Il costo degli eventi meteoclimatici estremi in Europa: l’Italia è fra i peggiori

Il costo degli eventi meteoclimatici estremi in Europa: l’Italia è fra i peggiori

Le proiezioni climatiche sono in genere riferite al 2030, 2050 o addirittura 2100, portando spesso a dimenticarsi quanto il cambiamento climatico non sia solamente un problema del futuro, ma anche un problema del presente.

In un nuovo report l’Agenzia dell’Ambiente Europea (EEA), in base ai dati di Munich Re, ha stimato che dal 1980 al 2019 gli stati della European Economic Area (gli stati membri dell’UE insieme a Norvegia, Islanda e Lichtenstein) hanno registrato circa 88mila vittime e 446 miliardi di euro[1] di perdite a causa degli eventi estremi relazionati al clima e al meteo.

I danni economici cumulativi, tenendo conto dell’inflazione, sono pari a ben il 3% del PIL dei paesi analizzati.

eventi estremi
Danni economici causati da eventi estremi relazionati al clima e al meteo in Europa (1980-2019). Fonte: EEA

I fenomeni presi in considerazione in queste statistiche sono eventi meteorologici (tempeste), idrologici (inondazioni e frane), e climatologici (ondate di calore, ondate di freddo, siccità ed incendi forestali). Sempre nello stesso periodo, le perdite economiche dovute a queste calamità hanno costituito l’81% delle perdite totali causate da disastri naturali, mentre il restante 19% è attribuibile a terremoti, tzunami ed eruzioni.

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Fonte: Pixabay

La situazione italiana nell'ambito degli eventi estremi

Gli impatti degli eventi estremi analizzati non sono uniformemente distribuiti fra i diversi paesi europei e l’Italia non è certo fra i paesi meno esposti, né fra i paesi più preparati ad affrontarli.

Con quasi 21mila vittime, l’Italia è al secondo posto dopo la Francia (23mila) e precede la Spagna (15mila). Rispetto invece alle perdite economiche, l’Italia si colloca al secondo posto come valore totale dei danni, 72,5 miliardi, preceduta dalla Germania e seguita da Francia e Spagna.

La percentuale media delle perdite assicurate è in Europa di circa il 27%, anche se si tratta di un dato altamente variabile fra l’1% di Romania e Lituania e il 60% del Belgio. In Italia questo dato si ferma solo al 5%, risultato che appare particolarmente scarso se confrontato con il Belgio o con il circa 50% di danni assicurati in Francia e Germania.

Il ruolo dei cambiamenti climatici

L’IPCC (il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, la massima autorità scientifica nel campo dei cambiamenti climatici) prevede che gli eventi estremi legati alla modifica del clima diventeranno sempre più frequenti e potrebbero dunque causare vittime sempre più numerose e danni economici sempre più ingenti.

Fonte: Pixabay/Hermann Traub

Anche se i fenomeni si sono già fatti più frequenti, nel caso delle perdite economiche mostrate dal report, risulta particolarmente difficile identificare un andamento temporale di crescita o decrescita: le perdite medie annuali corrette per l’inflazione erano circa 6,6 miliardi di euro nel periodo 1980-1989, 12,3 fra il 1990 e il 1999, 13,2 fra il 2000 e il 2009 e 12,5 fra il 2010 e il 2019.

Ciò è dovuto innanzitutto al fatto che una ristretta percentuale degli eventi totali (3%) è responsabile di una ampia fetta (maggiore del 60%) delle perdite: si ha quindi un’alta variabilità del valore dei danni da un anno con l’altro.

Oltretutto, il valore delle perdite non dipende solamente dalle caratteristiche di frequenza e violenza degli eventi estremi, ma anche dal valore totale dei beni esposti a tali eventi e dalla vulnerabilità degli stessi beni (la propensione ad essere danneggiati).Da un peggioramento dei fenomeni osservati non discende necessariamente un peggioramento del valore dei danni totali.

Possibili soluzioni

La strada per contenere il numero delle vittime e il valore delle perdite, dunque, in un clima che ha reso e renderà queste catastrofi sempre più frequenti, è data sia dalla mitigazione del cambiamento climatico, che potrà, nel lungo termine, ridurre tale tendenza, sia dall’adattamento.

In quest’ultima direzione è fondamentale l’importanza della raccolta dati sugli impatti e dell’analisi del pericolo, che permettano di capire rispettivamente cosa e per quale motivo risulta più propenso ad essere danneggiato e quali territori risultano maggiormente in pericolo, così da pianificare e mettere in atto la migliore prevenzione possibile.

“Monitorare gli impatti di tali disastri è importante per informare le politiche ed assicurare che azioni appropriate siano attuate per minimizzare i danni” – EEA

Fonte: Pixabay/Joseph Thomas

A questo proposito la EEA ha richiamato l’attenzione sulla mancanza di un meccanismo coerente fra i diversi paesi per trasmettere alla Commissione Europea i dati sugli impatti. Tale meccanismo costituirà un elemento fondamentale nella revisione della strategia di adattamento europea.

ET per Rete Clima


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[1] Il valore delle perdite precedenti al 2019 è stato riportato al 2019, tenendo conto dell’inflazione.