Rapporto “Ecosistema Rischio 2011”: nell’85% dei Comuni a rischio esistono edifici esposti a frane
E’ stato reso pubblico qualche giorno orsono il report “Ecosistema Rischio 2011”, frutto di una indagine condotta da Legambiente e dal Dipartimento delle Protezione civile che ha focalizzato l’attenzione sul rischio idrogeologico in Italia anche alla luce dei recenti eventi distruttivi liguri e siciliani: che hanno riportato l’attenzione, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, sui rischi per il nostro territorio causati dal cemento selvaggio ed accresciuti dal riscaldamento climatico.
Lo studio ha permesso di evidenziare che circa l’85% dei comuni intervistati (1.121) sul proprio territorio comunale ha la presenza di edifici costruiti su aree a rischio franoso; il 56% dei comuni ha dichiarato di aver isolato fabbricati industriali in zone pericolose, il 31% interi quartieri, il 20% strutture pubbliche come scuole e ospedali, il 26% strutture commerciali o ricettive.
Il rischio complessivo di questi interventi ricade così un totale di circa 5 milioni di italiani.
Rossella Muroni (Direttrice generale di Legambiente): “I drammatici eventi che hanno colpito di recente Liguria, Toscana, Sicilia, Calabria sono solo le ultime tragiche testimonianze di quanto il territorio italiano abbia bisogno non solo di un grande intervento di prevenzione su scala nazionale ma anche di come la popolazione debba essere informata e formata ad affrontare gli eventi calamitosi”.
E suonano significative le parole del neo Ministro dell’ambiente Corrado Clini secondo cui servirà un piano di 20 anni e di oltre 40 miliardi di euro per poter affrontare il dissesto idro-geologico nazionale.
La vigilia di Natale il Ministro ha annunciato a Trieste la realizzazione di un progetto ventennale per sanare le criticità sul territorio italiano: il piano, che dovrebbe essere presentato entro la fine di gennaio 2012, sarà finanziabile anche grazie a nuove imposte regionali (mediante addizionali sulle accise, per esempio) vincolate alla protezione dell'ambiente, in una sorta di federalismo fiscale destinato alla salvaguardia dell’ambiente locale.
Clini: “Negli ultimi vent'anni i danni da dissesto idrogeologico sono stati stimati intorno ai 2,5 miliardi di euro all'anno. Se non si inverte il trend, i danni continueranno a crescere perché gli eventi diventano più frequenti".
Queste sono parole giuste, finalmente, che non fanno davvero rimpiangere il Ministro Prestigiacomo.
Lo Staff di Rete Clima