Rapporto IPCC sulla mitigazione: occorre agire “ora o mai più”

Rapporto IPCC sulla mitigazione: occorre agire “ora o mai più”

Secondo l’ultimo rapporto IPCC, presentato lo scorso 5 aprile, la finestra per limitare l’aumento di temperatura globale entro livelli relativamente sicuri si sta rapidamente chiudendo.

"Siamo a un bivio. Le decisioni che prendiamo ora possono garantirci un futuro vivibile. Abbiamo gli strumenti, le conoscenze e le competenze necessari per limitare il riscaldamento", ha detto il presidente dell'IPCC Hoesung Lee.

Uscito dopo ben 8 anni dopo la precedente analisi del 2014, il report si occupa della mitigazione del cambiamento climatico, ossia dell’“intervento umano per ridurre le emissioni o potenziare gli assorbimenti di gas serra”.

Si tratta di un contributo cruciale da parte della comunità scientifica, soprattutto considerando che sarà l’ultimo prima della fine del decennio 2020-2030, quello che deciderà definitivamente il superamento o meno della soglia “di sicurezza” di 1,5°C.

Si tratta della soglia che, lo ricordiamo, dovrebbe garantire con un sufficiente livello di affidabilità il mantenimento di condizioni climatiche ed ambientali non eccessivamente gravose per l'umanità.

A che punto siamo e dove ci dirigiamo

Nel periodo 2010-2019 le emissioni nette totali di gas serra di origine antropica hanno continuato ad aumentare, con medie annuali più alte che in qualsiasi decennio precedente.

Non c'è stata dunque l’auspicata riduzione, ma solo un rallentamento del tasso annuale di crescita, che risulta minore di quello del decennio 2000-2009.

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IPCC SPM.1 Andamento delle emissioni di gas serra antropiche scomposte per tipo di gas
 

Gli impegni (NDC) presentati dagli Stati prima della COP26, fino all’11 ottobre 2021, data di cut-off per essere inclusi nella valutazione dell’IPCC, sono largamente insufficienti per assicurarci un futuro vivibile: ci “porteranno ad un riscaldamento globale mediano di 3,2 °C entro il 2100”. In assenza di nuovi impegni da parte degli Stati, sarebbe "impossibile" contenere il riscaldamento a 1,5°C e anche “fortemente sfidante” rimanere sotto i + 2°C.

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IPCC SPM.4 Scenari di emissioni in base alle politiche previste dagli NDC

Alcuni Paesi hanno annunciato nuovi o migliorati NDC dopo la data limite fissata dell’IPCC, ma anche considerando quest’ultimi impegni le proiezioni indicano una temperatura di +2,4°C al 2100, lontana dagli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Gli obiettivi da raggiungere

Cosa dobbiamo fare, secondo il report, per avere il 50% di probabilità di rientrare nella soglia di + 1,5°C?

In sintesi:

  • raggiungere il picco massimo di emissione di tutti i gas climalteranti (GHG) nel periodo 2020- 2025;
  • entro il 2030, tagliare le emissioni globali di tutti i GHG del 43% rispetto ai livelli del 2019. Per la sola CO2 occorre una diminuzione del 48%;
  • nello stesso periodo, ridurre il metano in atmosfera di circa un terzo (34%);
  • entro il 2050, raggiungere le zero emissioni nette di CO2 e la riduzione dell’84% di tutti i GHG. Questo è fondamentale perché la temperatura media globale dovrebbe stabilizzarsi quando si arriverà alla neutralità carbonica (relativa alla sola CO2).

Per non superare invece i +2°C, oltre a toccare il picco massimo di emissione nell'intervallo 2020-2025, sarebbe necessario tagliare le emissioni globali di tutti i GHG del 27% entro il 2030, raggiungendo il net-zero di emissioni di anidride carbonica intorno al 2070.

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Il report però avverte che, anche se riuscissimo a centrare tutti questi goal, non si potrebbe comunque evitare il superamento temporaneo del limite di +1,5°C (cosiddetto “overshoot”), per quanto di pochi decimi di grado negli scenari più ambiziosi.

L’overshoot e l’impiego delle tecniche di CDR

Il termine overshoot ricorre costantemente nel report.

Per “overshoot” si intende il superamento del limite dei + 1,5°C, uno sconfinamento temporaneo cui si dovrà porre rimedio, in maniera definitiva, tramite metodi di riassorbimento della CO2, i cosiddetti CDR (Carbon Dioxide Removal).

Questa prospettiva presenta elevate difficoltà, alti costi, e rischi climatici molto rilevanti, se non irreversibili, soprattutto nel caso di un superamento prolungato ed elevato” (CMCC Messaggi chiave).

Le tecniche CDR comprendono soluzioni “biologiche” rivolte all’aumento della capacità dei processi naturali esistenti di assorbire e di rimuovere il carbonio dall’atmosfera tramite la fotosintesi (Nature Based Solutions quali riforestazione, miglior uso del suolo, BECCS), oppure soluzioni più tecnologiche per catturare la CO2 direttamente dall'aria per poi immagazzinarla in genere in depositi sotterranei (DACCS).

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IPCC Cross-Chapter Box 8, figura 1 Tassonomia dei metodi CDR

"Il ricorso alla rimozione dell'anidride carbonica (CDR) per controbilanciare le emissioni residue “hard to abate” è inevitabile se si vogliono raggiungere le emissioni nette di CO2 o di tutti i GHG" (C.11 Headline statements)

Innanzitutto, sarà necessario riassorbire le emissioni dei settori cosiddetti “hard-to-abate”, come l'aviazione, l'agricoltura e alcuni processi industriali, le cui emissioni non sono totalmente riducibili. In secondo luogo, occorrerà riportare la temperatura sotto la soglia di sicurezza in caso di overshoot: al raggiungimento del net-zero, la temperatura si stabilizzerà (smetterà di aumentare), ma, per abbassarla, dovremo ricorrere a queste tecniche.

IPCC Cross-Chapter Box 8, figura 2. Ruolo del CDR in percorsi ambiziosi di riduzione emissioni

La quantità di CDR richiesta dipenderà dalla velocità e intensità di riduzione delle emissioni climalteranti nei vari settori, nonché dalla entità dellovershoot: più saremo capaci di ridurre le emissioni nel breve periodo, meno dovremo ricorrere alla CDR.

Le incertezze legate alle tecniche CDR

La gestione sostenibile del suolo e la riforestazione sono considerate dall’IPCC validi metodi di rimozione, che, tra l’altro, presentano anche notevoli co-benefici in termini di conservazione della biodiversità e di altri importanti servizi ecosistemici, soprattutto nelle città.

Invece DACCS e BECCS sono tecnologie giovani, non ancora diffuse su larga scala, molto energivore e costose. Sarà dunque necessario investire più capitali nel loro sviluppo e in ciò il settore privato potrebbe dare un notevole contributo: in futuro potrebbero essere decisive.

Il report, però, avverte in modo categorico che in nessun caso le rimozioni di CO2 dall’atmosfera potranno sostituire una decarbonizzazione profonda in tutti i settori.

Mitigazione: le azioni da intraprendere

Dopo questo breve excursus su overshoot e CDR, torniamo alle soluzioni proposte dagli scienziati IPCC per la mitigazione.

Tutti gli scenari globali che limitano il riscaldamento a 1,5 °C …e quelli che limitano a 2 °C ..comportano riduzioni delle emissioni di gas serra in tutti i settori rapide e profonde, e nella maggior parte dei casi immediate” (C.3 Headline statements)

Dunque, l’azione fondamentale da intraprendere subito è ridurre le emissioni in tutti i settori.

Il rapporto valuta una per una le aree di intervento, dai sistemi di produzione di energia, all'uso del suolo, alle città, cui viene attribuito un ruolo essenziale per una mitigazione efficace, gli edifici, i trasporti e l'industria.

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La produzione di energia

Per limitare il riscaldamento globale la prima cosa da fare è una rapida decarbonizzazione del settore dell’energia tramite un rapido “phase-out” dai combustibili fossili e un ingente ricorso alle fonti rinnovabili.

Il sistema energetico del futuro dovrà essere molto diverso dall’attuale: occorre attuare una crescente elettrificazione di tutti i settori, un aumento dell’efficienza energetica e un ricorso massiccio a tecnologie low-carbon perlopiù già esistenti.

I fossili non hanno più alcun futuro: sono “stranded assets”

Nel report IPCC, tutti gli scenari che limitano il riscaldamento a 2°C o meno, includono un uso "molto ridotto” dei combustibili fossili, lasciando uno spiraglio solo per quelli “abated(abbattuti)”, cioè che prevedano impianti di CCS (cattura puntuale della CO2 prodotta con stoccaggio).

Per limitare il riscaldamento a +1,5°C, la produzione di energia dal carbone dovrà diminuire del 75% entro il 2030, rispetto ai valori del 2019, e del 95% entro il 2050.

Le sole emissioni di CO2 previste "per tutta la durata delle infrastrutture di combustibili fossili esistenti e per quelle attualmente pianificate" superano il budget totale rimanente per contenere il riscaldamento a +1,5°C.

Crediti: WRI Budgets di carbonio delle centrali esistenti o in progetto 

Non solo non bisogna costruire nuove infrastrutture per il carbone, ma bisogna procedere al decommissioning di quelle esistenti. Le opportunità per un'azione più rapida in questo decennio includono anche "limitare la costruzione di nuove centrali a gas”.

In breve tempo gli investimenti nel settore dei fossili diventeranno “stranded assets”, cioè investimenti “incagliati”, non più recuperabili. Le imprese, nonché gli investitori privati, devono già ora prendere atto che alcuni pacchetti finanziari, contenenti azioni di questo settore, potrebbero essere a forte rischio.  

La strada per il futuro: le rinnovabili

Rispetto alla situazione analizzata nel report AR5 del 2014, gli scienziati IPCC constatano una situazione nettamente migliorata per quanto riguarda le rinnovabili:

Dal 2010 al 2019 si sono verificate diminuzioni sostenute dei costi unitari dell’energia solare (85%), dell’energia eolica (55%) e delle batterie agli ioni di litio (85%) e grandi aumenti della loro distribuzione, ad esempio di più di 10 volte per il solare e di più 100 volte per i veicoli elettrici (EV), con ampie variazioni fra le diverse regioni.”

In molte regioni, ormai le tecnologie rinnovabili sono meno costose delle equivalenti fossili, come si può notare nei grafici della prima riga nell’illustrazione seguente.

IPCC mitigazione
Figura SPM.3. Riduzioni dei costi unitari e utilizzo in alcune tecnologie di mitigazione in rapida evoluzione. La fascia grigia orizzontale nella prima riga rappresenta la fascia di costo delle tecnologie fossili.

Questa maggior competitività spinge gli esperti dell’IPCC a pensare che si possa realizzare, entro il 2030, una rete energetica quasi interamente low carbon, con un minor ricorso al nucleare e al CCS rispetto a quanto riportato nel 2014.

Nonostante questi elementi di grande speranza, però, la velocità con cui le rinnovabili sono impiegate non è sufficiente: occorre triplicarla, investendo molti più capitali.

La “demand side” del cambiamento climatico: il nostro stile di vita

Per la prima volta, in un report IPCC, viene riservato un intero capitolo alla "domanda, servizi e aspetti sociali della mitigazione", che valuta come il comportamento delle persone possa ridurre le emissioni.

Il cambiamento nei nostri stili di vita “può portare a una riduzione del 40-70% delle emissioni di gas serra entro il 2050. Questo offre un significativo potenziale non sfruttato" (Priyadarshi Shukla co-presidente del WG III)

IPCC Figura 5.5 Feedback positivi tra mitigazione climatica e benessere globale, equità, fiducia e governance

Anche le imprese, in alcuni dei settori menzionati, hanno la responsabilità di modificare i propri modelli di business per facilitare il cambiamento degli stili di vita su larga scala. Inoltre, esse potrebbero esercitare una forte pressione sui fornitori di energia.

Le leve a nostra disposizione per la mitigazione: politica, ricerca e finanza

Quanto ci costerà? Il ruolo della finanza

Gli scienziati IPCC affermano che è possibile dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 ad un costo inferiore a 100 dollari per tonnellata di CO2 equivalente. Nei percorsi simulati dall’IPCC per contenere la temperatura entro gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, “il PIL globale continua a crescere”…” ma è inferiore di qualche punto percentuale nel 2050, rispetto ai percorsi senza ulteriore mitigazione”. (C.12 Headline statements)

Questi conteggi però non tengono conto dei benefici economici che deriverebbero dalla mitigazione, che consistono nell’evitare gli impatti più gravi dei cambiamenti climatici enel ridurre i costi per l’adattamento, che sarebbero più elevati in assenza di mitigazione.

In definitiva: “Nella maggior parte della letteratura valutata, il beneficio economico globale di limitare il riscaldamento a 2°C è riportato come superiore al costo della mitigazione “(C.12 Headline statements).

Ma a che punto siamo?

Secondo l’Ipcc, i flussi finanziari sono da 3 a 6 volte inferiori ai livelli necessari, entro il 2030, per limitare il riscaldamento sotto i 1,5°C o i 2°C. Eppure nel sistema finanziario vi sono capitali e liquidità globali sufficienti per colmare questo divario, particolarmente evidente nei paesi in via di sviluppo.

Il mondo della finanza, sia pubblica che privata, è responsabile di aver riversato troppi capitali nell’industria dei fossili, al punto che questi finanziamenti sono, ad oggi, superiori a quelli dedicati all’azione a favore del clima. Sarà perciò necessario rindirizzare questi flussi, grazie anche a chiari segnali da parte delle istituzioni.

Crediti: Report Banking on Climate Chaos Finanziamenti ai fossili dalle maggiori banche mondiali (miliardi di US $ periodo 2016-2021)

Il ruolo delle politiche per la mitigazione

A tutti i livelli - locale, nazionale, sovranazionale - le istituzioni possono e devono sostenere la mitigazione fornendo quadri di riferimento comuni e pacchetti di politiche. Questi favorirebbero l’interazione tra i diversi stakeholders (singoli, aziende, stati) e creerebbero la certezza di cui il settore privato ha bisogno per contribuire alla decarbonizzazione. Alcuni esempi: l’eliminazione dei sussidi ai fossili, investimenti in ricerca e sviluppo, la determinazione dei prezzi delle emissioni di carbonio, l'adozione di regolamenti forti che favoriscano la transizione a settori low carbon.

La cooperazione internazionale sarà assolutamente fondamentale per raggiungere obiettivi climatici ambiziosi.

Gli scienziati riconoscono che qualcosa si è fatto nella giusta direzione: strumenti normativi ed economici si sono già dimostrati efficaci nel ridurre le emissioni”.  

In almeno 18 paesi ci sono state riduzioni delle emissioni di gas serra per più di 10 anni; le città sono state molto attive nell’azione per il clima: almeno 826 città hanno adottato obiettivi di zero emissioni.

Ma siamo nettamente lontani da ciò che sarebbe necessario.

Speranze ed allarmi nel report IPCC sulla mitigazione

Il report contiene al suo interno diversi elementi di speranza, ma anche allarmi importantissimi.

Da una parte la comunità scientifica ci dice che abbiamo le conoscenze e le tecnologie per contenere la temperatura entro gli 1,5°C; ci propone anche svariate misure da applicarsi in tutti i settori economici. Se ben progettate e attuate efficacemente, molte delle strategie proposte potrebbero generare co-benefici critici per uno sviluppo sostenibile ed equo.

Serve però la volontà politica per applicarle in modo urgente:

Un rafforzamento dell’azione deve iniziare quest'anno, non l'anno prossimo; questo mese, non il mese prossimo; e in verità oggi, non domani" (Inger Anderson, UNEP)

IPCC mitigazione

Purtroppo, come abbiamo visto, non siamo sulla buona strada per “tenere vivo l’1,5°C”: abbiamo perso anni preziosi. Ora, nel giro di un solo decennio, dobbiamo realizzare una transizione energetica senza precedenti nella storia dell’umanità, sia per portata che per velocità.

Il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, in un discorso molto forte alla conferenza stampa di presentazione del report, riassume l’allarme che scaturisce dall’intero ciclo AR6:

Il rapporto è una litania di promesse non mantenute sul clima, impegni vuoti che ci consegneranno un mondo invivibile. Stiamo viaggiando ad alta velocità verso un disastro climatico

Sapranno i delegati riuniti nella prossima Cop27 di Sharm El-Sheikh raccogliere il monito della scienza?

ET per Rete Clima


Il report è disponibile, in inglese, a questo link .

Il CMCC, focal point italiano per l’IPCC, riporta la versione italiana del comunicato stampa e materiale da parte degli autori italiani a questo link.

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https://www.carbonbrief.org/in-depth-qa-the-ipccs-sixth-assessment-on-how-to-tackle-climate-change

https://www.wri.org/insights/ipcc-report-2022-mitigation-climate-change