Anticiclone africano: il clima in Italia è cambiato
Il clima sta cambiando anche in Italia e ce ne siamo ben accorti anche nel nostro quotidiano, anche al di là delle indicazioni della scienza del clima che ci avvertono da anni circa l'esistenza di un cambiamento climatico in atto in tutto il Mondo.
Le ultime in Italia estati sono state torride, con ondate di caldo afoso, inframezzate ad eventi improvvisi e violenti come grandinate, alluvioni ed incendi.
Quest’anno, poi, l’estate si è già affacciata ben prima dell’inizio meteorologico (1 giugno), con la prima ondata precoce a metà maggio, che ha originato un’anomalia di temperatura di 1.9°C, appena sotto il record del 2003 (+2°C).
All’origine di queste ondate c'è l’Anticiclone Africano che, espandendosi sempre più spesso sull’area euro-mediterranea, porta temperature alte e caldo afoso.
Ma che fine ha fatto l’anticiclone delle Azzorre, quello che, come sanno bene molti di noi, il colonnello Bernacca attendeva con ansia per annunciare l’arrivo delle belle giornate estive?
Prima di proseguire ad analizzare il cambiamento del clima in Italia, è necessario ricordare alcune definizioni.
Anticiclone, Anticiclone delle Azzorre e Anticiclone Africano
Per alta pressione si intende una massa d’aria interessata da pressione più elevata rispetto alle masse circostanti. L'alta pressione si manifesta tramite il cosiddetto anticiclone, un'area di alta pressione, caratterizzata da una rotazione in senso orario delle masse d'aria (nell'emisfero nord, in senso antiorario in quello sud, per effetto della Forza di Coriolis): dentro un anticiclone le isobare (cioè le linee immaginarie che congiungono aree a identico valore di pressione) sono chiuse e la pressione aumenta mano a mano che si procede dalla periferia verso il centro dell'Anticiclone. Al centro dell'anticiclone si raggiunge il massimo valore di pressione atmosferica, rappresentato da una lettera H (High) o A.
Alte pressioni e anticicloni possono essere mobili e temporanei oppure più o meno fissi.
Queste aree portano tempo stabile e aumento delle temperature perché in esse vi sono lenti moti discendenti (cosiddetti di "subsidenza") che spingono al suolo la massa d’aria, riscaldandola per compressione, intrappolando e accumulando così al suolo calore e umidità. Il cielo sereno contribuisce all'innalzamento delle temperature al suolo.
L’ Anticiclone delle Azzorre è un’area “semi-permanente” di alta pressione di origine subtropicale atlantica, che deve il nome alla posizione del suo centro collocato in genere appunto in corrispondenza delle isole Azzorre, nell’Oceano Atlantico.
L’Anticiclone Africano è invece un’area anticiclonica dinamica di natura subtropicale continentale, che interessa in modo pressoché permanente tutta l’area del deserto del Sahara dove determina una continua e persistente stabilità atmosferica, con un clima molto caldo e secco.
I due anticicloni a confronto
Perché l’anticiclone africano è più rovente di quello delle Azzorre? La differenza è dovuta all’origine delle masse d’aria dei due anticicloni.
Le masse presenti nell’anticiclone delle Azzorre presentano valori di temperatura moderati, grazie al contatto con le acque tiepide dell’oceano Atlantico, dove molto difficilmente si superano i +25°C: la mitezza delle acque atlantiche limita anche l’evaporazione, rendendo l’aria trasportata poco umida.
L’Anticiclone Africano è invece di origine “continentale”, trasporta infatti masse d’aria che di solito stazionano sul deserto del Sahara. Queste masse sono all’origine roventi e molto secche: tuttavia, nel loro cammino verso nord, prima di raggiungere l’Italia attraversano il caldo mar Mediterraneo, con temperature che favoriscono l’evaporazione delle acque marine.
Così alla fine l'Italia è interessata da queste masse d'aria calde e molto umide, che provocano notevole afa e sono all’origine del clima opprimente e quasi insopportabile tipiche appunto delle incursioni dell’anticiclone Africano.
Cosa è successo al bel clima mediterraneo?
Fino agli anni ’80, l’Anticiclone delle Azzorre, espandendosi nel bacino del Mediterraneo, faceva da ‘cuscinetto’ di aria stabile che proteggeva le nostre regioni da una parte dalle perturbazioni atlantiche, che transitavano a latitudini superiori, dall’altra dal caldo africano.
Adesso, invece, la circolazione delle correnti atmosferiche è mutata seguendo la direzione dei meridiani, non più quella dei paralleli: l’Anticiclone delle Azzorre stagna così sull’oceano oppure si sposta sulla Groenlandia, a nord mentre, parallelamente, l’Anticiclone Africano effettua incursioni sempre più frequenti sull’area mediterranea.
Una prima conseguenza di questo nuovo verso di spostamento delle masse d'aria in direzione sud-nord è che possono più facilmente scontrarsi masse d’aria di temperatura e pressione opposta, dando luogo a fenomeni estremi. Quando l’anticiclone Africano si ritira, infatti, può succedere che venti freddi di origine sub-polare irrompano verso Sud dove, entrando in contatto con l’aria umida preesistente e con mari e terre molto più calde, causano eventi tanto più violenti quanto più forte è il contrasto caldo-freddo.
Il risultato sono alluvioni lampo, grandinate feroci, trombe marine.
In secondo luogo, si possono instaurare delle cosiddette situazioni di blocco, in cui i venti occidentali (che soffiano da ovest verso est), indeboliti nella direzione dei paralleli, tendono sempre più ad ondularsi nel verso dei meridiani, originando onde molto ampie che rimangono “bloccate” sulla stessa regione anche per settimane, con una notevole amplificazione dei fenomeni associati, sia di brutto che di bel tempo (si veda la figura sottostante).
“È come se il Mediterraneo si fosse trasformato in un grande pungiball climatico, in cui siamo “presi a pugni” una volta da sud e una volta da nord, a ripetizione”. (Antonello Pasini, fisico del clima del CNR).
La causa: il riscaldamento globale
Purtroppo, la scienza ha accertato che la causa di questi cambiamenti nella circolazione è riconducibile al riscaldamento globale: siamo noi, con le nostre emissioni di gas serra, che abbiamo modificato il clima.
Il Mediterraneo è considerato un hot-spot del cambiamento climatico, cioè un’area dove i cambiamenti climatici si manifestano in maniera più sensibile rispetto ad altre zone: a fronte all’aumento di circa 1,1°C della temperatura superficiale media globale rispetto al periodo preindustriale, questa zona si è riscaldata almeno del doppio.
Il nostro trimestre estivo è diventato rovente anche perché le ondate di caldo sono aumentate in numero e intensità, come ampiamente previsto dai modelli climatici.
Riscaldamento globale e circolazione atmosferica
Ricordiamo che l’atmosfera e l’oceano sono delle gigantesche macchine termiche che trasportano il surplus di calore ricevuto dalla Terra sulla fascia equatoriale verso le regioni polari.
Questo trasporto di calore viene effettuato dalle correnti oceaniche e dai venti: in particolare, nell’emisfero settentrionale alle medie latitudini troviamo i westerly, venti che soffiano da ovest verso est portando con sé le perturbazioni.
Più il gradiente termico tra poli ed equatore è alto, più forti sono le correnti atmosferiche e viceversa. Purtroppo il climate change ha causato un notevole innalzamento della temperatura ai poli, con l’Artico che si sta riscaldando a velocità tripla rispetto alla media globale (amplificazione artica).
Di conseguenza è diminuito il gradiente termico tra le basse e le alte latitudini, generando così un indebolimento della circolazione atmosferica e, più i venti occidentali sono deboli, più tendono ad ondularsi nel verso dei meridiani portando alla circolazione sud-nord che abbiamo descritto sopra e alle situazioni di blocco.
Il clima è un sistema complesso: quello che succede ai poli ha delle conseguenze anche sulle nostre regioni. Forse ce ne dovremmo ricordare più spesso.
PV e ET per Rete Clima
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