Fonti rinnovabili connesse in rete (grid connected)
La diffusione delle fonti rinnovabili sul territorio comporta la necessità di una loro capillare connessione con la rete elettrica nazionale, per il trasporto dell’energia che questi producono.
Nel corso degli ultimi anni si è registrato in Italia un forte incremento della capacità di generazione elettrica da fonti rinnovabili, specie nel settore eolico: qui dopo un trend di circa 100 MW/anno di nuove realizzazioni nel periodo 2000-2003,....
.....si è assistito a una rapida espansione degli impianti di medie-grandi dimensioni che vengono connessi alla rete di alta e di altissima tensione (220-380 kV): la Rete di Trasmissione Nazionale di energia elettrica (RTN).
In particolare, al 31.10.2009 risultano presentate a Terna domande di connessione alla RTN per circa 90.000 MW di impianti eolici e solari prevalentemente da impianti realizzati in quelle zone del Paese più idonee allo sfruttamento di tali fonti rinnovabili: si tratta delle Regioni del Sud Italia, Isole comprese, dato che sono caratterizzate dai più alti valori di velocità media annua del vento e di irradiazione solare annuale media.
Parlando di stime basate sui numeri sopra esposti è probabile che per le sole centrali eoliche si passerà dagli attuali circa 4.700 MW installati a circa 9.600 MW entro il 2013, con un incremento medio sul periodo di oltre il 100%.
Esistono però non pochi problemi legati a questo sviluppo attuale e prospettico, specialmente legate al fatto che le sopraccitate zone del Sud Italia sono anche quelle caratterizzate da un più scarso sviluppo della rete elettrica ad alta e altissima tensione (fattore che determina il continuo verificarsi di congestioni e considerevoli perdite di energia in rete, con conseguenti “strozzature” nel transito dell’energia).
La completa realizzazione di tutti gli interventi pianificati consentirà di ottenere effetti positivi non solo in termini di concrete possibilità di un efficace ed efficiente sviluppo delle fonti rinnovabili, ma anche in termini di sicurezza del servizio, di costi dell’energia elettrica e, non da ultimi, di riduzione dell’impatto ambientale del sistema elettrico, potendosi prevedere una conseguente riduzione delle emissioni di CO2 fino a 5 milioni di tonnellate annue e una riduzione dell’occupazione del territorio, quest’ultima dovuta a demolizioni di vecchi elettrodotti che superano di molto, quanto a estensione kilometrica, le nuove costruzioni.
(estratto da una intervista di Stefano Conti, Direttore Affari istituzionali di Terna)
PV