La “foodprint” umana
Dopo la footprint (impronta), misura del proprio impatto sul pianeta a livello ecologico, climatico,….etc., si può anche parlare di “foodprint”, cioè l’impatto del cibo che consumiamo verso il nostro pianeta: si conti che l’agricoltura e la produzione alimentare sono responsabili di circa un terzo delle emissioni di gas serra antropogeniche, ben più del settore dei trasporti.
E anche questa volta il centro dell’azione (di inquinamento) e della reazione (di riduzione dei propri consumi e di disinquinamento) siamo noi cittadini, ed i nostri consumi: che in questo caso sono consumi alimentari.
Nell’ambito della Giornata della Terra un altro spunto di sensibilizzazione è arrivato da Bon Appetit Management Company, che per il terzo anno consecutivo festeggia in contemporanea il Low Carbon Diet Day.
Bon Appetit invita i consumatori di tutto il mondo a ridurre il proprio “foodprint” scegliendo cibi che contribuiscono meno ai gas serra: il cibo biologico, di stagione, a filiera corta, con una dieta povera carne e formaggi (che sono tra i principali responsabili dell’effetto serra in virtù delle emissioni di biogas da parte dei bovini e suini da cui questi prodotti si originano).
Ci sono alcune semplici regole da seguire per un’alimentazione sana per noi e per il nostro pianeta, una delle 14 attività per il risparmio di un miliardo di tonnellate di CO2. Sul suo sito web Bon Appetit aiuta a scegliere i cibi che danneggiano meno il nostro pianeta favorendo un approccio “low carbon” nella nostra alimentazione.
SC