COP 21 di Parigi: al via la Conferenza sul clima
Al Parc des Expositions Paris le Bourget di Parigi si è aperta oggi la 21° Conferenza delle Parti (COP 21), l’organismo di governo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).
La situazione climatica è grave, dal momento che il World Meteorological Organization ha comunicato nei giorni scorsi che il 2015 sarà l’anno più caldo di sempre, superando gli storici record del 2014 e del 2013: questa dinamica è correlata anche al nuovo record di concentrazione di gas serra in atmosfera, che nei mesi scorsi hanno superato i 400 ppm (parti per milione), spingendo l’aumento di temperatura globale a +1°C rispetto all’era pre-industriale.
Scopo dell’incontro di Parigi sarà quello di cercare di limitare l’aumento della temperatura terrestre entro la fine del secolo a +2°C rispetto ai livelli preindustriali, un limite riconosciuto di “sicurezza relativa” da parte dell’Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change), in linea con gli obiettivi dell’UNFCCC quali la “stabilizzazione delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera a livelli che prevengano un’interferenza pericolosa, di origine umana, con il sistema climatico terrestre”.
Per raggiungere questo obiettivo di contenimento del riscaldamento climatico entro i +2°C entro il 2100, l’IPCC stima necessario ridurre le emissioni di gas serra del 70% entro il 2050, fino a raggiungere la carbon neutrality (emissioni zero) al più tardi entro il 2100.
In realtà l’obiettivo dei +2°C sembra già da fin d'ora non raggiungibile nell'ambito degli obiettivi dell'accordo in avvio di costruzione: secondo gli INDC presentati dai 181 Paesi partecipanti e in assenza di particolari evoluzioni ad oggi non prevedibili (e comunque non ragionevoli), l’obiettivo atteso è di circa 2,7 °C di aumento di temperatura rispetto al periodo preindustriale (si ricorda che gli INDC - “Intended Nationally Determined Contribution” – corrispondono all’indicazione di impegno riduzione emissiva di un Paese a partire dal 2020).
L’aspettativa non è esaltante, anche perché ci si attende la definizione di un accordo finale che ad oggi ancora non si sa se sarà vincolante.
Tuttavia, esistono anche segni di positività in questa COP 21: innanzitutto è stato richiesto ai singoli stati di definire i propri impegni climatici in maniera chiara ed in anticipo rispetto al momento negoziale (mediante gli INDC), oltre al fatto che cresce il numero di paesi coinvolti (la Cop 3 del 1997, da cui poi nacque il Protocollo di Kyoto, riuniva Paesi per un controvalore del 12% delle emissioni totali di gas climalteranti, mentre ad oggi a Parigi la quota delle emissioni nazionali rappresentate alla COP 21 di Parigi arriva al 94%).
Ecco il messaggio di Papa Francesco per l’avvio di questa COP 21, il quale auspica: “una vera collaborazione tra la politica, la scienza e l’economia è in grado di ottenere risultati importanti. Questa presa di coscienza profonda ci porta a sperare che, se l’umanità del periodo post-industriale potrebbe essere ricordata come una delle più irresponsabili nella storia, l’umanità degli inizi del XXI secolo possa essere ricordata per aver assunto con generosità le proprie gravi responsabilità”.
E poi ancora: (il clima è) “un bene comune, di tutti e per tutti e i cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità”.
Per questo il Papa auspica che la COP 21 “porti a concludere un accordo globale e trasformatore, basato sui principi di solidarietà, giustizia, equità e partecipazione, e orienti al raggiungimento di tre obiettivi, complessi e al tempo stesso interdipendenti: la riduzione dell’impatto dei cambiamenti climatici, la lotta contro la povertà e il rispetto della dignità umana”, rispondendo così a urgenti istanze climatiche integrando “una prospettiva sociale che tenga conto dei diritti fondamentali dei più svantaggiati”, specie considerando che “l’abuso e la distruzione dell’ambiente, allo stesso tempo, sono associati ad un inarrestabile processo di esclusione”.
Speriamo quindi che dalla COP 21 possano emergere soluzioni condivise di maggior ambizione anche perché, come dice Michel Jarraud (Segretario Generale del World Meteorological Organization): (le emissioni) “possono essere controllate. Abbiamo le conoscenze e gli strumenti per agire. Abbiamo la possibilità di scegliere, le generazioni future no”.
Concludiamo citando ancora le parole di Papa Francesco, secondo cui: “Il clima è un bene comune, oggi gravemente minacciato: lo indicano fenomeni come i cambiamenti climatici, il riscaldamento globale e l’aumento degli eventi meteorologici estremi. Un tema la cui importanza e urgenza non possono essere esagerate”.
Lo Staff di Rete Clima®