Gas serra in Europa: secondo la AIE nel 2010 emissioni CO2eq al +2,4%
Notavamo già qualche mese fa il fatto che con la parziale ripresa dell’economia si stava assistendo ad una ripresa della crescita delle emissioni di CO2 in Italia ed in Europa: i dati dell’inventario preliminare dell’AEA (Agenzia Europea dell’Ambiente) tornano a confermare lo stato delle emissioni di gas serra nell’Ue, segnalandone un aumento nel 2010 pari al + 2,4% (rispetto all’anno precedente).
L’aumento del +2,4% segue la riduzione del -7% avvenuta nel 2009 (rispetto al 2008), allora determinata dall’azione congiunta della crisi economica e dell’aumento di efficienza energetica e fonti rinnovabili (oltre che da un inverno meno rigido di quello del 2008): ed è curiosamente coinciso con il periodo più caldo di sempre.
Di tendenza opposta il trend europeo, che vede una riduzione delle emissioni climalteranti.
Dal report dell’AEA: “Nell’UE-15, le emissioni sono diminuite del 10,7% rispetto ai livelli dell’anno di riferimento (nella maggior parte dei casi costituito dal 1990), attestandosi ben al di sotto dell’obiettivo collettivo di riduzione fissato all'8%”.
Jacqueline McGlade (Direttore esecutivo dell’AEA): “Molte politiche hanno contribuito attivamente a ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Oltre alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica, anche gli sforzi volti a combattere l’inquinamento delle acque provocato dall’attività agricola hanno favorito la diminuzione delle emissioni. Questo dimostra che, considerando sistematicamente gli effetti climatici derivanti da diverse politiche, possiamo continuare a favorire tale riduzione”.
Ancora una volta una brutta posizione per l’Italia, che insieme ad Austria e Lussemburgo è tra le nazioni più in ritardo nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni volontariamente sottoscritti contestualmente all’adesione al Protocollo di Kyoto.
Per quanto riguarda l’Italia, in particolare, l'AEA indica un valore di emissioni serra al 2010 pari a 493 Mt CO2 eq., pari al - 4,8% rispetto al 1990 (a fronte del target di Kyoto per il periodo 2008-2012 del - 6,5%): ma la stessa AEA evidenzia altresì come, al netto dei meccanismi flessibili e degli assorbimenti forestali, l'Italia debba puntare di più sulle politiche in favore del risparmio energetico e delle fonti energetiche rinnovabili.
A livello globale il quadro è preoccupante, con una crescita netta ed intensa delle emissioni di CO2eq nel periodo 1990-2010, ma anche il dato europeo di riduzione dovrebbe far riflettere, indipendentemente dal suo segno negativo: bisogna infatti considerare che c’è una quota rilevante di emissioni ombra (collegate alle produzioni dei beni per i nostri mercati) oggi delocalizzate in Paesi asiatici, Cina in primis.
Come poterle contabilizzare ed imputare ai reali responsabili della loro generazione (quali i Paesi occidentali, la vera “domanda economica” di una quota rilevante di beni e servizi prodotti in questi paesi del mondo)?
Qui un interessantissimo esempio di “contabilità emissiva alternativa”, non più basata su un criterio puramente geografico ma su un criterio “consumption-based”.
Lo Staff di Rete Clima®