Tagliare finanziamenti e sussidi alle fonti fossili per ridurre le emissioni di gas serra ed evitare distorsioni sul mercato
In occasione dei vertici del G8 e del G20 del mese scorso, il WWF ha sottolineato la necessità di perseguire degli obiettivi di finanza per il clima e per un’economia a basso consumo di carbonio.
Questi obiettivi, per il WWF come per altre associazioni ambientaliste, sarebbero facilmente perseguibili ad esempio attraverso la riduzione dei sussidi ai combustibili fossili che, secondo l’International Energy Agency (Iea) sono oltre 550 miliardi di dollari annui.
Nel 2008 solo i 37 grandi paesi emergenti petrolio, gas e carbone nel 2008 hanno sussidiato le "fonti sporche" con 557 i miliardi di dollari, il 75% in più di quanto stimato finora: per il 2008 si parlava -infatti- di 300 miliardi di dollari e nel 2007 l’UNFCCC lo stimava in 200 miliardi.
Ma la cifra reale, come di legge sopra, è molto molto più elevata.
Tra gli Stati più “generosi” con le fonti non rinnovabili troviamo Iran, Russia, Arabia Saudita, India e Cina (la quale sta comunque investendo moltissimo anche nelle fonti rinnovabili).
Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia se questi sussidi pubblici venissero eliminati le emissioni mondiali di gas serra calerebbero del 7%.
Michael Liebreich, direttore generale di Bloomberg New Energy Finance (che ha recente pubblicato un’analisi di mercato sui finanziamenti alle fonti energetiche), definisce vittime di un malinteso quegli investitori riluttanti a finanziare il comparto delle eco-energie perché convinti che fortemente sovvenzionato.
Liebreich: “Una delle ragioni per cui il settore dell’energia pulita è affamato di finanziamenti è perché i principali investitori temono che le rinnovabili funzionino solo con il sostegno diretto dello Stato. A parte il fatto che in molti casi l’energia pulita gareggia con i propri meriti, questa analisi dimostra che le sovvenzioni a livello globale nei confronti dei carburanti fossili è circa 10 volte maggiore rispetto al contributo per le fonti rinnovabili”.
E allora, è sensato dire che le fonti rinnovabili “costano troppo” o che “sono fuori mercato perché possono vivere solo con gli incentivi pubblici”?
Lo Staff di Rete Clima®