I carbon credits da progetti REDD+ sono davvero “problematici”? Facciamo qualche precisazione.
Ritornano in questi giorni su varie testate una serie di articoli critici verso il sistema REDD+ (Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation) tra cui, in particolare l'articolo di West et al. "Action needed to make carbon offsets from forest conservation work for climate change mitigation", pubblicato lo scorso agosto 2023 sull'autorevole rivista scientifica Science.
Questo ed altri articoli riprendono la discussione già sollevata ad inizio anno, in relazione ad un primo report di analisi critica di tale sistema REDD+. Il quale, lo ricordiamo, è un sistema nato nell'alveo degli organi tecnici delle Nazioni Unite per la prevenzione delle emissioni di gas serra in atmosfera ("carbon avoidance") basato sulla gestione sostenibile degli ecosistemi forestali, che permette la prevenzione della deforestazione e della degradazione forestale tramite azioni di conservazione forestale.
Queste tipologie di progetti di conservazione sono altresì conosciuti come Nature Based Solution , cioè "soluzioni basate sulla natura" che forniscono benefici all'uomo.
Al di là di quanto abbiamo già scritto in questo nostro articolo divulgativo pubblicato a inizio 2023, alla luce di questo nuovo sopraccitato articolo scientifico crediamo sia utile dare un nostro nuovo contributo - quanto più possibile neutro ed oggettivo - rispetto alla discussione intorno al sistema REDD+.
REDD+: progetti NBS per la mitigazione climatica delle Aziende
Iniziamo con una premessa: come già introdotto, l’obiettivo fondante del sistema REDD+ è quello di contribuire alla lotta al cambiamento climatico attraverso attività di tutela e protezione di ecosistemi naturali di pregio.
Com’è noto, infatti, gli ecosistemi forestali hanno una importante capacità di immagazzinare per periodi prolungati il carbonio che loro stessi assorbono dall’atmosfera, oltre che di svolgere altre numerose ed importanti attività di protezione e regolazione dei cicli naturali: proteggere il suolo dall'erosione, regolare l’equilibrio idrologico e climatico (ciclo dell'acqua, ciclo del carbonio,..etc.), fornire habitat e alimentazione a molte specie viventi sia animali che vegetali, tutelando così la biodiversità locale.
Ma allora, se il sistema REDD+ nasce con questi pregevoli finalità ed ha una importante base tecnica, perché questi continui attacchi?
Analizzando gli articoli scientifici di critica al sistema REDD+, ed in particolare il già citato articolo “Action needed to make carbon offsets from forest conservation work for climate change mitigation”, ripreso e ricondiviso massicciamente da numerosi giornali internazionali e locali, risulta che il problema sia legato ad una teorica sovrastima dei benefici ottenuti dai progetti REDD+.
Da questa sovrastima deriva un importante presunto surplus di crediti di carbonio a favore degli sviluppatori del progetto, generando un teorico "overselling" di crediti sul mercato volontario dei crediti.
Fonte: University of Cambridge (https://www.cam.ac.uk/stories/carbon-credits-hot-air)
Gli autori sono giunti a questa conclusione tramite un’analisi comparativa tra l’attuale metodologia REDD+ e un approccio innovativo da loro proposto, incentrato su un metodo statistico meglio conosciuto come “controllo sintetico”, che si basa sostanzialmente sulla scelta di un gruppo di controllo rispetto a cui verificare le differenze (di sviluppo e di copertura vegetale, in questo caso) rispetto al gruppo reale.
Per una più semplice ed immediata illustrazione delle nostre riflessioni, in questa sede preferiamo non addentrarci nei termini tecnici della questione (a cui dedicheremo spazio in un prossimo approfondimento) ma vogliamo concentrarci sul metodo di indagine proposto dagli autori e fare una riflessione sulle finalità stesse di questo lavoro.
REDD+: le nostre riflessioni sulle contestazioni in corso
La notizia già nota è che i progetti REDD+ si basano su approccio modellistico controfattuale: basandosi cioè su azioni di prevenzione contro la deforestazione ed il degrado forestale, vengono quantificate e certificate le emissioni di gas serra evitate rispetto allo scenario teorico che si sarebbe invece verificato in assenza del progetto REDD+ di tutela.
In altre parole, a meno che non si abbia a disposizione una sfera di cristallo, qualunque metodologia di valutazione che lavori in questo modo è frutto di ipotesi, che vengono comunque chiaramente presentate dalla metodologia REDD+, la quale però per sua stessa natura non può essere esente da critiche.
Che sono certamente utili se costruttive e collaborative, in altri casi evidentemente no.
Ecco comunque le nostre prime riflessioni rispetto al sopraccitato articolo:
- l’articolo in questione critica la metodologia Verra REDD+ in quanto, a giudizio degli autori, è causa di una sovrastima della quantità di emissioni di gas serra evitate. Nel farlo essi propongono un nuovo approccio metodologico che però non possiede necessariamente alcuna aprioristica superiorità, né concettuale né pratica rispetto a REDD+, essendo anch’esso frutto di altrettante ipotesi ed assunzioni;
- l’articolo in questione non fornisce una sufficiente trasparenza sulle aree selezionate dagli autori all’interno del “gruppo di controllo”, così come non giustifica la scelta di alcuni fattori discrezionali altamente influenti sui risultati dello studio;
- nel fare questa comparazione relativa agli stock di carbonio tra lo scenario reale e lo scenario ipotetico a scelta degli autori ci sembra vengano sottovalutati – o neppure presi in considerazione - una serie di aspetti metodologici importanti (scelta delle aree di controllo, re-assessment quinquennale della baseline,…etc.);
- l’articolo in questione non ha rilevato un problema di applicazione della metodologia REDD+ in nessuno dei progetti investigati, d’altronde non potrebbe esserlo essendo questi progetti certificati;
- una delle caratteristiche del Registro Verra, che ospita i progetti certificati ed i loro crediti di carbonio, è la elevata trasparenza rispetto alle informazioni sui progetti stessi: dal Registro è infatti possibile accedere ad una grande mole di informazioni tecniche, geografiche, di governance, sullo stato di esecuzione e di verifica, sui report di revisione da parte di enti di terza parte. Da un articolo di critica ci attenderemmo perlomeno lo stesso livello di trasparenza sulle assunzioni e sulle scelte, purtroppo non è così.
Quindi, in sintesi:
- gli articoli (specie appunto quest’ultimo citato) sostanzialmente sostengono che, utilizzando aree di controllo differenti rispetto a quelle utilizzate dagli sviluppatori del progetto, risulterebbero minori emissioni evitate rispetto a quanto certificato tramite standard Verra (anche fino al -94%). Noi ci chiediamo: essendo aree differenti rispetto a quelle dei progetti, non note e analizzate con una metodologia altrettanto non perfetta, questa informazione è davvero così interessante?!
- attraverso l'uso di una metodologia di cui viene vantata una naturale preminenza ed una maggiore accuratezza rispetto a quelle REDD+ (?!?!), l'articolo sopraccitato afferma testualmente che il suo intento è quello di fare simulazioni per denunciare pubblicamente che il sistema REDD ha problemi e deve essere migliorato. Al di là dei più o meno opinabili risultati quantitativi espressi dall'articolo, anche Verra sa di dover migliorare alcune aree del sistema REDD, tant’è vero che da oltre un anno ha avviato tavoli pubblici di consultazione e di miglioramento aperti a tutti. Gli autori di questo e di altri articoli, che denunciano così vigorosamente tali problemi, stanno partecipando alle consultazioni pubbliche per contribuire al miglioramento del sistema REDD ed aumentare così la fiducia e la credibilità nel sistema da parte dei tecnici, degli stakeholder di questi progetti e anche dei mercati della decarbonizzazione?
La domanda che allora ci facciamo è quindi: a chi giova questa analisi critica sui progetti REDD, non perfetta e comunque frutto di almeno altrettante ipotesi rispetto a quelle alla base delle metodologie REDD?
Non crediamo giovi alla tutela degli ecosistemi naturali.
Non crediamo serva alle popolazioni locali nelle aree dei progetti, che traggono importanti benefici economici e umani nel partecipare ai progetti REDD.
Non crediamo serva ad un effettivo miglioramento tecnico del sistema REDD+.
Conclusioni
Concludiamo queste nostre riflessioni preliminari riprendendo quanto anticipato superiormente: Verra ha aperto da più di un anno pubbliche consultazioni orientate al miglioramento metodologico di REDD+, proprio con l’obiettivo di rendere più solido uno dei più grandi sistemi di decarbonizzazione e di tutela degli ecosistemi a livello globale.
Un sistema non perfetto ma che probabilmente ad oggi è il contenitore più efficace se si vuole davvero ambire ad un impatto carbonico positivo su larga scala.
Allora perchè scrivere un articolo che pretende di denunciare quanto già noto, peraltro con una metodologia anch'essa evidentemente non perfetta?
Al di là di una probabile e generale ragione di visibilità per chi oggi vuole trattare questi temi in maniera più o meno critica, c’è forse un altro ordine di ragioni che non vogliamo necessariamente imputare agli autori di questo o di altri articoli, ma che forse possono giustificare una più ampia situazione di critica rispetto ai carbon credits da progetti REDD+.
Tra le varie ragioni c’è probabilmente un crescente interesse a “rivalutare” in negativo i progetti REDD+ forse anche per creare spazio commerciale ad altre e nuove “promettenti” tipologie progettuali orientate al sequestro della CO2 atmosferica, nel campo delle applicazioni ingegneristiche “technology based”.
Tecnologie non ancora propriamente mature ma che sono ormai da qualche tempo oggetto di molto interesse e di molti investimenti.
Questa nostra è solo una ipotesi, vedremo come evolveranno le cose.
PV e SC
AGGIORNAMENTI - IL RATING DEI PROGETTI DI GENERAZIONE DEI CREDITI DI CARBONIO
Nel settembre 2023 Rete Clima ha lanciato, prima in Italia, un servizio di rating dei progetti di generazione di carbon credits: si tratta di un servizio che attribuisce un "punteggio di qualità" ai vari progetti di carbon offsetting, pur già certificati.
Sulla base di questo rating Rete Clima offre alle Aziende carbon credits generati da soli progetti di elevata solidità tecnica e comunicativa, evitando rischi di un'azione aziendale non efficace.
Per maggiori informazioni su questo nostro servizio, clicca sul banner a seguito: