Approvato dal CIPE il Piano di Azione Nazionale per la riduzione di gas serra: la strada è la decarbonizzazione dell’economia

Approvato dal CIPE il Piano di Azione Nazionale per la riduzione di gas serra: la strada è la decarbonizzazione dell’economia

Nella seduta dello scorso 8 marzo il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ha approvato l'aggiornamento del Piano di Azione Nazionale per la riduzione delle emissioni di gas serra (ex Lege 120/02).

L’approvazione del Piano di Azione Nazionale per la riduzione di gas serra rimodula la strategia rivolta alla decarbonizzazione dell’economia nazionale, in linea con gli impegni internazionali di mitigazione climatica.

Secondo il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini: "L’Italia deve adottare un’agenda verde per la crescita con un programma coerente e integrato di misure per la decarbonizzazione dell’economia, che guardi non solo al breve ma anche al medio-lungo periodo. (…) Occorre cogliere le enormi potenzialità per investimenti e lavoro presenti nei settori della green economy in senso stretto, e nelle altrettanto grandi prospettive di ripresa e di sviluppo legate alla trasformazione dei settori produttivi tradizionali e maggiormente inquinanti".

Sul comunicato stampa presente sul sito del Governo si legge: "L’aggiornamento, infatti, prevede di proseguire il processo di decarbonizzazione dell’economia del Paese tramite azioni di supporto alla green economy, in coerenza con la Strategia Energetica Nazionale. Tra le misure proposte, si segnalano il prolungamento delle detrazioni di imposta per l’efficienza energetica in edilizia, l’estensione fino al 2020 dei certificati bianchi per il risparmio energetico, nuove misure per la promozione di fonti energetiche rinnovabili sia elettriche che termiche, l’istituzione del catalogo delle tecnologie verdi e il rifinanziamento del Fondo rotativo di Kyoto. L’attuazione di alcune di tali misure è subordinata all’adozione di provvedimenti normativi e alla relativa copertura finanziaria attraverso risorse disponibili a legislazione vigente o con nuovi stanziamenti".

La notizia è importante, e va incontro alle logiche di una chiara roadmap per la decarbonizzazione richiesta ancora recentemente dal WWF.

E va incontro anche all’ulteriore allarme degli scienziati che si occupano di climate change, i quali chiedono con forza la diminuzione delle emissioni di gas serra, pena la catastrofe climatica (fino ai + 4 / 6°C entro la fine del secolo).

Ma l’allarme, come abbiamo più volte presentato anche su questo sito, non arriva solo dal mondo scientifico quanto anche dal mondo dell’economia, che giustamente teme le ricadute del clima impazzito sul sistema economico attuale e futuro. A questo proposito si segnala il recente rapporto di PwC Low Carbon Economy Index, il quale relazione circa lo stato di avanzamento delle economie sviluppate ed emergenti nel campo delle misure per ridurre la loro intensità di carbonio (intesa come la quantità di CO2eq prodotta per unità di PIL). Secondo il report, se si registra un attuale aumento delle temperature di + 0,8° C rispetto ai livelli preindustriali, con gli attuali tassi di crescita delle emissioni climalteranti il XXImo secolo potrebbe chiudersi con un riscaldamento globale fino a + 6° C.

Secondo gli analisti di PwC se pure l’intensità delle emissioni nel periodo 2000-2011 sia stata in calo (con una riduzione globale del -0,8%), per limitare il riscaldamento globale ai “soli” +2° C è necessario un impegno notevolissimo che possa portare a ridurre l’intensità di carbonio del -5,1% l’anno (fino al 2050).

Dal report di PwC: "La sfida è ora quella di attuare riduzioni sulla scala delle giga tonnellate in tutti i settori dell’economia, dalla produzione energetica, ai trasporti fino ai programmi di protezione forestale". Pare una impresa difficile, se gli Stati Nazionali (le Cop) alla Cop 18 di Doha lo scorso dicembre non hanno saputo fare di meglio che rinviare l’avvio del secondo periodo di impegno Protocollo di Kyoto.


Lo Staff di Rete Clima®