Cina: la prima vittima del picco di petrolio?
La Cina potrebbe presto diventare il primo grande paese vittima del picco del petrolio.
In un interessante articolo di Tom Whipple, uno dei maggiori analisti statunitensi del picco del petrolio, pubblicato anche sul sito Post Carbon Institute in agosto, l’autore si chiede se il colosso asiatico sarà in grado di mantenere anche per i prossimi anni l’attuale frenetico tasso di crescita economica (che all’inizio di quest’anno l’incremento del Pil si avvicinava al 12%, grazie soprattutto agli effetti dei diversi pacchetti di stimolo finanziario).
L’allarme è dato soprattutto dal fortissimo consumo di energia, raddoppiato in soli 5 anni, che rischia di scontrarsi con la prevedibile impennata dei prezzi energetici mondiali provocata dall’aumento del consumo di petrolio: in cinque anni -infatti- la Cina ha raddoppiato i suoi consumi di energia, diventando il primo consumatore mondiale di energia (superando anche gli Stati Uniti) grazie a tassi di crescita del Pil nazionale intorno al 10%.
Whipple ritiene che anche con una crescita del Pil più ridotta, dell’8-10% annuale, la Cina dovrà importare ogni giorno circa 500mila barili di petrolio in più rispetto a quanto già avveniva nel giugno 2010 (pari a 5,4 mln di barili/giorno).
Al momento presente il governo cinese è consapevole dei livelli di crescita delle importazioni di petrolio e per questo si sta impegnando a sviluppare una serie alternative come i programmi nazionali per incrementare l’efficienza energetica e la diffusione delle fonti rinnovabili, come per l’eolico l’impressionante piano per 130.000 MW.
Ma anche nell’acquisto di grandi quantitativi di carbone dall’estero e nell’aumentare la produzione nazionale di petrolio e di gas.
Mentre ormai non si contano le infinite code sulle autostrade cinesi, intasate dai camion che trasportano quel carbone su cui comunque ancora si basa il sistema energetico cinese.
E i danni ambientali e climatici che si stanno verificando con continuità sul paese stanno creando problemi di carenze alimentari, aprendo forse la strada ad una nuova consapevolezza sulla necessità di nuove strade di sviluppo.
Lo Staff di Rete Clima®