Emissioni urbane di gas serra: le città che diventano carbon neutral (ad emissioni zero)
Riportiamo i casi di due grandi città che hanno avviato azioni orientate alla seria decrescita delle proprie emissioni di gas serra, con l’obiettivo ambizioso di poter diventare città "carbon neutral" (cioè ed emissioni di CO2 zero).
La città di cui stiamo parlando sono Melbourne e New York, ed è singolare considerare come entrambe siano situate in Stati che stanno subendo in maniera significativa gli effetti del climate change.
Partiamo da New York, recente “vittima” dell’uragano Sandy e già orientata verso una riduzione del 30% delle emissioni entro il 2030: secondo il rapporto dell'Urban Green Council "90 by 50" la città potrebbe ridurre le proprie emissioni climalteranti del 90% entro il 2050.
Questo importante obiettivo, coerente sia con la necessità di significativa azione del mondo sviluppato (che ha importanti responsabilità emissive a livello storico) che con l’esigenza di limitare la responsabilità climatica delle megalopoli (altamente impattanti a livello climatico oltre che estremamente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico), può essere “facilmente” raggiungibile già con le tecnologie odierne.
Russel Unger (Direttore esecutivo dell'Urban Green Council): “Quello che abbiamo cercato di fare è di affrontare quel senso quasi di disperazione che vediamo oggi tra la gente preoccupata dai cambiamenti climatici. C'è stata così tanta enfasi sulla legislazione nazionale e gli accordi internazionali che, nel momento in cui quei tentativi sono falliti, la preoccupazione è diventata: 'Esiste un'alternativa?'".
L’alternativa pare esistere, dal momento che il report ipotizza la necessità di investimenti economici ingenti ma non proibitivi, comunque coerenti con gli ordini di grandezza dei bilanci della città, che si costituiscono di fatto come strada per la mitigazione climatica (che deve andare di pari passo all'adattamento).
Russel Unger: “Volevamo capire se gli obiettivi di cui avevamo sentito parlare fossero raggiungibili. Da un punto di vista tecnico abbiamo ottenuto una risposta positiva”.
Come è facile immaginare il target di azione primario identificato dal report sono gli edifici urbani, attualmente responsabili di circa il 75% delle emissioni di gas serra urbane: mediante un mix di interventi sugli edifici a livello strutturale (per l’aumento della loro efficienza energetica mediante il miglioramento dell’isolamento termico, installazione di tripli vetri, eliminazione delle finestre a tutta altezza) ed impiantistico (pannelli fotovoltaici monocristallini ad alta efficienza, collettori solari termici, pompe di calore ed impianti geotermici) si potrebbe arrivare ad una radicale riduzione delle loro emissioni.
Ma oltre agli edifici il report parla anche di trasporti, di rifiuti e di un’altra serie di ambiti di lavoro ben approfonditi e dettagliati a livello tecnico.
Quale la spesa prevista? Complessivamente si dovrebbero spendere 5 miliardi di dollari l’anno, pari allo 0,4% del PIL cittadino, con una spesa complessiva di 167 bilioni di dollari (calcolati sul valore del dollaro nel 2012): la spesa determinerebbe però un risparmio di 148 miliardi di dollari, determinando un costo reale di meno di 20 miliardi.
Se New York riflette sui possibili orientamenti delle politiche di riduzione degli sprechi energetici (e delle emissioni collegate agli usi finali dell’energia) Melbourne appare essere già più avanti lungo questa strada virtuosa.
Grazie agli interventi di efficientamento avviati dal City Council Melbourne ha già raggiunto il primo step della certificazione Carbon Neutral, con l’obiettivo di arrivare al 2020 ad emissioni zero: l’attuale certificazione è stata rilasciata dal Low Carbon Australia, organo di certificazione ufficiale australiano, a sancire il raggiungimento di una prima serie di obiettivi ottenuti nel periodo 2002-2012.
Era infatti il 2002 quando il City Council decise che Melbourne sarebbe diventata una "neutral city" entro il 2020, con una particolare azione verso gli edifici urbani: in questa logica la partenza è stata la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico. La nuova sede del Municipio è stato il primo edificio australiano ad aver ricevuto le six-star green star: costruito completamente in bioedilizia, il palazzo è alimentato da un impianto di cogenerazione che copre il 30% dei suoi consumi, un sistema per il riciclo delle acque piovane e grigie, due impianti solari per la produzione elettrica e per l’acqua calda, e di un involucro edilizio ad altissime prestazioni.
Arron Wood (Assessore all’Ambiente di Melbourne): “Stiamo offrendo nuove soluzioni per la gestione dei rifiuti, riqualificando molti dei nostri edifici comunali con l’installazione di sistemi efficienti di riscaldamento e raffreddamento, e migliorando notevolmente il nostro sistema di illuminazione per abbattere i consumi elettrici”.
Ma anche il settore dell’edilizia privata è stato fortemente coinvolto in questo processo virtuoso (si conti che il programma “Carbon Neutral Program” ha reso disponibile i fondi economici per la riqualificazione energetica di 1.200 abitazioni private), insieme alle Aziende (coinvolte in processi di efficienza grazie alle sovvenzioni governative), alla mobilità (mediante la creazione di una rete di percorsi ciclabili ed il miglioramento del sistema di trasporto pubblico), alla fruizione dell’acqua (con installazione di serbatoi per la raccolta delle acque piovane, riducendo i consumi idrici per l’irrigazione dei parchi e delle aree verdi).
E in Italia cosa succede?
Torniamo a parlare dell’esperienza di Bolzano, la quale (insieme ad Innsbruck) mira a diventare smart city nel giro di 5 anni
Grazie a fondi della Commissione Europea (si parla di 8 milioni di euro nell’ambito del progetto europeo “Sinfonia”), si potranno riqualificare oltre 36mila mq di edifici pubblici, con un miglioramento della rete di teleriscaldamento e dell’efficienza delle abitazioni, per ottenere un risparmio complessivo di energia primaria del 40% ed un aumento del 20% dell’impiego di fonti rinnovabili.
I partner che prenderanno parte al progetto spartendosi i fondi sono: EURAC, Comune di Bolzano, Istituto per l’edilizia sociale (IPES), Agenzia CasaClima e Società elettrica altoatesina (SEL).
Maria Chiara Pasquali (Assessore all’Urbanistica di Bolzano): “Grazie a questa iniziativa Bolzano diventa il banco di prova per un innovativo modello per il risanamento delle città. Credo che con questo progetto abbiamo la possibilità di ristrutturare un grande patrimonio pubblico di edilizia agevolata”.
Lo Staff di Rete Clima®
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