Alba Terrestre: 50 anni di consapevolezza ambientale
Earthrise, l'Alba Terrestre.
Sono passati esattamente 50 anni dalla notte di Natale del 1968, quando l'astronaura William Alison Anders scattava questa ed altre fotografie della Terra vista "da fuori", tra le più famose al mondo: fotografie che hanno cambiato il modo in cui l'uomo ha iniziato a guardare il proprio pianeta, la Terra.
Allo scatto della foto il globo terrestre appariva lontano, parzialmente avvolto dall'oscurità, con in vista uno scorcio di quella superficie lunare attorno a cui stava orbitando l'Apollo 8.
E' all'incirca da questa immagine e da questo contesto storico che viene convenzionalmente fatto partire il movimento ambientalista, cioè dal quel momento in cui ci è stato permesso di cambiare prospettiva e di capire che il nostro Pianeta -per quanto grande- è uno, finito e limitato.
Due le considerazioni principali di questo limite.
1) Pianeta Terra: un sistema limitato nella sua capacità di fornire le risorse necessarie alla vita dell'uomo.
E' circa contemporanea al periodo della fotografia "Alba Terrestre" anche la nascita di una esperienza fondamentale per l'ambientalismo moderno, quale il Club di Roma: si tratta di un gruppo di scienziati, imprenditori, uomini di cultura che hanno a cuore le sorti del pianeta e della civiltà umana. Nell'ambito del suo rapporto "I Limiti dello Sviluppo" il Club di Roma per primo efficacemente elabora previsioni di consumo e termine delle risorse sulla base di modelli computerizzati di calcolo, allertando circa la necessità di modificare i moderni modelli di produzione e di sviluppo: che sarebbero teoricamente adatti in un sistema senza limiti, non certo nel nostro Pianeta.
2) Pianeta Terra: un sistema limitato nella sua capacità di assorbire ed inertizzare i sottoprodotti delle attività umane.
Nei report successivi al primo sopracitato, il Club di Roma prende in considerazione gli effetti dell'immissione dei sottoprodotti delle attività umane nell'ambiente (quali rifiuti, scarichi, emissioni,....etc.), che avviene secondo quantità e tempistiche non coerenti con la capacità di depurazione naturale. Effetti che sempre più vediamo anche al giorno d'oggi, nell'ambito degli squilibri ambientali che l'azione dell'uomo genera (a proprio svantaggio!), primo tra tutti il riscaldamento climatico.
Vogliamo quindi concludere questa riflessione sui 50 anni di distanza che ci separano dall' "Alba Terrestre" con una frase che abbiamo raccolto quest'anno e che ci ha molto colpito, proprio riferita al riscaldamento climatico:
"Molte altre lotte sono legittime. Ma se questa verrà persa, nessun’altra potrà essere condotta" (da: Appello pubblico di scienziati e uomini di cultura, Le Monde - agosto 2018).
La consapevolezza circa i limiti del Pianeta che viviamo ci devono rendere responsabili di promuovere maggior compatibilità nella relazione uomo-Terra, senza la quale il primo "perdente" è proprio l'uomo insieme alla sua possibilità di vita sul Pianeta.
Auguri per un 2019 più sostenibile.
Lo Staff di Rete Clima