapporti scientifici chiedono risposte urgenti
Apre a Katowice la Conferenza mondiale sul clima (COP 24), a tre anni dall'accordo di Parigi di cui proprio qui dovrebbe essere definito il piano di attuazione (il cosiddetto “Paris Agreement Work Programme”).
La COP 24 si svolgerà dal 3 al 14 dicembre nel cuore del bacino carbonifero polacco, una location davvero poco suggestiva rispetto alle istanze climatiche che qui dovranno essere trattate, ospitando circa 30 mila delegati provenienti da tutti i Paesi del Mondo.
Scopo della Conferenza è decidere azioni concrete per il contrasto al riscaldamento climatico globale, dando concretezza al "Paris Agreement" al fine di contenere l'aumento della temperatura media entro fine secolo al di sotto dei +2°C rispetto al periodo pre-industriale.
Ci sono segnali d'allarme molto importanti a livello climatico globale, e tre recenti report scientifici confermano la necessità di muoversi urgentemente nella direzione di una efficace azione di tutela climatica.
Ricordiamo ad inizio ottobre il rapporto dell'Ipcc sugli impatti del riscaldamento globale a + 1,5 °C: il rapporto, preparato a beneficio dei decisori politici ed economici, segnalava che se si prendesse come limite massimo un aumento della temperatura media globale a +1,5°C probabilmente entro il 2023 il “carbon budget” necessario per mantenere l’incremento delle temperature medie globali al di sotto del valore stabilito potrebbe già essere esaurito.
A seguito, lo scorso 20 novembre, è stato invece rilasciato il report dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Wmo) che ha fatto il punto sulla concentrazione atmosferica di CO2. Secondo i dati della Wmo, già nel 2017 la concentrazione media globale di CO2 (anidride carbonica) ha raggiunto 405,5 ppm (parti per milione), con una tendenza in continuo aumento: basti pensare che nel 2017 tale concentrazioni atmosferica è cresciuta dello 0,5% rispetto al 2016, crescita davvero molto grande e molto preoccupante, e che nel 2015 la concentrazione arrivava a 400,1 parti per milione (mentre ad oggi la concentrazione supera le 408 ppm).
Più recentemente, in data 23 novembre, negli USA è stato reso pubblico il quarto National Climate Assessment (NCA4) realizzato da 13 agenzie federali su delega del Congresso: il report ha relazionato non solo in merito allo stato del clima, ma ha anche descritto come le diverse aree del Paese stiano già sperimentando gli effetti dei cambiamenti climatici.
E si tratta si effetti intensi, che spaziano dall'intensificarsi degli incendi in California, alle inondazioni in larghe parti del Paese, alla siccità che sta riducendo la produttività agricola in molti Stati a vocazione agricola: il messaggio centrale è che i cambiamenti climatici potrebbero ridurre di un decimo il Pil statunitense entro il 2100, più del doppio delle perdite legate alla recessione economica dell'inizio degli anni 2000.
Auguriamo quindi alla COP 24 il pieno successo in relazione all'efficace completamento del cosiddetto “Paris Agreement Work Programme” (Pawp - “Programma di lavoro per gli accordi di Parigi”), necessario per rendere operativo l’accordo della storica COP 21 di Parigi rispetto alle grandi tematiche della mitigazione, dell’adattamento al climate change e del sostegno ai Paesi in via di sviluppo.
Un successo peraltro ad oggi non scontato, ma le istanze climatiche non possono attendere.
Lo Staff di Rete Clima