Oceani e mari più caldi = eventi meteo più intensi = crescita del rischio idrogeologico Copia
Un recente studio riporta all'attenzione di tutti il grande riscaldamento a carico di mari ed oceani, una situazione che determina sia effetti diretti al loro stato di salute, sia effetti indiretti in relazione all'incremento di energia rilasciata verso l'atmosfera -e quindi- all'incremento di intensità dei fenomeni meteorologici.
Lo studio, dal titolo “Quantification of ocean heat uptake from changes in atmospheric O2 and CO2 composition”, è stato realizzato da un team internazionale di ricercatori e recentemente è stato pubblicato su Nature.
Le conclusioni dello studio portano appunto alla conclusione che mari e oceani giocano un ruolo molto significativo nelle dinamiche climatiche globali, anche in relazione al sequestro di una quantità rilevante di CO2 dal comparto atmosferico ed all'importante assorbimento e rilascio di calore da/verso il comparto atmosferico.
Laure Resplandy della Princeton University, co-autrice dello studio: (il riscaldamento di mari e oceani) "E’ superiore del 60% all’anno rispetto alle indicazioni del V° Rapporto dell'IPPC del 2014".
Ralph Keeling dello Scripps Institution of Oceanography, co-autore dello studio: "Gli scienziati sanno che l’oceano assorbe approssimativamente il 90% di tutta l’energia in eccesso prodotta man mano che la Terra si scalda, quindi conoscere l’effettiva quantità di energia rende possibile stimare il riscaldamento superficiale che possiamo aspettarci".
Ma quali sono le conseguenze di questo riscaldamento delle masse di acqua di mari ed oceani nei confronti del comparto atmosferico?
Il riscaldamento globale ed i mari sempre più caldi portano a due fenomeni particolari e specifici, quali la maggiore evaporazione e la maggiore fornitura di energia all'atmosfera, sottoforma di calore: la presenza di quantità maggiori di vapor d'acqua e di maggiore energia nel comparto atmosferico fa sì che siano maggiori l'intensità degli eventi meteorologici estremi e maggiori le precipitazioni piovose, con gli effetti che abbiamo avuto sotto gli occhi in questi primi giorni di novembre in diverse regioni d'Italia.
Considerando che poi il territorio italiano è già particolarmente vulnerabile al rischio idrogeologico e che il riscaldamento climatico nell'area mediterranea è particolarmente intenso, il rischio idrogeologico sul territorio italiano sarà destinato ad incrementare proprio a causa del riscaldamento climatico.
Michael Brune, Direttore esecutivo di Sierra Club in relazione allo studio sopraccitato: "Quando si tratta della crisi climatica, gli oceani del mondo sono come i canarini nella miniera di carbone. Era scritto sul muro da anni, ma il rapporto di oggi conferma che abbiamo ancora meno tempo per andare oltre i combustibili fossili come il carbone, il petrolio, e gas da fracking per realizzare un’economia alimentata al 100% da energia pulita e rinnovabile. Per garantire un futuro sano e sicuro per tutti, questa crisi globale richiede nient’altro che un’azione rapida e significativa da parte di tutti i leader mondiali".
Ma serve anche provvedere con piani di adattamento, per ridurre la vulnerabilità del territorio ad un rischio idrogeologico in aumento in relazione ad una situazione meteoclimatica fortemente mutata.
Lo Staff di Rete Clima