Obama: cambiamento climatico catastrofe per la sicurezza economica, ambientale e nazionale
Nei giorni scorsi, presentando alla Convention democratica il "Moving America Forward - 2012 Democratic National Platform" (cioè il programma elettorale del Partito democratico Usa) il Presidente USA Barak Obama ha rinnovato il suo impegno per contrastare il cambiamento climatico, definito come una minaccia “reale, urgente e grave”.
Dal Moving America Forward: "Il presidente e il Partito Democratico hanno costantemente lavorato per costruire un quadro internazionale per combattere il cambiamento climatico. Cercheremo di attuare gli accordi e costruire sui progressi compiuti durante i colloqui sul clima di Copenaghen, Cancun e Durban, di lavorando per garantire una risposta alla politica del cambiamento climatico che richiede un'azione decisiva da parte di tutte le nazioni".
"Sappiamo che il cambiamento climatico globale è una delle più grandi minacce per questa generazione, una catastrofe in divenire per la sicurezza economica, ambientale e nazionale. Noi affermiamo la scienza del cambiamento climatico, ci impegnano a ridurre in modo significativo l'inquinamento che causa i cambiamenti climatici, e sappiamo che dobbiamo rispondere a questa sfida conducendo politiche intelligenti che portino ad una maggiore crescita della produzione di energia pulita e che diano come risultato in una serie di benefici economici e sociali". (...)
"I nostri avversari si sono spinti fino a mettere in dubbio la scienza del cambiamento climatico, sostengono la vendita delle nostre terre federali e minacciano di abolire le protezioni ambientali che tutelano la salute pubblica".
E rispondendo allo scherno di Mitt Romney sul suo impegno contro il cambiamento climatico, Obama ha detto testualmente: “Ebbene sì, il mio piano continuerà a ridurre l'inquinamento da anidride carbonica che sta riscaldando il nostro pianeta, perché il cambiamento climatico non è una bufala. Più siccità, inondazioni e incendi non sono uno scherzo. Sono una minaccia per il futuro dei nostri figli. E con queste elezioni possiamo fare qualcosa al riguardo. Vale la pena riempire un paio di bicchierini, direi , anche perché ripetere il ritornello della "bufala" negazionista non è il modo per smentirlo".
Peccato che, quasi in contenporanea alla convention democratica, ai climate talks di Bangkok gli USA abbiano chiesto che un nuovo accordo sulla riduzione delle emissioni di gas serra caratterizzato “da una maggiore dinamicità e flessibilità”, una sorta di dietrofront rispetto ai pur annacquati impegni presi l’inverno scorso alla Cop 17 di Durban.
Per fortuna la posizione statunitense non ha avuto particolare appoggio: Australia e Norvegia, in particolare, pur sottolineando l’importanza della flessibilità in ogni accordo, hanno precisato la necessità di arrivare ad un accordo negoziale giuridicamente vincolante.
Che, speriamo, possa arrivare in tempi più rapidi rispetto all’accordo giuridicamente vincolante sul cambiamento climatico che, secondo gli accordi di Durban, dovrebbe entrare in vigore solo entro il 2020.
Lo Staff di Rete Clima®