Limiti planetari: già superati 6 su 9!

Limiti planetari: già superati 6 su 9!

Si parla sempre più spesso di "confini del Pianeta", cioè i limiti planetari che non dovrebbero essere superati perchè l'uomo possa garantirsi di vivere in sicurezza sulla Terra: fin dal 2009 i ricercatori hanno provato a individuare uno “spazio sicuro” in cui cioè l’uomo potesse agire senza entrare in conflitto con la Natura, senza cioè compromettere lo stato di equilibrio terrestre e le funzioni che la Terra stessa offre all'uomo.

Un gruppo di ricerca internazionale, coordinato da Johan Rockström dello Stockholm Resilience Centre e da Will Steffen dell’Australian National University, nel 2009 aveva infatti proposto un approccio ai confini planetari basato su nove dimensioni:

  • cambiamento climatico;
  • acidificazione degli oceani;
  • riduzione dello strato di ozono;
  • degrado forestale e altri cambiamenti di uso del suolo;
  • modifica dei cicli biogeochimici di azoto e fosforo;
  • eccessivo sfruttamento delle risorse idriche;
  • perdita di biodiversità;
  • inquinamento atmosferico da aerosol;
  • nuove sostanze chimiche artificiali (Novel Entities, tra cui ad esempio il rilascio di polimeri plastici in ambiente).

Questo studio è stato aggiornato nel tempo e qualche giorno fa ne è stata pubblicata l’ultima versione su Science Advances, in cui si ripete la valutazione dello “Stato del Pianeta” su queste 9 dimensioni che per la prima volta vengono valutate tutte in maniera completa e aggiornata.

Il risultato che si legge, e che si può ben comprendere osservando l’illustrazione anche qui riportata (e tratta direttamente dalla pubblicazione), è che sono già stati oltrepassati 6 dei 9 planetary boundaries, e un settimo (l’acidificazione degli oceani) è molto vicino al limite.

In sintesi, quindi: la Terra è ormai già ben al di fuori dello spazio operativo sicuro per l’umanità, a causa dell'uomo stesso!

Fonte: www.stockholmresilience.org

Partendo proprio dalla figura, e così come descritto dai ricercatori, la zona verde è lo spazio operativo sicuro (sotto i limiti).

Il giallo e poi il rosso indicano il superamento del limite e poi il rischio via via crescente: il viola indica la zona ad alto rischio in cui le condizioni del sistema terrestre interglaciale vengono superate con elevata sicurezza.

I valori per le variabili di controllo sono normalizzati in modo che l'origine rappresenti le condizioni medie dell'Olocene e il confine planetario (estremità inferiore della zona di rischio crescente, cerchio tratteggiato) si trovi allo stesso raggio per tutti i confini.

Le lunghezze dei diversi cunei sono scalate in termini logaritmici: i bordi superiori dei cunei per le “nuove entità” e la componente di “diversità genetica” nel confine dell’integrità della biosfera sono sfumati perché l’estremità superiore del rischio non è stata ancora definita quantitativamente o vi è incertezza (ma in ogni caso per entrambe si è ben oltre il limite!). (Richardson et al., 2023)

Pur essendoci ancora incertezza scientifica nel capire esattamente verso dove si sta andando con questi valori, l’oltrepassare i limiti planetari riflette certamente uno sconvolgimento umano senza precedenti del sistema Terra.

Questo aggiornamento sui confini planetari descrive chiaramente un paziente che non sta bene, mentre la pressione sul pianeta aumenta e i confini vitali vengono violati. Non sappiamo per quanto tempo potremo continuare a trasgredire questi limiti chiave prima che le pressioni combinate portino a cambiamenti e danni irreversibili”. Johan Rockström

Per fare un esempio esplicativo più di dettaglio, per quanto riguarda il cambiamento climatico una delle due variabili di controllo è rappresentata dalla concentrazione atmosferica dell’anidride carbonica (ppm CO2): il valore di base preindustriale riferito all’Olocene è pari a 280 ppm CO2.

Il confine planetario, ovvero il limite considerato sicuro, è pari a 350 ppm CO2 ma attualmente, il valore raggiunto è già di circa 420 ppm CO2 e se ne prevede la crescita in poco tempo fino a 450 ppm.

L’unico limite che nel corso degli studi effettuati in questi anni si è leggermente ripreso è quello relativo ai livelli di ozono stratosferico: le politiche globali sull’eliminazione dei gas clorurati causa del cosiddetto “buco dell’Ozono” con il Protocollo di Montreal del 1987 dimostrano che un’azione collettiva di sostenibilità può (ancora) essere possibile.

Oggi, le dimensioni più critiche in cui dobbiamo intervenire oltre ai cambiamenti climatici sono i cicli biogeochimici (che sono quelli che determinano tra le altre cose anche e soprattutto la produzione agricola mondiale) e la perdita di biodiversità.

Possiamo pensare alla Terra come a un corpo umano e ai confini planetari come alla pressione sanguigna. Oltre 120/80 non indica un certo attacco cardiaco ma aumenta il rischio e noi lavoriamo per ridurre la pressione sanguigna." Katherine Richardson dell'Università di Copenaghen (autrice principale dello studio).

E' peraltro interessante vedere l'evoluzione nel tempo di queste pressioni, come da immagine a seguito:

Fonte: www.stockholmresilience.org

Ad oggi il capitale naturale sta diminuendo drasticamente, in relazione all'uomo che sta chiedendo risorse in quantità almeno 1,8 volte superiori a quelle che il Pianeta può offrire.

La situazione è molto più che seria.

GM