Il prezzo dell’energia elettrica a 0 euro (a causa delle fonti rinnovabili)
A inizio maggio è successa una cosa che è da un lato logica ma dall’altro appare davvero curiosa: sul mercato dell’energia il prezzo del kWh elettrico è andato a zero.
E’ una logica conseguenza delle regole di funzionamento del mercato, in cui il prezzo è il risultato dell’incontro tra la curva della domanda e la curva dell’offerta: viene da se’ che se l’offerta supera la domanda il prezzo crolla arrivando fino a zero euro/kWh, una dinamica che risulta però essere oggettivamente curiosa.
Il “merito” è delle fonti rinnovabili (fotovoltaico ed eolico in primis, caratterizzate dall’assenza di qualunque costo variabile marginale dato che sole e vento “non costano nulla”, a differenza dei combustibili fossili), il cui crescente contributo “pulito” alla generazione elettrica nazionale sta rapidamente “sballando” gli equilibri di generazione di quell’energia elettrica che deve essere prodotta contestualmente al suo utilizzo, i tempi di ritorno degli investimenti (delle centrali turbogas a ciclo combinato), i prezzi dell’energia.
Questo è anche esito di un processo di sviluppo delle fonti rinnovabili in cui il mercato è stato attore principale, in assenza di un Piano Energetico Nazionale che avrebbe dovuto ben regimare l’evoluzione del contributo delle diverse fonti rispetto al soddisfacimento della domanda di energia della nazione.
E’ però anche probabile che le lobby della generazione centralizzata di energia elettrica avrebbero provveduto a limitare questo sviluppo che pure ha determinato l’odierno raggiungimento di una potenza rinnovabile installata non banale, che determina una corrispondente quota di produzione rinnovabile decisamente interessante.
Ma veniamo ai fatti: nei giorni del 2 e 3 maggio dentro la Borsa elettrica sul mercato del giorno prima il MWh elettrico ha toccato gli zero euro per la zona del sud Italia, mantenendo questo valore per diverse ore (le ore centrali della giornata, in particolare, il momento in cui il fotovoltaico contribuisce al massimo delle sue potenzialità): questa dinamica si è ripercossa sul prezzo medio nazionale dell’energia elettrica, abbassandolo.
Le cause tecniche risiedono nella sovraccapacità strutturale di generazione elettrica rinnovabile nel sud Italia (i grandi impianti eolici e fotovoltaici sono installati in questa zona) a cui va aggiunta una concausa momentanea quale una temporanea limitazione tecnica nelle linee di trasmissione che ha ridotto di circa 1.500 MW le interconnessioni tra la zona Sud e le altre zone rispetto al normale (limitando così il ulteriormente il bacino di mercato e quindi la domanda elettrica).
Restando a parlare di “anomalie rinnovabili” nazionali, si noti che qualche settimana prima (il lunedì di Pasquetta) tra le ore 13 e le 14 il 64% dell’elettricità prodotta in Italia è stata generata dalle fonti rinnovabili: nello stesso momento in Sicilia le rinnovabili hanno fornito il 94% dell’energia elettrica richiesta.
E gli operatori delle fonti tradizionali cosa fanno?
Spengono gli impianti, tanto che gli ex redditizi cicli combinati a metano funzionano per circa 3.000 ore/anno a fronte delle 4.000 ore di progetto.
Alcuni siti tecnici fanno però notare come i produttori convenzionali stiano cercando di rifarsi dei guadagni “sottratti” loro dal fotovoltaico favorendo un aumento dei prezzi alla Borsa elettrica nel picco serale, dinamica mai vista prima.
Le grandi lobby hanno tutto l’interesse a mantenere lo status quo.
Lo Staff di Rete Clima®