Ancora disinformazione e negazionismo del cambiamento climatico: un report USA elenca le aziende finanziatrici
Parlavamo già qui di una recente e assurda campagna dell'Heartland Institute che ha cercato di avvicinare il cambiamento climatico a gente "poco raccomandabile" come Unabomber, Osaba Bin Laden e simili, in una logica per cui "se credi al cambiamento climatico sei un criminale": un chiaro esempio di disinformazione e di negazionismo, che vuole contribuire a confondere le menti e ad evitare che si aggreghi una domanda di "economia pulita", che sappia superare alcuni limiti intrinsecamente connessi con questo sistema economico che spesso mostra i suoi limiti ambientali.
Una campagna che è figlia dei finanziamenti erogati a inverosimili enti di junk-science da parte di multinazionali del carbone, del petrolio, dei carburanti, del tabacco, dei computer....etc. che vogliono evitare scossoni al proprio business as usual.
A fare un po' di chiarezza ci pensa ancora una volta l'Union of Concerned Scientists grazie al suo ultimo report "A Climate of Corporate Control - How Corporations Have Influenced the U.S. Dialogue on Climate Science and Policy", che punta la lente verso il comportamento poco chiaro di molte aziende: le quali formalmente si impegnano a contrastare il cambiamento climatico, mentre finanziano "in segreto" enti di non chiara natura, proprio come Heartland Institute.
Il report analizza le azioni di negazione climatica e di reale bocottaggio alle attività di contrasto al climate change messe in atto negli USA nel biennio 2009-2010 da parte di 28 grandi aziende, con nomi famosi in tutto il mondo: si parla della ExxonMobil, forse la prima azienda da sempre coinvolta nel finanziamento per le posizioni negazioniste verso il climate change, della ConocoPhillips, di Caterpillar ma anche -seppur in forma minore- di una azienda come General Electric che ufficialmente qualifica il contrasto al climate change come cuore delle proprie politiche ambientali aziendali.
Proprio Caterpillar, pur a fronte di un impegno pubblico per la sostenibilità ambientale ed il contrasto al cambiamento climatico, nel biennio ha speso una somma 5 volte maggiore per azioni di lobbying contro leggi di riduzione delle emissioni climateranti.
Ma al di là dei casi particolari, ciò che emerge dal report è che tutte le 28 aziende analizzate sono formalmente impegnate contro il climate change: come già facevamo notare qui, appare ormai non più sostenibile per nessuno il negare l'esistenza del cambiamento climatico e appare altrettanto importante pubblicamente esprimere la volontà di una forte azione a suo contrasto.
Tuttavia nel segreto i finanziamenti per la junk-science proseguono, mentre la scienza è concorde nell'affermare la causa antropica del cambiamento climatico.
Lo Staff di Rete Clima®