Allarme climatico: dopo il fallimento della Cop 18 di Doha il clima globale è incamminato verso i + 3 °C
Come peraltro ci si aspettava gli accordi della Cop 18 di Doha hanno portato a esiti negoziali al di sotto delle necessità e della urgenza che si sarebbero dovute mettere in campo per il contrasto al climate change. Un contrasto che essere necessariamente operato riducendo im maniera significativa le emissioni di CO2 e degli altri gas che modificano la composizione chimica dell'atmosfera, incrementando l'effetto serra naturale.
Tutto ciò mentre vengono diffuse nuove ed ulteriori evidenze scientifiche che mostrano il trend di accelerazione del riscaldamento climatico e dei fenomeni ambientali indotti, che ci portano sempre più vicini ai punti critici ("tipping points") sorpassati i quali la gestione degli effetti ambientali e socio-economici da parte dell'uomo diventerà sempre più difficile e costosa.
Proprio quell'uomo che, ricordiamo, è insieme causa e bersaglio del climate change.
Riportiamo allora un interessante report di recente pubblicazione che rende ragione della necessità di quell'azione concreta ed immediata verso la mitigazione climatica che (purtroppo) non è emersa a Doha.
Si tratta del "Warnings of climate science - again - written in Doha sand", realizzato dal Climate Action Tracker del Potsdam Institute for climate impact research (Pik), da Ecofys - experts in energy e da Climate Analytics e reso pubblico appena dopo la conclusione della Cop 18 di Doha.
Questo scarno ed interessante report evidenzia che con gli impegni "non-sanciti" alla Cop18 di Doha il Mondo fallirà certamente l'obiettivo di contenere l'aumento delle temperature entro i 2 °C (rispetto ai valori medi di temperatura dell'era pre-industiale): in queste condizioni il clima globale si sarà mediamente riscaldato entro il 2040 di +3 °C, con rilevanti consegenze a livello di innalzamento del livello dei mari, scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia e della banchisa artica, insieme ad un aumento del 20-30% delle precipitazioni meteorologiche estreme.
Come si vede da questa elaborazione grafica estratta dal report, in condizioni BAU (Business As Usual, rappresentate dalle linea nera) il riscaldamento climatico procederebbe fino a + 4°C rispetto ai valori medi di temperatura dell'era pre-industriale.
Bill Hare, di Climate Analytics: "Abbiamo sentito parole molto forti a Doha, sia che si trattasse degli Usa o della Cina, ma ciò che colpisce è l'aridità e il vuoto delle parole e dei fatti quando si tratta di una vera e propria azione e del reale impegno per mantenere il riscaldamento al di sotto dei 2° C. La scienza ci dice che ora corriamo il rischio di trasformare molte delle nostre barriere coralline e foreste pluviali in un relitto colossale, sconfinato e vuoto, con aridità, caldo e siccità che trasformeranno mole regioni da verdi a brune".
Le preoccupazioni sono molte dal momento che ad oggi, avviato il secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto, sono usciti dal Protocollo anche Giappone, Nuova Zelanda, Canada e Russia: ad oggi, quindi, il nuovo trattato "Kyoto 2" copre solo il 15% circa delle emissioni serra globali, con Unione Europea, Australia, Norvegia e Svizzera al primo posto.
Il rimanente 85% delle emissioni (comprese quelle di USA e Cina, i più importanti "inquinatori climatici"), sarranno gestite all’interno del percorso negoziale definito alla Cop 17 di Durban nel dicembre 2011, in cui si prospetta un regime “pledge and review”, ossia di impegni non vicolanti ma volontari, da verificare collettivamente.
Come ben descritto nel sopraccitato report "Warnings of climate science - again - written in Doha sand", gli impegni di riduzione emissiva definiti a Doha sono ampiamente inferiori a quelli che sarebbero necessari per garantire un trend di riduzione emissiva idoneo a limitare l’aumento delle temperature medie globali al di sotto dei + 2°C (rispetto ai livelli pre-industriali)
Ma anche prima della Cop 18 di Doha erano stati rilasciati diversi report che davano informazione circa l'aumento della concentrazione atmosferica di gas ad effetto serra, tanto che anche l’ex Segretario esecutivo dell'Unfccc Yvo de Boer aveva già lanciato l’allarme dicendo che: “Il livello di gas serra nell'atmosfera ha raggiunto un nuovo record nel 2011”.
Un allarme inascoltato a Doha.
Lo Staff di Rete Clima®