Biocarburanti, produzione agricola, siccità, carestia e cambiamenti climatici
La terribile estate 2012 prosegue con il suo caldo e la sua siccità, colpendo in maniera pesante l'agricoltura nel nostro paese che registra cali produttivi che vanno dal -25% fino al -50% nei diversi settori.
Anche le produzioni agricole di USA e Russia sono in fortissimo calo: in Russia si sta assistendo addirittura ad un peggioramento del record negativo di produzione agricola che si era verificato nell'estate 2010, quando la stessa Russia aveva bloccato le proprie esportazioni.
E' ovvio che questi trend si ripercuoteranno sui prezzi alimentari, ed in questo contesto appare ancora più irragionevole pensare al fatto che sempre più si sta incentivando la produzione di biocarburante a partire da materie prime alimentari (biocarburanti di prima generazione), di fatto creando una competizione tra cibo e carburanti.
Questa logica è tanto più perversa se si pensa che nel 2008 la World Bank aveva scritto chiaramente che la massima parte del rincaro degli alimenti in quell'anno (il 75% circa del valore del rincaro) era imputabile proprio alla concorrenza dei biocarburanti.
Si pensi che negli USA, primo produttore mondiale di soia, già nel 2010 circa 1/3 dell'intera soia prodotta era destinata alla produzione dei biocarburanti: oggi, esattamente in linea con le peggiori previsioni, con l'aumento della frazione dei biocarburanti nelle benzine per autotrazione statunitensi la situazione è addirittura peggiorata dato che, secondo un recentissimo articolo dell'autorevole Finantial Times (si può leggere dopo registrazione gratuita): "L'US Department of Agriculture prevede che la raffinazione di etanolo (per la produzione di biocarburanti, n.d.r.) "consumi circa il 40 per cento del raccolto di mais, restituendo una parte di esso per l'industria del bestiame sotto forma di mangimi".
Una situazione incredibile, che ha motivato l'intervento del Direttore generae della Fao (José Graziano da Silva) a chiedere una azione forte degli USA sulla propria produzione di biocarburanti, al fine di evitare peggioramenti della crisi alimentare globale.
E in Europa? Sempre secondo il Finantial Times: "In Europa, l'industria del biodiesel consuma circa il 60 per cento del raccolto di colza del continente, mentre gli impianti di etanolo brasiliano consumare la metà delle colture di canna da zucchero del paese, secondo le stime della FAO, con sede a Roma".
Il cambiamento climatico sta peggiorando le condizioni ambientali e climatiche "normali", portando rapidamente a dover fare delle scelte basate non più basate sulle "mode ambientali" (quali i biocombustibili di prima generazione) al fine di poter garantire i bisogni primari ad una popolazione mondndiale in crescita.
Lo Staff di Rete Clima®