Cop 27: confermati gli obiettivi climatici, scarsa attenzione alla mitigazione
All'alba di ieri, domenica 20 novembre, si sono chiusi i lavori negoziali della Cop 27 (la Conferenza delle Parti aderenti all'UNFCCC, la Conferenza dell'ONU sui cambiamenti climatici) a Sharm El Sheikh.
La location egiziana non era delle migliori, l'eco dei diritti civili negati non si è mai sopito durante la Cop; le lobby delle fonti fossili erano presenti in gran numero (costituivano la delegazione più numerosa, con oltre 600 delegati); la motivazione non era da più parti adeguata a scelte climatiche "coraggiose".
Sono probabilmente questi gli elementi che più hanno concorso a generare i risultati complessivamente poco soddisfacenti (specie per le ambizioni climatiche Europee) che le varie delegazioni riportano a casa e che il Mondo intero osserva.
Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, in conclusione della Conferenza ha dichiarato: "Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni ora, questa è una domanda a cui questa COP non ha risposto".
La nota positiva forse più significativa è che è stato istituito un Fondo per la compensazione economica dei Paesi più colpiti dal riscaldamento climatico – che paradossalmente sono coloro che hanno minore responsabilità storica relativamente al climate change – per le perdite e danni ("loss and damage") collegati al riscaldamento climatico.
Questa notizia è stata salutata con gioia da molti Paesi del mondo, in primis i Paesi africani: per il futuro servirà vigilare affinchè questi fondi siano utilizzati (solo) per scopi climatici.
Negativa la rinuncia ad innalzare l’ambizione della Cop26 di Glasgow: viene confermato l'obiettivo di contenere il riscaldamento climatico a +1,5°C rispetto all’era preindustriale, ma a livello di strategie di mitigazione (cioè l'insieme delle azioni rivolte a ridurre le emissioni) si è rimasti fermi agli obiettivi precedenti.
Se pure il documento conclusivo della Cop sottolinea l'importanza della transizione alle fonti rinnovabili e auspica l'eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, l'unico obiettivo definito è solo la riduzione della produzione elettrica a carbone con emissioni non abbattute, non l'eliminazione.
Gas e combustibili fossili non sono stati citati, come invece richiesto all'inizio della Conferenza e da molti Paesi e dalla società civile, che auspicavano emergere dalla Cop concreti obiettivi di loro riduzione.
La Cop27 riconosce che per mantenere l'obiettivo di 1,5°C è necessaria una riduzione delle emissioni climalteranti del -43% al 2030 rispetto al 2019: con gli impegni di decarbonizzazione attuali - tuttavia - il taglio di emissioni sarebbe solo dello 0,3% al 2030 rispetto al 2019, un valore totalmente irrilevante ed estremamente preoccupante.
Per questi gli stati che non hanno ancora aggiornato i loro obiettivi di decarbonizzazione (Ndc) sono invitati a farlo entro il 2023.
Arrivederci alla COP 28 di Dubai, tra un anno: un anno in cui i combustibili fossili e le major del petrolio potranno continuare a prosperare, a discapito del clima di tutti.
La cosa certa è che quindi il bilancio di questa Cop non è propriamente positivo, l'altra cosa certa è che il tempo passa ed il clima continua a riscaldarsi, indipendentemente dagli accordi (o non-accordi) internazionali sul clima.
Serve allora agire in altri contesti, con azioni diffuse sui territori, con politiche e strategie volontarie di decarbonizzazione, con la collaborazione di tutti. Aziende in primis!
Una nota sulla presenza italiana a questa Cop: il neo Ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha abbandonato la Conferenza delle Parti sul clima già martedì scorso (dopo aver dichiarato che l’Italia auspicava uno "strumento ridotto” rispetto al sopraccitato fondo "loss and damage"), mentre la gran parte degli altri Ministri europei sono stati presenti a Sharm El Sheik in forma continuativa, al lavoro nei vari tavoli.
Staff di Rete Clima