Costi del cambiamento climatico: il caso russo (estate 2010)

Parlavamo qui del fatto che ormai anche il mondo russo (Putin a parte) riconosce i fenomeni di alterazione meteo climatica che li hanno investiti come conseguenza del cambiamento climatico.

Secondo il Direttore del Centro russo per la salvaguardia della natura, Alexei Zimenko, le perdite economiche dovute agli incendi che hanno colpito la Russia durante l’estate arrivano ad almeno 300 miliardi di dollari (circa 238 miliardi di euro): la stima è stata ricavata ipotizzando una media di costo di 25.000 dollari (19.800 euro) per ettaro bruciato.

Infatti, considerato che il Wwf, Greenpeace e altre Ong (come il Biodiversity Conservation Centre ed il Centro mondiale di sorveglianza del fuoco) hanno calcolato una superficie interessata variabile tra 10-12 milioni di ettari (a fronte di 935.286 ettari secondo le stime ufficiali), i conti sono presto fatti.

Zimenko ha spiegato che il calcolo tiene conto del costo della riforestazione e del valore di mercato del legno perduto ma non delle perdite ecologiche, come la distruzione degli ecosistemi e degli animali.

Questo valore non riesce a comprendere neppure le conseguenze alimentari legate agli incendi, che hanno polverizzato ettari ed ettari di seminativi (grano in primis): e se la Russia ha bloccato le esportazioni, già c’è chi prospetta la possibilità di una crisi alimentare grave quanto quella del 2008 (qui per approfondimenti).

Kevin Trenberth (Direttore delle climate analysis del National center for atmospheric research Usa di Boulder) alla Reuters: “Per uscire da questo ci dovrebbe essere una maggiore consapevolezza dei tanti pericoli che ci sono con il cambiamento climatico. Per le nazioni del nord non si tratta dell' allungamento benigno della stagione più fertile: l'ondata di caldo in Russia ha raddoppiato i tassi di mortalità a Mosca, distrutto un quarto del raccolto di grano della Russia e potrebbe tagliare 14 miliardi dollari di prodotto interno lordo”.

La Russia, che ha aderito tardi e con riserva al Protocollo di Kyoto, credeva fino ad ora di poter vivere di rendita grazie al calo del 33% nel 2008 delle sue emissioni rispetto al 1990, dovute esclusivamente al crollo dell'inquinante industria pesante di epoca sovietica.

Purtroppo la Russia non aveva fatto bene i conti con gli effetti globali dei cambiamenti climatici: credeva che si sarebbero rivelati una opportunità e invece stanno diventando una immensa tragedia. Oltre che un costo enorme.

>E la politica ufficiale delle Russia sulle emissioni climalteranti resta ancora quella di un aumento rispetto ai livelli attuali entro il 2020, nonostante i tagli previsti dall'Ue e da altri Paesi industrializzati e fregandosene completamente delle richieste di riduzioni molto più pesanti che vengono dai Paesi in via di sviluppo.

Intanto il Patriarca ortodosso Kiril ha pregato perché piova: "Lancio un appello a unirvi in preghiera affinchè la pioggia scenda sulla nostra terra".

Perché si deve sempre tirare di mezzo il buon Dio per risolvere le fesserie originate dagli uomini?


Lo Staff di Rete Clima®