Disinformazione e negazionismo del cambiamento climatico passano anche per Unabomber
"Io credo ancora nel cambiamento climatico. E tu?" Se questa affermazione viene abbinata a Unabomber, o ad Osama Bin Laden o a Fidel Castro può essere che qualcuno ritenga che il credere nella sacrosanta esistenza cambiamento climatico sia solo questione da terroristi o simili.
Questa idea bizzarra si è trasformata in una campagna pubblicitaria che purtroppo non è figlia di uno scherzo, ma è una nuova "idea comunicativa" di negazionismo climatico dell'Heartland Institute di Chicago: si tratta di una organizzazione collegata alla destra conservatrice americana, la quale è da sempre negazionista circa l'esistenza del cambiamento climatico e si è spesso adoperata per azioni e finanziamenti per la parte politica più negazionista (i repubblicani), che si autodefinisce come un "istituto di ricerca non profit dedicato alla ricerca e alla promozione di idee che possano liberare la mente delle persone".
Non male come auto definizione per un gruppo di ricerca che storicamente è stato finanziato da aziende del calibro di General Motors, Microsoft, Caterpillar e da una serie di aziende petrolifere e del carbone, da sempre negazionisti del cambiamento climatico (salvo recenti virate in campo green, essenzialmente a scopo di marketing).
A proposito della propria campagna, l'Istituto scrive sulla homepage del proprio sito: "Ciò che questi assassini e folli hanno detto differisce di poco da quanto affermato da portavoce delle Nazioni Unite, giornalisti dei media mainstream e politici liberali sul global warming" (...) "In effetti, alcune persone molto folli usano ciò per giustificare il loro comportamento spaventevole e immorale".
E per concludere il delirio ecco che l'Istituto sul proprio sito conclude che ".....l’etica di molti sostenitori del riscaldamento globale è alquanto sospetta". La faccia tosta di questi signori è veramente incredibile!, ma ormai ne abbiamo visto fin troppe da parte dei negazionisti climatici.
Peccato che questa campagna, decisamente di cattivo gusto oltre che folle nei contenuti, rischi di essere un boomerang non banale per l'ente stesso: molte aziende (del calibro di General Motors e forse anche Microsoft) hanno già affermato che non parteciperanno alla prossima conferenza dell'Istutito sul cambiamento climatico, chiaramente rivolta alle negazione del climate change medesimo.
La stessa Microsoft si è distanziata dal messaggio oltremodo esagerato del Heartland Institute (ente che pure fino a ieri sosteneva) dicendo che: “Microsoft crede che i cambiamenti climatici siano un problema serio che richiede un’attenzione immediata a livello mondiale: la posizione dell’Heartland Institute sul cambiamento climatico è diametralmente opposta a quella di Microsoft, e siamo in completo disaccordo con questa sua campagna di cattivo gusto”.
Qual'è la morale di tutta questa faccenda? Che il negazionismo climatico c'è ed è fortemente finanziato, ma che per le major inizia ad imporsi l'obbligo comunicativo di non poter più negare il cambiamento climatico, nè la sua causa antropica.
Resta da vedere se a questo cambio di rotta comunicativo segua anche una interruzione dei loro finanziamenti nascosti proprio verso questo ed altri enti di junk-science, che promuovono falsa conoscenza per negare l'esistenza del più grande rischio per l'uomo e la sua sopravvivenza sulla terra (quale -appunto- il cambiamento climatico).
Per approfondire questo tema della disinformazione climatica (che però, secondo il sondaggio svolto dal "National Survey of American Public Opinion on Climate Change", non sembra più riuscire penetrare neppure negli USA dal momento che il 62% degli statunitensi crede nel cambiamento climatico) si può vedere quest'altro articolo che abbiamo pubblicato.
E ascoltare le ben più autorevoli parole di chi ha speso tante energie per informare sul cambiamento climatico ormai chiaramente riconosciuto dalla scienza del clima come risultato dell'attività umana.
Lo Staff di Rete Clima®