Estate 2012 per l’agricoltura: cambiamenti climatici, siccità, ogm, aflatossine e biocarburanti
Nel titolo di questo post le parole chiave per l'agricoltura nazionale e mondiale in questa pazza estate 2012, caratterizzate da problemi di natura climatica e di produzione agricola di cui già avevamo parlato in questo nostro recente articolo.
L'aumento delle temperature e la discontinuità delle piogge conseguenti alle dinamiche di cambiamento climatico in atto hanno mostrato ancota una volta i loro effetti sulla produzione alimentare, e mostreranno a breve anche gli effetti sui prezzi dei prodotti alimentari.
Secondo lo studio "Clima estremo, prezzi estremi - Quanto costa nutrire un mondo in ebollizione” di Oxfam, questo rincarò avrà conseguenze terribili verso i popoli più poveri della terra, che arrivano ad impiegare anche il 75% del proprio reddito in cibo.
Dal Comunicato stampa di Oxfam: "Anche ipotizzando uno scenario non drammatico un’altra siccità negli Usa entro il 2030 potrebbe far aumentare il prezzo del mais fino al 140% e al di sopra dei prezzi medi del cibo, che saranno probabilmente già il doppio rispetto ai prezzi attuali. La siccità e le alluvioni nell’Africa del sud potrebbero far aumentare il prezzo di vendita di mais e di altri cereali grezzi fino al 120%".
Elisa Bacciotti (responsabile Campagna COLTIVA di Oxfam Italia), nel comunicato stampa: "Mentre le emissioni continuano ad aumentare, le condizioni meteorologiche estreme negli Stati Uniti e altrove, sono un preavviso di come sarà il nostro sistema alimentare in un futuro mondo surriscaldato. Il nostro pianeta si sta dirigendo verso un riscaldamento globale medio di 2,5-5° C in questo secolo. È tempo di affrontare ciò che questo significa per la fame e la malnutrizione di milioni di persone sul nostro pianeta".
E sempre a proposito di produzione agricola, è recente la notizia per cui ai danni alla produzione agricola direttamente collegati alla penuria di acqua si sommano i danni indiretti causati dagli stress biologici ancora collegati alla siccità ed alla conseguente presenza su mais e cereali delle aflatossine, sostanze altamente tossiche prodotte da muffe e funghi, in grado di "contaminare" le produzioni agricole.
E' il caso degli USA, dove in molti Stati il calo della produzione agricola sarà ulteriormente aggravato dalla necessità di dover smaltire elevate quantità di mais compromesso dalla presenza delle aflatossine: e visto che il mais negli USA è utilizzato anche per l'alimentazione delle mucche, in alcuni Stati sono stati resi obbligatori test per la verifica della bevibilità del latte da parte dell'uomo.
Anche in Italia il problema aflatossine è grave, tanto che L'Informatore agrario dice che "la situazione è sicuramente molto seria": diverse fonti sostengono che potrebbe essere compromesso anche fino al 35% del pur già decimato raccolto nazionale di mais.
Questo ulteriore problema all'agricoltura collegato ai cambiamenti climatici potrebbe essere ridotto mediante l'utilizzo di specie di mai ogm resistente alla contaminazione da aflatossine? No perchè, nonostante ci sia una recentissima pronuncia europea che vieta agli stati Ue di introdurre restrizioni alla circolazione delle nuove varietà di alimenti e mangimi (aprendo quindi le porte agli organismi ogm anche in Italia), si pensi che la quasi totalità del mais USA è transgenico, eppure abbiamo già parlato sopra della sua recente elevatissima vulnerabilità alle aflatossine.
L'unica buona notizia in questo quadro davvero deprimente è la recente volontà UE che -secondo anticipazioni della Reuters- presto imporrà limiti alla produzione di biocarburanti ottenuti da colture alimentari, fino al taglio completo tutte le sovvenzioni pubbliche per i biocarburanti a base di colture alimentari (dopo il 2020).
La motivazione? Le evidenze scientifiche, che hanno ridimensionato il contributo positivo dei biofuels al taglio di emissioni di gas serra (qualora questi vengano utilizzati in sostituzione dei combustibili fossili).
La bozza di documento UE a cui la Reuters fa riferimento nel suo articolo prevederebbe anche di limitare al 5% (sul consumo complessivo del settore trasporti UE al 2020) il contributo per l’uso di biocombustibili di prima generazione, abbassando l'attuale obiettivo posto al 10% (sempre al 2020).
L'unica nota positiva in questo quadro davvero preoccupante.
Lo Staff di Rete Clima®