Deepwater Horizon: occasione per una presa di coscienza sui rischi del petrolio?
L’entità e la natura del disastro alla piattaforma Deepwater Horizon della Bp ha fatto sì che questo sia stato paragonato all'incidente nucleare statunitense di Three Miles Island del 1979, quale potenziale occasione per la nascita di una nuova coscienza collettiva sulla insostenibilità del petrolio in tutte le sue fasi di vita.
Nel caso della centrale nucleare –si ricorda- la parziale fusione del nocciolo nella centrale della Pennsilvania e la relativa fuga di radioattività aveva infatti provocato una presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica americana sui rischi del nucleare: e aveva segnato di fatto un punto di svolta di tutta la successiva gestione americana della produzione elettrica nucleare (si conti che dal 1980 al 1984 negli Usa sono stati cancellati i programmi per la costruzione di 51 reattori e da allora nel paese non sono state più completate nuove centrali).
Diversi osservatori tra cui il commentatore Jeff Rubins (del canadese “The Globe and Mail”), si stanno chiedendo se succederà qualcosa di simile anche per le trivellazioni off-shore.
Se –infatti- era stata concessa una riapertura delle trivellazioni offshore concessa dal Presidente Obama, Jeff Rubins sottolinea invece la nuova posizione del Presidente USA che ha sospeso ancora una volta le concessioni per le trivellazioni off-shore, affermando che per il futuro le regole saranno certamente più severe.
A questo quadro si aggiunge si aggiunge la sfiducia degli investitori verso la Bp (ne abbiamo parlato già qui): nei giorni scorsi le azioni Bp hanno subito perdite mai viste negli ultimi 13 anni, e dal giorno del disastro ad oggi le azioni della Bp hanno perso il 47% del loro valore (senza contare gli 1,2 miliardi di euro ufficialmente già spesi dalla Bp per le operazioni in corso).
Che il mercato riesca ad imporre nuove regole di rispetto ambientale alle aziende? Difficile, dato che un famoso detto di Albert Einstein dice che “non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato”.
Quello che è certo è che i cinesi stanno approfittando della situazione di difficoltà della Bp, con la PetroChina che sta tentando una scalata all’azienda Inglese.
Intanto anche il Times ha riportato la notizia ufficiosa circa il fatto che l’entità del rilascio ammonti a circa 100.000 barili/giorno: meno male che le notizie iniziano a girare non solo sulla rete web.
Lo Staff di Rete Clima®