Cambiamento climatico: migrazioni climatiche e profughi climatici
Parliamo ancora di profughi climatici e di migrazioni forzate collegate al riscaldamento climatico.
Prendiamo a pretesto per fare ciò il recente report "Climate Change Migration Often Short-Distance and Circular" è del Worldwatch Institute, il quale esamina le migrazioni globali collegate al climate change ed il loro impatto sulle politiche internazionali.
Lo studio realizza valutazioni sulla vulnerabilità di alcune aree del Mondo, spaziando dall'aumento della vulnerabilità urbana per alcune città costiere di Africa, Asia e Sud America, alla assenza di infrastrutture necessarie per aumentare la resilienza di moltissime città Africane ubicate in zone aride, alle conseguenze legate all'innalzamento dei mari (che entro il 2030 esporrà circa 20 milioni di cittadini statunitensi a rischi oggi già evidenti a New Orleans con l'Uragano Katrina e a New York con l'Uragano Sandy).
E se attualmente si registrano circa 6 milioni di profughi ambientali ogni anno, secondo le stime dell’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) entro il 2050 il fenomeno migratorio potrebbe coinvolgere 200-250 milioni di persone.
I numeri sono impressionanti ma sono coerenti con le dinamiche meteoclimatiche in corso: infatti, secondo l'International Disaster Database (EM-DAT) solo nel 2011 i circa 300 eventi catastrofici che si sono registrati a livello globale hanno interessato oltre 205 milioni di persone, causando danni economici per a 380 miliardi di dollari.
Non c'è nulla di nuovo (vedi anche il report dell'Ipcc "Managing the Risks of Extreme Events and Disasters to Advance Climate Change Adaptation", della primavera 2012), e le fonti che ne parlano sono sempre più precise ed allarmanti.
Servono azioni decise, che non sembrano essere ancora possibili in questa Cop 18 in corso a Doha.
Lo Staff di Rete Clima®