Come sarà il clima futuro? Analizziamolo a partire delle ondate di calore in India e Pakistan
“Viviamo in un inferno”: Pakistan e India, colpite in primavera da ondate di calore estreme, rappresentano un vero e proprio paradigma di cosa ci possiamo aspettare con il riscaldamento globale.
Queste regioni dell'Asia hanno già iniziato a sperimentare ciò da cui l’IPCC ci aveva messo in guardia nel primo volume del 6° ciclo AR6, pubblicato ad agosto 2021 in merito ai cosiddetti “eventi estremi composti”.
“Gli eventi composti comprendono la combinazione di due o più eventi meteorologici o climatici - non necessariamente estremi - che si verificano (i) contemporaneamente, (ii) in stretta successione, o (iii) in contemporanea in regioni diverse. Questa combinazione può portare a impatti estremi molto più grandi della somma degli impatti dovuti al verificarsi dei singoli eventi presi da soli” (IPCC AR6 WGI).
In questo caso le ondate di calore si sono aggiunte alle preesistenti condizioni di siccità, portando ad una successione di eventi negativi tra loro correlati ed autoalimentanti.
Di seguito l'analisi delle dinamiche meteorologiche presenti in questo periodo tra India e Pakistan, e che ben spiegano il significato e gli effetti degli "eventi composti": è bene analizzare queste dinamiche perchè, con tutti i distinguo del caso, sono indicatori di come il clima può variare in ampie parti del mondo.
Ondate di calore e siccità nella primavera 2022
Negli ultimi tre mesi, l’India nord-occidentale e centrale e il Pakistan hanno sperimentato molteplici ondate di calore: secondo le statistiche riportate da “Down To Earth”, dall'11 marzo al 18 maggio 2022 il Paese avrebbe registrato ben 280 giorni di ondate di calore, un vero record negli ultimi 12 anni.
Nella regione nord-ovest e quella centrale dell’India si è registrato l'aprile più caldo degli ultimi 122 anni; anche in marzo si erano raggiunte temperature record.
Jacobabad, città della provincia pakistana di Sindh, definita da Amnesty International “invivibile” e “una delle città più calde del mondo”, il 30 aprile ha toccato il record di 49°C, il 14 maggio ha toccato i 51°C. Il 15 maggio sono stati registrati 49°C anche nella capitale indiana New Delhi, dove vivono 30 milioni di persone.
In seguito a una di queste ondate di calore, in Pakistan si è verificata una disastrosa alluvione del tipo “glacier lake outburst flood (GLOF)”: il ghiacciaio Shishper si è fuso per il caldo, dando vita a un lago glaciale; questo, a sua volta, è letteralmente “esploso”, alimentando un fiume d’acqua che ha travolto, fra gli altri, un ponte e due centrali elettriche.
L’area comprendente l’India e il Pakistan è una delle più densamente popolate al mondo: qui vive il 10 per cento della popolazione mondiale, che però risiede in alloggi inadeguati alle alte temperature, con scarsa diffusione dei condizionatori (solo il 12% degli indiani ha accesso all’aria condizionata) e fornitura idrica carente ed insicura.
Ondate di calore e siccità: un fenomeno composto
India e Pakistan non sono certo nuovi a ondate di calore, anzi è consueto che queste si presentino durante i mesi che vanno da fine marzo a maggio, prima della stagione monsonica. Quest’anno, tra l’altro, se ne prevedevano di meno, a causa dell’influenza de La Niña. Invece i fenomeni sono iniziati già a marzo, molto prima del solito, hanno avuto rapida insorgenza e hannointeressato un'area molto più ampia, la maggior parte della terraferma del Pakistan e dell'India, invece di concentrarsi solo in poche sacche.
A detta degli esperti, la situazione è sfociata in un fenomeno composto perché le ondate si sono sovrapposte alla precedente scarsità di piogge. Complessivamente a livello nazionale, nella stagione pre-monsonica in India è caduto il 28-30% della pioggia in meno, con i settori a Nord-Ovest che hanno registrato addirittura l’83% in meno (dati riportati da Iconaclima citando il Dipartimento Meteorologico Indiano).
Uno stato siccitoso è predisponente ad un aumento dell’intensità delle ondate di calore, perché i terreni aridi immagazzinano più calore di quelli umidi, non potendo disperdere parte dell’energia solare ricevuta tramite evaporazione. A sua volta l’aria a contatto col suolo secco si riscalda di più.
Gli impatti a cascata delle ondate di calore
Eventi composti possono avere impatti a cascata che si propagano in tutti i settori, soprattutto nel caso di territori già fragili.
L'India sta affrontando la peggiore carenza di elettricità degli ultimi sessant'anni. Dal 1° al 27 aprile la domanda di energia ha superato dell’1,6% l’offerta, scrive Reuters citando le statistiche ufficiali: era dal 2016 che non si verificava un’emergenza simile.
L'aumento della domanda di elettricità, provocata dal caldo torrido e dal conseguente uso di condizionatori e ventilatori, ha messo sotto stress la rete elettrica, causando interruzioni di corrente per circa due terzi delle famiglie indiane: in Bangladesh la popolazione ha dovuto sopportare fino a dodici ore consecutive di blackout.
Le scuole sono state chiuse e anche l’attività produttiva ha subito rallentamenti ed interruzioni.
Il 75% dell'energia indiana proviene da carbone, petrolio e gas naturale; il Pakistan ottiene circa il 60% della sua energia dallo stesso mix. A causa della forte domanda, le forniture di carbone nazionale sono scese a livelli critici e il prezzo del carbone importato è salito alle stelle. Per accelerare il trasporto di carbone alle centrali elettriche, le ferrovie indiane hanno cancellato più di 600 viaggi di treni passeggeri e postali. L’aumento della produzione di energia da carbone impatterà sulle emissioni, peggiorando la crisi climatica in un drammatico circolo vizioso.
Senza elettricità, molte famiglie hanno perso l'accesso all'acqua, in un territorio che già soffre di carenza idrica cronica, nonché di cattiva gestione della stessa.
Il prosciugamento dei serbatori d’acqua, a sua volta, ha avuto un impatto devastante sulle colture: in alcune delle aree più colpite dalle temperature estreme, la resa delle coltivazioni di grano è calata fino al 50%, aggravando i timori di carenza a livello globale a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina e compromettendo la sicurezza alimentare.
Ondate di calore e climate change
È ovvio chiedersi se e quanto il riscaldamento globale abbia contribuito a creare o aggravare questi estremi disastrosi.
Secondo gli scienziati, la frequenza e la gravità delle ondate di calore aumenteranno su tutte le terre emerse, anche negli scenari più ambiziosi di riduzione delle emissioni. I rischi più gravi si correranno in luoghi come l'India e il Pakistan: qui gli impatti delle temperature estreme già ora “incontrano e superano i limiti di sopravvivenza umana” (World Weather Attribution).
Come si può vedere in figura, anche un piccolo aumento delle temperature medie comporta una maggiore incidenza di estremi di caldo.
Nel secondo volume dell’AR6 dell’IPCC si legge:
“Il riscaldamento futuro causerà temperature estreme e ondate di calore più frequenti, soprattutto nelle città densamente popolate dell'Asia meridionale, dove le condizioni di lavoro saranno esacerbate e il lavoro diurno all'aperto diventerà un pericolo”. (IPCC AR6 WGII FAQ 10.1)
Più specificamente, uno studio preliminare condotto dal World Weather Attribution a fine maggio mostra che l’influenza umana ha reso gli eventi indiani 30 volte più probabili: se in un mondo senza forzante antropica questi eventi si verificherebbe infatti solo una volta ogni 3.000 anni (e sarebbe inoltre meno calda di 1°C) nel clima attuale un'ondata di calore di questo tipo ha un tempo di ritorno di una volta ogni 100 anni.
Ondate di calore in Italia
A partire dai mesi invernali del 2022, anche le regioni del Nord-Ovest italiane sono andate incontro a condizioni di siccità straordinarie: i primi 5 mesi dell’anno sono stati i più siccitosi degli ultimi 63 anni, con il 44% di precipitazioni in meno rispetto alla media a livello nazionale, numero che sale al 60% se si considera solo il Nord-Ovest
I fiumi sono in secca, i laghi ai minimi storici, le Alpi senza neve.
L’acqua per irrigare scarseggia: le semine primaverili di mais, soia, riso sono iniziate in ritardo e tra mille difficoltà, anche perché i terreni sono aridi. Coldiretti stima un danno di oltre 1 miliardo di euro nel settore agricolo.
Secondo i dati Terna, nel primo trimestre 2022 la produzione di energia da parte degli impianti idroelettrici è calata del 44.2% rispetto allo stesso trimestre del 2021; potrebbe scarseggiare l’acqua per raffreddare le centrali termoelettriche.
A maggio è arrivata la prima ondata di calore, che ha fatto registrare nel Nord-Ovest un’anomalia di +2.6°C. Con il continuo affacciarsi dell’anticiclone africano sulle nostre regioni, dovuto al riscaldamento globale, siamo ormai in piena terza ondata, e altre ne seguiranno.
Cosa ci riservano i cambiamenti climatici per il futuro?
Nel II volume dedicato all’adattamento, gli scienziati dell’IPCC avevano identificato quattro categorie di rischi chiave per l’area mediterranea, vero e proprio hotspot del cambiamento climatico, tra cui proprio ondate di calore, rischi per la produzione agricola, scarsità di risorse idriche.
Pur non azzardando paragoni scorretti tra la situazione italiana e quella asiatica, nondimeno non possiamo non notare che stiamo sperimentando lo stesso cocktail di ingredienti: siccità e ondate di calore. Anche in Italia, come in India e Pakistan, sia pure con temperature più basse, stiamo assistendo a eventi estremi composti, con una sequenza di impatti a catena su agricoltura, produzione di energia, economia nel complesso.
Che le ondate di calore in India e Pakistan siano un tragico paradigma di quello che ci riserva la crisi climatica?
PV e ET per Rete Clima
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