Climate quitting: se non contrasti il climate change non lavoro per te!
Che cos'è il climate quitting?
Per climate quitting si intende la tendenza a dare le dimissioni - o comunque non accettare offerte di lavoro - da Aziende che non si impegnano concretamente verso azioni di sostenibilità ambientale e climatica, da Aziende non "climate friendly".
Questa pratica è relativamente recente ma di sicuro interesse sociologico, anche rispetto a trend futuri.
Sono molte le ricerche sociali che hanno analizzato le diverse sfaccettature del climate quitting, tutte concordano sul fatto che mediamente questa pratica interessi maggiormente le generazioni più giovani (generazione Z), con percentuali che possono essere molto significative (pari anche il 20% del campione, come da ricerca Kmpg illustrata a seguito): è interessante notare il fatto che questa pratica viene attuata anche qualora ci sia una prospettiva di cambiamento lavorativo con decrescita dello stipendio.
Una pratica ed un atteggiamento che denotano una sorta di necessità di avere equilibrio tra la propria sensibilità ambientale e l'azione dell'azienda per cui si lavora (o per cui si vuole lavorare), senza che necessariamente si intenda lavorare o agire direttamente quali attivisti ambientali o climatici.
Anche se poi sostanzialmente, come spiega l'amico Andrea Grieco: "Oggi definirsi attivisti è una moda, ma anche decidere quale professione si vuole fare è una forma importante di attivismo".
Questo è rilevante la pratica del climate quitting? Qualche dato emergente da ricerche sociali
Secondo una recente ricerca sociale realizzata da Kpmg nel Regno Unito su un campione di oltre 6.000 studenti e lavoratori, i fattori ambientali, sociali e di governance (fattori ESG) presenti - o assenti - nelle aziende influenzano sempre più le decisioni occupazionali di quasi la metà dei lavoratori britannici, specie per i più giovani.
Secondo questa ricerca il 20% del campione è disposto a rifiutare la proposta di assunzione in aziende che non hanno chiari impegni verso la sostenibilità ed i temi ESG, un rifiuto che sale al 33% per la fascia 18-24 anni.
Dalla ricerca sociale di Kpmg risulta anche che l’82% del campione ritiene importante che i propri valori siano allineati a quelli aziendali, una percentuale che cresce fino a quota 92% per i lavoratori in fascia 18-24.
La metà del campione vorrebbe inoltre maggiori sforzi sulle tematiche ESG da parte dell’azienda in cui lavora.
John McCalla-Leacy, Responsabile Esg di Kpmg: "Saranno le generazioni più giovani a subire maggiormente l’impatto del cambiamento climatico se non riusciremo a limitare l’aumento della temperatura mondiale a un grado e mezzo.
Quindi non c’è da essere sorpresi se, per molti, i temi ambientali sono in primo piano al momento della scelta dell’azienda per cui lavorare".
Anche l'Osservatorio Hr innovation practice del Politecnico di Milano è giunto alle stesse conclusioni. In una ricerca sulle dimissioni volontarie realizzate nel 2023 in Italia, l'Osservatorio rileva come il 65% degli under 30 anni consideri importante il fatto che il proprio lavoro abbia un impatto positivo sulla società e sull'ambiente.
La motivazione del cambio di lavoro è legata anche all'impatto sociale ed ambientale dell'azienda che il campione sta lasciando: se in media è il 6% del campione che è motivato da questioni di sostenibilità in azenda, nella fascia under 30 questo valore sale all’11%, con un +4% rispetto al dato 2022.
Martina Mauri, Direttrice dell’osservatorio: “La sostenibilità dell’azienda non è il motivo principale che spinge le persone a cambiare lavoro: ai primi posti ci sono ancora la retribuzione, le opportunità di carriera, la flessibilità e il benessere psicologico.
È interessante però notare come questo fattore diventi più rilevante al diminuire dell’età: il climate quitting è un fenomeno che interessa soprattutto i giovani, e presumibilmente sarà sempre più diffuso nei prossimi anni”.
Come diciamo ormai da anni, la scelta delle Aziende di investire in sostenibilità è anche una strategia per attirare talenti e personale motivato.
Se si considera poi che nel 2025 i Millennials saranno il 75% degli occupati, diventa evidente il fatto che le aziende dovranno mettere in atto strategie solide e credibili per la gestione dei temi ESG anche per continuare ad attrarre e a trattenere i giovani talenti.
PV