Riscaldamento climatico: per la NASA il 2011 è stato uno tra gli anni più caldi
La notizia di Dicembre 2011 della NASA è che nove dei dieci anni più caldi a partire dal 1880 (cioè da quando possediamo registrazioni attendibili delle temperature) sono concentrati nel periodo 2000-2011: se il primato spetta al 2010, il 2011 è risultato al nono posto, mentre l’anno che manca al completamento dei dieci anni con caldo da primato è il 1998, un periodo comunque prossimo.
I dati su cui l’Agenzia aerospaziale americana fonda le sue analisi derivano da rilevazioni della temperatura superficiale terrestre operate dal Goddard Institute for Space Studies (Giss) di New York, il cui direttore è il celeberrimo James Hansen.
Secondo i dati dell’Istituto, quindi, dal 2000 in poi si registrano nove dei dieci anni più caldi a partire dal 1880: anche il 2011 è stato registrato al nono posto fra i dieci anni più anomali, con un aumento della temperatura oltre + 0,51 °C (rispetto alla media del XX secolo).
E se il 2010 è stato l’anno più caldo mai registrato, il 2011 si colloca la nono posto con 0,12 °C di differenza rispetto al caldissimo 2010 (vedi grafico sottostante):
Secondo la NASA questo trend di crescita della temperatura è “ampiamente sostenuto” dall’aumento della concentrazione dei gas serra nell’atmosfera, soprattutto l’anidride carbonica, primariamente generata dalla combustione delle fonti di energia fossile: si tratta di quel carbonio fossile decompartimentato dal sottosuolo mediante l’estrazione del petrolio e del gas naturale, che viene reimmesso in forma ossidata in atmosfera, aggravando il bilancio radiativo che si svolge in essa.
Se la concentrazione della CO2 atmosferica equivale oggi a circa 390 parti per milione, era pari a 315 ppm nel 1960 e a soli 285 ppm nel 1880.
James Hansen: “Sappiamo che il pianeta sta assorbendo una quantità di energia maggiore di quella che emette. Continuiamo a osservare una tendenza verso temperature sempre più elevate e il 2011 è stato fra i dieci anni più caldi nonostante il passaggio de La Nina e la bassa attività solare degli ultimi anni”.
Lo Staff di Rete Clima