Golfo del Messico: il risultato di un decennio di incidenti petroliferi

La catastrofe petrolifera del Golfo del Messico è stata presentata come un fatto eccezionale ed unico, ma non è proprio così: se sicuramente lo sversamento di petrolio nel Golfo è stato unico per la sua gravità, a livello puramente statistico è solo uno degli innumerevoli eventi accaduti al sistema produttivo petrolifero statunitense.

A dimostrazione di ciò il recente rapporto della National wildlife federation (Nwf), "Assault on America: A Decade of Petroleum Company Disaster, Pollution, and Profit", elenca e riporta in mappa gli sversamenti petroliferi, gli incendi e le perdite umane negli USA nell’ultimo decennio: si tratta del periodo storico che viene definito l'era post-Exxon Valdez, o la post-Oil Pollution Act of 1990, quando l'industria petrolifera ha assicurato di aver messo fine alle sue attività più pericolose.

La realtà dimostra esattamente il contrario, con la perpetuazione di comportamenti illeciti sia da parte delle compagnie petrolifere statunitensi che multinazionali, a danno dei lavoratori e dell’ambiente.

Dal report: “Questi disastri dimostrano che l'incidente Bp non è solo un incidente, ma un modello di un'industria che pone il profitto prima delle comunità, delle economie locali e dell'ambiente”.

Il rapporto fornisce una serie impressionante di dati di migliaia di disastri petroliferi on-shore ed off-shore grandi e piccoli: uno stillicidio continuo nel tempo, che dimostra la negligenza dell'industria petrolifera e del gas (che non sembra aver fatto tesoro degli incidenti sparsi e continui in tutti gli Stati Uniti).

Tim Warman (Direttore del Nwf  per il programma global warming solutions): “Il business approach incurante dell'industria del petrolio e del gas non è un'ingiustizia chiara al popolo americano. Il costo totale dello status quo, in perdita di vite umane e di danno ambientale, è troppo elevato. C'è un modo migliore per soddisfare i nostri bisogni energetici con fonti energetiche più pulite e più sicure. Non dobbiamo perdere tempo per attuare soluzioni politiche che riducano la nostra dipendenza dai combustibili fossili”.

Il rapporto sottolinea la coincidenza dell'impunità delle imprese petrolifere e l'aumento dei profitti dell'industria con l'aumento dei contributi politici ai membri del Congresso e ai canditati alla presidenza Usa.

Ancora Tim Warman: “Quest'industria continua a mettere a repentaglio consapevolmente i propri lavoratori, l'ambiente, la fauna selvatica e le nostre comunità in ogni Stato di questa nazione, giorno dopo giorno. Tutti insieme questi disastri sono un attacco a tutti noi che proviene da un migliaio di pozzi, goccia a goccia,  perdita a perdita, esplosione per  esplosione e morte a morte”. (…) “Non ho mai sentito parlare di un disastro di parco eolico o di una catastrofe in un impianto solare. Ci sono scelte più sicure, più pulite. Il Congresso deve spingere l'industria ad avviarsi sulla strada degli investimenti in energia pulita”.

Il rapporto si conclude con la raccomandazione al Congresso Usa di mettere un limite all'inquinamento che produce il global warming partendo dal petrolio e dal gas: “Lo sversamento della Deepwater Horizon è veramente una tragedia del nostro tempo, ma dovrebbe offrire l'opportunità di chiedere un'epoca con uno sguardo comprensivo alla totalità dei continui costi che l'industria petrolifera e del gas continua ad imporre alla società con l'inquinamento, il degrado ambientale, la distruzione degli habitat, la perdita della fauna selvatica, mettendo in pericolo i lavoratori e le comunità, con conseguenze ed effetti sulla salute e la perdita della vita”.

Ce lo auguriamo.


Lo Staff di Rete Clima®