Il discorso di Obama: le energie rinnovabili saranno il futuro degli USA
L’annuncio del Presidente è giunto durante il discorso alla nazione pronunciato dallo Studio Ovale della Casa Bianca il 15 giugno: in 18 minuti il Presidente ha tracciato il bilancio della “peggiore catastrofe ecologica” della storia degli USA che però può portare con sé anche una possibile soluzione per il futuro.
L’ “epidemia” nera, le cui conseguenze dureranno per anni, è “un richiamo doloroso e forte per farci capire che è giunto il tempo di adottare le energie pulite per il futuro e lanciare una missione nazionale che liberi le potenzialità dell’innovazione americana prendendo in mano il nostro destino. Un’epidemia che sarà difficile da debellare e per scongiurare altri disastri simili ora è necessario che tutta la nazione cambi stile di vita, consumi meno, abbia più coscienza e conoscenza delle tematiche ambientali e delle fonti pulite”.
L’annuncio del Presidente è il primo passo verso una nuova rivoluzione americana che vada a puntare sull’efficienza energetica, sulla limitazione dei consumi e sulla produzione di da fonti rinnovabili (occasione per slegarsi lentamente dalla dipendenza del petrolio e garantire un approvvigionamento energetico sufficiente a tutti gli Stati).
Il Presidente: “Noi americani consumiamo il 20% del petrolio mondiale ma possediamo appena il 2% delle riserve mondiali”.
Si tratta di una riconversione che sarà lunga e sicuramente non facile, che non potrà realizzarsi nel giro di un paio d’anni ma che potrebbe portare un “incremento notevole dell’occupazione” in un momento in cui gli USA bramano certezze lavorative.
Obama: “sarà una transizione costosa e qualcuno pensa che non potremo permettercelo. Io credo che non possiamo permetterci di non cambiare il modo in cui produciamo energia, perché il peso di lungo termine sull’economia, sulla sicurezza nazionale e sull’ambiente sono molto maggiori”.
La marea nera provocata dal disastro ecologico è stata definita dal Presidente “l’11 settembre dell’ambiente” da cui Obama ha detto di voler partire per combattere la nuova “guerra del golfo ecologica”: in questa guerra la Bp “dovrà pagare fino all’ultimo centesimo per il disastro”, confermando che imporrà alla stessa Bp di costituire un fondo di garanzia per i risarcimenti alle vittime della marea nera di 20 miliardi di dollari su un conto bloccato.
Nonostante i continui richiami della Presidenza, la legge sul climate change passata alla Camera già un anno fa è ancora ferma in Senato, ma ora serve agire: “l’unica cosa che non tollererò è l’inazione – ha detto – e l’unica risposta che non accetto è quella di chi dice che la sfida è troppo grande e difficile. La stessa cosa si disse sulla nostra capacità di produrre aeroplani e carri armati durante la Seconda Guerra Mondiale”.
Una guerra che però oggi si vince producendo energia pulita e slegandosi dal petrolio.
Lo Staff di Rete Clima®