Deforestazione zero: bozza di Regolamento EU per il contrasto alla deforestazione.
La tutela delle foreste e dei loro servizi ecosistemici
Le foreste sono tra i più importanti ecosistemi del nostro pianeta.
Esse ospitano circa l'80% della biodiversità terrestre mondiale e forniscono sostentamento a 1,6 miliardi di persone,sotto forma di cibo, riparo, energia e reddito.
Le foreste svolgono un ruolo importantissimo nel ciclo dell’acqua, di cui sono un elemento regolatore: trattengono nel suolo l’acqua piovana in eccesso, rilasciandola poi nella stagione secca; in caso di inondazioni i boschi fungono da barriera per le piene e, così facendo, riducono i danni da eventi estremi. Inoltre, con le loro radici gli alberi permettono anche di prevenire il dissesto idrogeologico e, più in generale, l’erosione del suolo: stabilizzano il suolo, i versanti e, in montagna, impediscono il distacco delle valanghe.
Da ultimo, ma non meno importante, le foreste sono degli straordinari pozzi di carbonio: assieme al suolo sottostante, esse immagazzinano più di 2.000 Gt di carbonio, una quantità più che doppia rispetto a quella presente in atmosfera (pari a 875 GtC).
Il problema della deforestazione e le sue principali cause
In totale, le foreste coprono 4,06 miliardi di ettari (il 31% della superficie terrestre mondiale), ma quest'area sta diminuendo.
La FAO ha stimato che, tra il 1990 e il 2020, 420 milioni di ettari, un’area maggiore dell’intera Europa, sono stati convertiti in altri usi del suolo: l'agricoltura e l’allevamento intensivi sono generalmente riconosciuti come la principale causa della deforestazione, poiché richiedono che le foreste siano tagliate per fare spazio a nuove colture o nuovi allevamenti.
In uno studio del 2019, emerge con chiarezza che tra i principali drivers della deforestazione tropicale ci sono la produzione di beni alimentari (olio di palma, soia, caffè) e l’uso del suolo per l’allevamento intensivo degli animali destinati alla macellazione.
Ad esempio, l’allevamento intensivo di bestiame è responsabile del 41% della deforestazione tropicale, pari a 2,1 milioni di ettari ogni anno, circa la metà dei Paesi Bassi: la maggior parte della perdita forestale interessa il Brasile, la quale rappresenta un quarto (24%) della deforestazione tropicale.
L'olio di palma e la soia, ma più in generale i cosiddetti "semi oleosi", che includono anche colture come girasole, colza e sesamo, sono stati causa del 18% della deforestazione. Il paese più colpito dalla deforestazione legata all'olio di palma è l’Indonesia, ma anche nella vicina Malesia l'espansione dei semi oleosi è stata anche un importante fattore di perdita di foreste.
Combinati, carne bovina e semi oleosi rappresentano quasi il 60% della deforestazione.
Se aggiungiamo anche il terzo fattore trainante (13 %) – i prodotti forestali, spesso associati alla carta ma che includono anche il legname – allora copriamo quasi i tre quarti dell’intera deforestazione mondiale.
Infatti, a differenza dei paesi Europei e del Nord America, dove i prodotti forestali provengono principalmente da foreste certificate e gestite in modo sostenibile, nella maggior parte dei paesi tropicali, ma anche in Indonesia ed in altri paesi asiatici, i prodotti forestali provengono dal disboscamento delle foreste pluviali primarie o dalla loro sostituzione con nuove piantagioni.
Deforestazione zero: il contrasto alla deforestazione “importata” nella proposta di Regolamento EU
Nella maggior parte dei paesi ricchi, in Europa, Nord America e Asia orientale, la copertura forestale è in aumento, mentre in molti Paesi a reddito medio-basso è in diminuzione. Questo avviene perché le scelte di consumo delle persone che vivono nei paesi ricchi causano la deforestazione e il degrado delle foreste presenti in altre parti del mondo.
Ci riferiamo a questo fenomeno con il termine di deforestazione “importata” o “incorporata” ovvero quella associata a specifici prodotti alimentari e forestali negli scambi commerciali tra Paesi.
I risultati di uno studio del 2019, dove i ricercatori hanno calcolato la deforestazione importata di ciascun paese e sottratto la propria deforestazione esportata, ci indicano che gli importatori netti di deforestazione (mostrati in arancione scuro) sono paesi che contribuiscono alla deforestazione in altri paesi più di quanto non facciano nel loro paese d'origine.
Ad esempio, il Regno Unito ha causato più deforestazione all’estero che a livello nazionale essendo un importatore netto: il Brasile, al contrario, ha causato una maggiore deforestazione a livello nazionale nella produzione di beni per altri paesi rispetto a quella importata da altri paesi, risultando quindi un esportatore netto.
A livello globale, l’Europa è stata responsabile del 16% della deforestazione associata al commercio internazionale nel 2017, preceduta solo dalla Cina.
Dopo aver visto questi dati, erroneamente si potrebbe obiettare che dovremmo ridurre gli scambi internazionali se vogliamo contrastare la deforestazione: se è vero che i paesi più poveri stanno abbattendo le foreste per produrre cibo per i consumatori ricchi, allora dovremmo semplicemente smettere di commerciare questi beni.
Ma la soluzione non è così semplice e ci sono molti altri aspetti da considerare.
Il commercio internazionale è infatti un importante traino per lo sviluppo socioeconomico. Molti agricoltori si affidano agli acquirenti internazionali per guadagnarsi da vivere e migliorare i propri mezzi di sussistenza.
Deforestazione zero: cosa possiamo fare?
Per invertire questa tendenza è necessario disaccoppiare la produzione di materie prime dalla deforestazione attraverso l’esclusione dalle catene di approvvigionamento di prodotti provenienti dalle aree deforestate, proprio come è stato proposto dalla Commissione Europea con l’obiettivo di allineare le sue politiche commerciali agli impegni sul clima nel più ampio contesto del Green Deal europeo.
A fine 2021 la Commissione Europea ha presentato un progetto di legge, approvato dal Parlamento in una forma ancora più stringente il 13 settembre 2022, che richiederà alle aziende di garantire che i beni da esse venduti all'interno dell'Unione Europea non siano stati prodotti su terreni oggetto di deforestazione o degrado o con violazioni dei diritti umani.
Con la proposta di nuovo regolamento “Deforestazione Zero”, l’ambizione è quella di ridurre al minimo il disboscamento e il degrado forestale imputabili all’Unione Europea, proponendo contestualmente un radicale ripensamento dell’EUTR (EU Timber Regulation), che rappresenta la principale normativa vigente in Europa in materia di contrasto al legno illegale.
Regolamento Deforestazione zero: la struttura
Descriviamo a seguire i punti salienti di questa iniziativa:
- Obiettivi del nuovo regolamento "Deforestazione zero"
Il principale obiettivo è quello di instaurare un sistema di tracciabilità rafforzata che introduca l’obbligo per gli operatori economici europei di dimostrare che i prodotti importati non provengano da terreni oggetto di deforestazione e che siano conformi alla normativa del paese di produzione.
Si passa quindi dal concetto di legalità a quello più ampio di sostenibilità, includendo nel concetto di deforestazione anche il disboscamento legale se questo sarà dovuto dallo sfruttamento agricolo del suolo per la produzione delle “materie prime interessate”.
Dal punto di vista ambientale invece, l’obiettivo del nuovo regolamento è quello di prevenire la deforestazione e il degrado forestale che, secondo la Commissione Europea, potrebbe comportare una riduzione di almeno 31,9 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio nell'atmosfera, e che potrebbe tradursi in risparmi economici di almeno 3,2 miliardi di euro all'anno.
- Coerenza normativa con altre iniziative
La proposta fa parte di un più ampio piano di azioni per contrastare la deforestazione e il degrado forestale delineato per la prima volta nella comunicazione della Commissione del 2019 sul rafforzamento dell'azione dell'UE per proteggere e ripristinare le foreste del mondo. Tale impegno è stato poi confermato nel Green Deal europeo, così come nella strategia dell’EU sulla biodiversità nel 2030 e nella strategia Farm to Fork del 2021.
L'UE persegue quindi un approccio globale in cui gli interventi sul lato dell'offerta e della domanda si completano a vicenda, ciò implica anche, tra le altre misure, l'impegno multilaterale e il dialogo con i paesi consumatori e produttori.
La lotta alla deforestazione andrà di pari passo con la creazione di incentivi per una transizione verso un uso più sostenibile delle risorse naturali, contribuendo a preservare foreste e la loro biodiversità, aumentando le opportunità di mercato per prodotti sostenibili ed eliminando la concorrenza sleale dei produttori non sostenibili che esportano i loro prodotti nel mercato europeo.
- Ambito di applicazione
Sulla base di una valutazione d'impatto volta ad analizzare le materie prime attraverso le quali la produzione e il consumo dei Paesi europei hanno contribuito maggiormente alla deforestazione globale e al degrado forestale, sono state individuate sei principali commodities a cui è stata imputata la più alta quota di deforestazione incorporata: bovini, cacao, caffè, olio di palma, soia e legno.
A questa prima lista iniziale, alla luce del recente emendamento approvato dal Parlamento alla fine di Settembre 2022, si è deciso di estendere l’ambito di applicabilità a nuove sei categorie come suini, ovini e caprini, pollame, granturco e gomma.
La Commissione Europea comunque propone una portata progressiva e dinamica delle merci da regolamentare, rivedendo e aggiornando regolarmente l'elenco delle materie prime, tenendo conto dei nuovi dati e dei risultati che emergeranno dalle valutazioni di impatto ambientale.
- Due Diligence
E’ previsto un obbligo di due diligence nei confronti degli operatori economici europei che dovranno registrare le informazioni relative a materie prime, quantità, fornitori e paesi di produzione. Gli operatori inoltre dovranno raccogliere le coordinate geografiche del territorio in cui sono state prodotte le merci che intendono immettere sul mercato.
Sulla base delle informazioni ottenute, agli operatori è richiesto di procedere ad una valutazione del "rischio deforestazione" finalizzata a stabilire se sussista o meno il rischio che le materie prime o i prodotti a esse collegate non siano conformi al presente regolamento.
Tale valutazione dovrà tenere conto del rischio attribuito al Paese di provenienza delle materie prime, alla presenza di foreste e rischio di deforestazione nel paese di provenienza, alla attendibilità delle fonti e delle informazioni disponibili, e dalla complessità della catena di approvvigionamento.
Gli obblighi per gli operatori varieranno a seconda del livello di rischio del paese o della regione di produzione, con obblighi di due diligence semplificati per i prodotti provenienti da basso rischio e controllo rafforzato per le aree ad alto rischio. E’ previsto anche un diverso livello di impegno nel caso in cui l’operatore economico sia una PMI o un commerciante di grande dimensioni.
Questa rigorosa tracciabilità ha lo scopo di garantire che solo i prodotti esenti da deforestazione entrino nel mercato dell'UE e che le autorità predisposte al controllo negli Stati membri dispongano dei mezzi necessari per controllare che ciò avvenga in modo puntuale e trasparente.
- Sistema di benchmarking
Introduzione di un sistema di valutazione comparativo (il cosiddetto benchmarking) che distinguerà i Paesi in base al livello di rischio (basso, standard o alto) di produrre merci connesse alla deforestazione. Il grado di rischio attribuito ai paesi esportatori inciderà anche sul tipo di obblighi per gli operatori e per le autorità di controllo coinvolte.
- Cut-off date
Nella sua formulazione originale il presente Regolamento orientato alla "deforestazione zero" si applicava a materie prime e i prodotti interessati, compresi quelli da loro derivanti e in essi contenuti, che non erano stati oggetto di deforestazione dopo il 31 dicembre 2020. Alla luce del nuovo emendamento approvato dal Parlamento Europeo, la nuova data di riferimento è stata anticipata al 31 dicembre 2019.
Ciò significa che le merci e i prodotti oggetto del presente regolamento non saranno autorizzati a entrare o uscire dal mercato dell'UE se prodotti su terreni soggetti a deforestazione o degrado forestale dopo tale data.
- Impatto sulle aziende europee
Le disposizioni prevedono che gli operatori rimangano pienamente e attivamente coinvolti nella catena di responsabilità, al fine di garantire l'attuazione di un meccanismo efficiente e vincolante, riducendo nel contempo in modo significativo gli oneri amministrativi e finanziari del sistema.
Il presente regolamento garantirà che le merci nazionali e quelle importate siano misurate secondo gli stessi standard, introducendo regole comuni per tutte le aziende, comunitarie o estere, che immettono sul mercato dell'UE i prodotti che rientrano nell'ambito di applicazione.
Al fine di favorire una transizione verso questo nuovo strumento normativo, la proposta prevede un periodo di adattamento di 12 mesi dall’approvazione del regolamento "deforestazione zero" per l’entrata in vigore delle misure che riguardano la due diligence e i controlli. I produttori sostenibili continueranno a essere in grado di vendere i loro prodotti all'UE in quanto non ci sarà alcun divieto di alcun paese o merce.
Si prevede che la domanda di prodotti a "Deforestazione Zero" aumenterà nell'UE, stimolando così attività e modelli di business sostenibili in tutto il mondo. Gli operatori economici saranno responsabili della scelta dei propri fornitori e delle catene di approvvigionamento che non potranno comprendere prodotti associati con deforestazione e il degrado forestale, favorendo così una concorrenza di mercato equa e sostenibile.
- Sistema di controllo e cooperazione tra gli Stati per la deforestazione zero
Gli Stati membri dell'UE saranno responsabili dell'effettiva applicazione del regolamento orientato alla deforestazione zero, assicurando che le imprese attuino correttamente le nuove regole. La proposta fissa livelli minimi di ispezione – più elevati nel caso dei paesi ad alto rischio – a cui si aggiungono sanzioni dissuasive, scambio obbligatorio di informazioni tra le dogane e altre autorità. I controlli diretti saranno affidati alle Agenzie delle dogane degli Stati membri che potranno sospendere l’immissione sul mercato UE di materie prime, confiscare le merci e i prodotti derivanti da deforestazione o escludere temporaneamente gli operatori dalla partecipazione a gare di appalto pubblico.
La Commissione ha anche previsto una procedura di reclamo attraverso la quale determinate persone fisiche o giuridiche potranno sottoporre all’attenzione delle autorità nazionali competenti delle segnalazioni rispetto alla violazione degli obblighi introdotti dal regolamento da parte di alcuni operatori. Le autorità degli Stati membri potranno utilizzare un nuovo sistema digitale ("il registro") che accentrerà le informazioni pertinenti sulle merci e sui prodotti immessi sul mercato dell'UE, come le coordinate geografiche e il paese di produzione, al fine di aumentare l'efficacia dei controlli e promuovere la trasparenza.
SC e PV per Rete Clima
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