Dossier di Legambiente: forte consumo di suolo a fronte di un milione di case vuote

Durante il convegno "Un'altra casa?” Legambiente ha rilasciato un dossier sul consumo di suolo secondo cui, nel periodo 1995-2009 in Italia sono stati costruiti 4 milioni di abitazioni, senza contare quelle ampliate, condonate o tuttora abusive. In più sono stati costruiti uffici, capannoni e centri commerciali.

A fronte di questa smania costruttiva, al 2009 5,2milioni di case nelle grandi città restava vuoto, pur a fronte di un rilevantissimo disagio abitativo, con oltre 110mila famiglie sfrattate solo negli ultimi due anni: e alle case vuote nei grandi centri urbani bisogna aggiungere le case di villeggiatura e le case sfitte nei centri abitati di piccole e medie dimensioni.

In soldoni, tutti questi dati significano che il patrimonio abitativo del 1995 bastava ed avanzava abbondantemente all’Italia del 2006, senza bisogno di una sola altra costruzione.

Secondo Legambiente la realizzazione tra il 1995 e il 2009 di 4 milioni di abitazioni (per oltre 3 miliardi di metri cubi di cemento) non è stata originata dalla domanda delle famiglie, ma dalla speculazione edilizia, per cui il prezzo delle case rimane irraggiungibile per chi ne ha bisogno, a cominciare dai giovani, dagli anziani.

E tutto ciò ha comportato consumo di suolo. Secondo i calcoli di Legambiente, che non quantificano tutto il suolo urbanizzato ma solo quello occupato dagli edifici in senso stretto, nel periodo 1995-2009 sono stati costruiti 72.000 ettari (720 chilometri quadrati): è un dato -si ripete- che non tiene conto delle strade per arrivarci, dei parcheggi e dei giardini.

E’ ora di fare i conti, e farli davvero: paesaggio spesso mutilato dal cemento, costruzioni ancora poco sostenibili dal punto di vista ambientale, settore edile in profondissima crisi (negli ultimi due anni sono rimaste senza lavoro almeno 200.000 persone, con la chiusura di 15mila imprese edili). Con la prospettiva di un paesaggio che presto potrà essere ulteriormente sacrificato in nome della speculazione di una edilizia oggettivamente insostenibile per via dei continui tentativi di condono e per l'affidamento dei beni demaniali agli enti locali.

E i 5,2 milioni di alloggi inutilizzati? Ce li ritroviamo tutti sul gobbo, non solo sotto forma di scempio paesaggistico, ma anche come minor valore delle nostre case.

E' la semplice legge della domanda e dell’offerta: il mattone è una bolla, prima o poi scoppierà, e con tutta quell’edilizia inutile e inutilizzata, i prezzi (che già stanno scendendo: crollate le compravendite e cresciuto l’invenduto, nota Legambiente) non potranno che crollare: ci rimetteranno coloro che hanno investito nella casa i propri risparmi.

Vittorio Cogliati Dezza (Presidente di Legambiente): “Negli ultimi sei mesi ci sono stati ben otto tentativi di far passare un nuovo condono e nella manovra in discussione in Parlamento si scambia la semplificazione con una deregulation esasperata. Ciò dimostra l'incapacità della nostra classe dirigente di pensare a un modello di sviluppo che valorizzi le vere ricchezze del nostro Paese e la sua inadeguatezza ad affrontare le questioni edilizie e abitative. Oltre a peggiorare la qualità della vita delle persone, l'urbanizzazione selvaggia le espone a nuovi rischi, perché nulla si fa sul fronte della sicurezza idrogeologica e sismica”.

Tra le criticità rilevate dall'associazione, la crescita delle periferie delle principali aree urbane senza alcun progetto metropolitano e ambientale, senza servizi e senza trasporto urbano, fattori che portano al degrado della qualità della vita, e la crescita dissennata di seconde case sulle aree costiere e, in generale, nei territori più belli e sensibili del Paese.

Edoardo Zanchini (Responsabile urbanistica di Legambiente): “La capacità di valorizzare le qualità del territorio italiano è una chiave imprescindibile per rispondere alle sfide della globalizzazione, e senza una chiara consapevolezza politica e culturale che lo sviluppo economico imperniato sul mattone è giunto a un punto morto, non usciremo da una situazione complicata e delicata come quella che stiamo vivendo. Per mettervi mano occorre avere ben presenti gli errori che l'hanno generata. Il primo sta nel pensare che sia principalmente una questione di procedure e che la risposta sia una deregulation sempre più spinta. Il secondo è credere che le questioni edilizie e urbanistiche siano da risolvere a livello locale, con strumenti e contrattazioni a livello comunale. Con comuni che ripianano i bilanci con gli oneri di urbanizzazione di speculazioni edilizie, ma continuano a non avere aree o soldi per realizzare gli interventi di cui ci sarebbe bisogno, a meno di non regalare altri metri cubi alla speculazione".

Per Legambiente se si vuole uscire dalla crisi economica, bisogna mettere in campo nuove idee e politiche per i centri urbani, e sostituire al modello di sviluppo centrato sul mattone, un altro più moderno e attento all'innovazione energetica e tecnologica, che abbia al centro il recupero del patrimonio edilizio, fermi il consumo di suolo e dia risposta alla domanda abitativa.

Ancora Zanchini: “In tutti i principali Paesi europei, negli Stati Uniti come in Russia, in Cina e India esiste un ministero che si occupa dei problemi delle città e dell'edilizia abitativa. Non dobbiamo riportare poteri allo Stato, semmai pretendere che finalmente si esercitino indispensabili compiti di indirizzo in materie fondamentali come il governo del territorio, la tutela dell'ambiente e del paesaggio, il diritto alla casa e all'accesso ad alcuni servizi essenziali. Indirizzi che saranno le Regioni a declinare con norme regionali e i comuni a introdurre nei loro strumenti di pianificazione, ma senza le quali è impossibile muovere alcun cambiamento”.


Lo Staff di Rete Clima®



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