Effetti del Covid-19 sugli SDGs 2030: la parola alle Nazioni Unite
Il Covid-19 ha avviato una una crisi globale gravissima ma diversa dalle altre verificatesi nel recente passato, una crisi non solo sanitaria ma sistemica che interessa l'intera società ed il sistema economico globalizzato: sistema economico che è sempre più evidente essere causa di questa stessa pandemia ed essere ancora lontano da una relazione sostenibile con l'ambiente.
Il Fondo Mondiale Internazionale ha rivalutato le prospettive di crescita per il 2020 e 2021, dichiarando che siamo entrati in una recessione probabilmente peggiore di quella del 2009.
Questa situazione socio-economica di grave crisi generata dal COVID-19 potrà avere un effetto negativo anche sul raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs - Sustainable Development Goals): la crisi potrà incidere in maniera negativa peraltro non solo sull'attuazione dell'Agenda per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite al 2030 (da cui appunto emergono i sopraccitati SDGs), ma anche sull'Accordo di Parigi rivolto al contrasto al riscaldamento climatico.
La figura a seguito, estratta dal recente Report delle Nazioni Unite "SHARED RESPONSIBILITY, GLOBAL SOLIDARITY: Responding to the socio-economic impacts of COVID-19" (donwload a seguito) illustra alcuni dei possibili rischi collegati all'implementazione degli SDGs 2030:
E l'ambiente?
L'impatto sull'ambiente determinato dal Coronavirus può essere positivo a breve termine, in quanto la significativa riduzione dell'attività economica causata dal lockdown operato in molti Paesi e dalle misure di contenimento, ha ridotto le emissioni di CO2 e l'inquinamento in molte aree del Mondo. Tra cui anche l'Italia.
Tali miglioramenti sono però destinati ad essere di breve durata, a meno che i Paesi non intervengano in maniera sistemica e strutturale aumentando il proprio impegno per lo sviluppo sostenibile una volta che la crisi sarà finita e che l'economia globale ripartirà: questo impegno verso la sostenibilità è oggi imprescindibile, dato che è ormai chiaro che senza una drastica virata verso un nuovo sistema economico in futuro dovremo aspettarci conseguenze ambientali e sanitarie sempre più gravi.
Ma c'è il rischio concreto, come sta già capitando negli USA di Donald Trump, che si possa andare nella direzione opposta: la dimensione e l'urgenza della ripresa dopo la pandemia potrà infatti drenare in maniera miope la maggior parte delle risorse economiche e finanziarie verso una ripartenza economica dentro il modello di sviluppo "Business As Usual".
In questo caso le risorse residue non sarebbero disponibili per il raggiungimento degli obiettivi climatici definiti alla COP 21 di Parigi e degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SGDs), che sono invece l'unica condizione per poter aspirare ad un futuro più sostenibile e resiliente, più sicuro anche dal punto di vista sanitario.
Si perderebbe peraltro una occasione storica e irripetibile, dato che è questo il contesto culturale e di consapevolezza che potrebbe permettere grandi cambi di rotta verso logiche sostenibili, aggregando molto più consenso rispetto a quello che mai c'è stato verso questi temi ambientali e sanitari.
Il report delle Nazioni Unite aggiunge peraltro anche che, qualora in passato avessimo investito più e meglio per il raggiungimento dei SDG, oggi avremmo potuto essere più resilienti anche rispetto alla crisi da Coronavirus.
Gli SDGs ci proiettano infatti verso un mondo con accesso a copertura sanitaria universale ed assistenza sanitaria di qualità, oltre che verso economie più inclusive e sostenibili, capaci di gestire la domanda di beni e servizi con produzioni diffuse anche a livello locale, verso un maggior rispetto per gli ambienti naturali,...etc.
Per concludere: la pandemia è stata e sarà negativa da ogni punto di vista, ma potrà avere conseguenze positive nella misura in cui ci farà rendere conto della necessità di riorientare le attività globali verso strade più eque, inclusive, resilienti, partecipate.
In una parola, più sostenibili.
PV per Rete Clima