Climategate 2: una bufala che oggi non convince più
Già qui accennavamo al nuovo climagate che, puntuale come un orologio svizzero, si presenta in occasione dell’attuale Conferenza di Durban (COP 17) esattamente come il precedente era capitato in prossimità della COP 15 di Copenhagen 2010, a mettere benzina sul fuoco dei negazionisti climatici.
Come il primo climategate, il probabile scopo anche di questo secondo finto scandalo è stato il cercare di mettere in dubbio la portata dei cambiamenti climatici appena prima della COP 17 di Durban, in cui sono auspicate (anche se non molto probabili) decisioni importanti per il contrasto al cambiamento climatico globale.
E la cronistoria di quello che è stato già battezzato il "Climategate 2" è la fotocopia del primo, con la differenza che nel 2009 alla vicenda fu dato un eco incredibile da parte dei mass media di tutto il mondo, mentre oggi la notizia è passata praticamente inosservata (salvo per qualche articolo sul Guardian e su Nature, in Gran Bretagna, e sull Wall Street Journal negli USA). Anche perchè, come fa giustamente notare Nature, la Conferenza di Durban è purtroppo nata già spenta in partenza, con poche aspettative ed ancor minore curiosità mediatica, a differenza della conferenza di Copenhagen che partiva con altre ambizioni ed andava quindi "smontata" ad ogni costo.
Anche con la menzogna.
In ogni caso, per chi fosse interessato a sapere come è nato il “climagate 2” qui postiamo la ricetta: “Prendi un attacco di un gruppo di hacker (russi, forse gli stessi del 2009), aggiungi un climatologo di fama (Phil Jones, sempre dell’University of East Anglia), mescola le e-mail rubate dagli archivi elettronici universitari (questa volta sono 5.000), inforna un server russo dove vengono postate le email rubate (lo stesso server di due anni fa) e cuoci a fuoco lento una bella sola per cercare di negare l’innegabile, cioè che il cambiamento climatico esiste e l’uomo ne è la causa”.
L’attacco ha cercato di dimostrare che Jones abbia volutamente esagerato e forse inventato alcuni dati scientifici per dare forza alla tesi dell’origine antropica dei cambiamenti climatici, dati che poi sarebbero finiti nei suoi rapporti sul clima realizzati per l'Ipcc nel 2007.
A dire la verità il nuovo pool di email non aggiunge niente alle false accuse del climategate 2009, e tratta di persone e di lavori scientifici che numerose ed autorevoli commissioni indipendenti (dell'Ipcc, della University of East Anglia, di un paio di università americane, dell’US-Epa e della US-National Science Foundation) hanno già validato come scientificamente corretti, sbugiardando così chi insinuava dubbi.
Ed ecco quindi che l’odierno climategate 2 si sta rivelando un flop comunicativo, essenzialmente per il fatto che non porta alcuna novità novità rispetto alle accuse passate già riconosciute infondate, oltre che per quella già citata e scarsa attenzione mediatica alla Conferenza di Durban.
Certo che quando si lotta contro la malafede o la stupidità tutto diventa più difficile, mentre la temperatura terrestre continua a crescere.
Lo Staff di Rete Clima®