COP27 Integrity matters: una guida contro il greenwashing rispetto ad obiettivi net-zero emission
Il 7 novembre è stato presentato il rapporto “Integrity matters. Net zero commitments by businesses, financial institutions, cities and regions”, a cura di un gruppo di 17 esperti nominati dalle Nazioni Unite.
L'“High Level Expert Group on Net Zero Emissions Commitments of Non-State Entities” è stato istituito dal Segretario generale dell'ONU António Guterres nel marzo 2022 per sviluppare standard e raccomandazioni rigorose sugli impegni net zero assunti dagli Enti non statali quali imprese, istituzioni finanziarie, investitori, città e regioni.
Nel documento, prendendo spunto dall’iniziativa Race to Zero delle Nazioni Unite e dalla Science Based Targets Initiative, vengono delineate 10 raccomandazioni chiave per realizzare obiettivi net zero evitando il greenwashing.
Secondo il Gruppo, infatti, il ruolo dei cosiddetti Enti non statali nel raggiungimento dell’Accordo di Parigi è fondamentale, e il greenwashing potrebbe comprometterne gli sforzi.
Mentre l’80% delle emissioni globali è coperto da target net zero, purtroppo “troppe promesse net zero […] sono poco più che slogan vuoti e clamore”, ha commentato Catherine McKenna, presidente del gruppo ed ex ministro canadese dell’Ambiente.
“Abbiamo una tabella di marcia per garantire che gli impegni a zero emissioni da parte di industrie, istituzioni finanziarie, città e regioni siano ambiziosi, trasparenti e credibili. […] Si tratta di ridurre le emissioni, non di prendere scorciatoie. […] In questo momento, il pianeta non può permettersi ritardi, scuse o altro greenwashing”.
Innanzitutto, il Gruppo invita gli attori non statali a impegnarsi a ridurre immediatamente le emissioni assolute lungo l'intera catena del valore, con obiettivi di mitigazione emissiva basati sulle proiezioni climatiche scientifiche.
Obiettivi e piani concreti verso il net zero
Non è sufficiente promettere l'azzeramento delle emissioni al 2050, occorre:
- formulare obiettivi verificabili nel breve e nel medio termine (al massimo ogni 5 anni: entro il 2025, 2030, 2035);
- corredare gli obiettivi con piani di transizione dettagliati.
I target devono essere in linea con i tassi di riduzione delle emissioni individuati dall’IPCC e dall’IEA per contenere il riscaldamento globale entro la soglia dei +1,5°C: devono prevedere almeno il dimezzamento delle emissioni al 2030 e il loro azzeramento (o quasi) al 2050.
I piani devono illustrare in maniera dettagliata come verranno raggiunte le riduzioni immediate delle emissioni e come gli investimenti verranno riorientati e allineati agli obiettivi: si dovrà trattare di informazioni pubbliche e sottoposte a revisione di terze parti.
Si chiede a questo proposito di istituire una piattaforma globale e pubblica, open source, dove pubblicare i piani di transizione e il monitoraggio annuale sull’attuazione degli stessi da parte degli enti non statali.
Emissioni assolute
Occorre poi abbandonare il concetto di riduzione dell'intensità delle emissioni (ad esempio quantità di emissioni per unità di fatturato o di energia prodotta), e concentrarsi solo sulle riduzioni assolute, da attuare lungo tutta la catena del valore (cioè non solo sulle emissioni legate direttamente alle attività dell’azienda ma anche, per esempio, ai trasporti delle merci, alla produzione delle materie prime, all’uso e smaltimento del prodotto).
Investimenti in nuova produzione fossile non coerenti con obiettivi net-zero emission
Si sottolinea che non è possibile dichiarare di voler arrivare a zero emissioni se si continua ad investire in nuova produzione fossile, o si sostengono con le proprie operazioni la deforestazione e altre attività dannose per l'ambiente.
“Net zero è del tutto incompatibile con la prosecuzione degli investimenti nei combustibili fossili”, si legge nel rapporto.
Si tratta di un’affermazione importante, se si considera, ad esempio, che diverse major petrolifere dichiarano target “net zero”, nonostante prevedano di espandere le proprie attività estrattive.
Offsetting e net-zero emission
Inoltre, le imprese dovrebbero evitare di acquistare crediti di carbonio invece di ridurre le emissioni. Il rapporto afferma che si possono sì usare crediti di carbonio "di alta qualità", ma solo come azione aggiuntiva al raggiungimento degli obiettivi di riduzione basati sulla scienza.
Un credito di carbonio di alta qualità dovrebbe, come minimo, soddisfare i criteri di addizionalità (cioè: la mitigazione non sarebbe attuata senza i proventi dei crediti di carbonio), non duplicazione e permanenza.
Lobbying e governance
Le aziende, così come le città, dovrebbero terminare le attività di lobbying o l’associazione a gruppi finalizzati all’indebolimento delle politiche climatiche dei governi, in particolare attraverso le associazioni di categoria.
Al contrario, le organizzazioni dovrebbero allineare la propria governance agli impegni assunti dai governi in materia di clima: ciò dovrebbe anche include il dimensionamento dei compensi dei dirigenti sulla base di risultati comprovati rispetto alla mitigazione climatica.
Guterres ha invitato le iniziative volontarie ad adeguarsi a questo standard entro la COP28.
“Entro la prima metà del 2023, tutte le iniziative volontarie net-zero esistenti dovranno spiegare come si allineeranno e rivedere i loro standard di conseguenza.
Tutte le nuove iniziative dovranno attenersi a queste raccomandazioni.” (A. Guterres)
GM per Rete Clima