Crediti di carbonio: molto rumore per (quasi) nulla

Crediti di carbonio: molto rumore per (quasi) nulla

Un gruppo di scienziati risponde alle critiche del Guardian sull’affidabilità del sistema REDD+ e dei relativi crediti di carbonio

In un nostro precedente articolo di approfondimento della scorsa primavera 2023 avevamo condiviso una analisi critica dell'articolo di denuncia di The Guardian relativamente alla presunta fallacia dei progetti REDD+ (Reducing emissions from deforestation and forest degradation), certificati dallo standard Verra e finalizzati alla generazione di crediti di carbonio, che venivano definiti come “inconsistenti per almeno il 90%”.

Tali accuse già di per sè generiche, che ben presto sono state peraltro impropriamente generalizzate dai vari commentatori a tutto il mondo dell'offsetting (quindi sia progetti naturali, sia tecnologici), trovavano origine da tre precisi articoli scientifici, tra cui primariamente quello di West et al. 2023.

Questo articolo, poi pubblicato nel settembre 2023 sulla celebre rivista Science con il titolo "Action needed to make carbon offsets from forest conservation work for climate change mitigation", è stato utilizzato come principale fondamento delle critiche mosse dal Guardian.

Dopo mesi di dibattito non sempre costruttivo e comunque spesso non competente, che ha diviso le posizioni tra chi sosteneva le accuse del Guardian e tra chi difendeva l’operato di Verra, pochi giorni orsono è stato pubblicato un paper dal titolo "Serious errors impair an assessment of forest carbon projects: A rebuttal of West et al. (2023)".

Tale articolo opera una revisione tecnica e contesta il sopraccitato articolo di West et al. 2023, offrendo conclusioni importanti a sostegno della validità dei progetti REDD e dei crediti di carbonio da essi generati.

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Chi legge potrà ricordare che lo staff tecnico di Rete Clima lo scorso settembre aveva comunque già contestato anche lo specifico articolo di West ed al., appena a seguito della sua pubblicazione su Science.

L’articolo di West et al. (2023) dovrebbe essere ritirato o fortemente rivisto

L'articolo di critica al lavoro di West et a. (2003) è stato scritto dal Prof. Ed Mitchard insieme ad altri esperti del settore, con incarichi in varie organizzazioni internazionali come NASA, Conservation International, UCLA, l'inglese University of Geoscience of Edinburgh, Swiss Finance Institute Center e USI (Università della Svizzera Italiana).

Il gruppo di scienziati è giunto a una severa conclusione: l’articolo di West et al. (2023) dovrebbe essere ritirato o quantomeno fortemente rivisto nelle sue conclusioni, considerato le gravi imprecisioni che lo caratterizzano.

L'articolo di revisione tecnica di Mitchard et al. (2023) ha analizzato meticolosamente la metodologia, l’interpretazione dei dati e le conclusioni dell’articolo originale di West et al. (2023), ma in particolare ha evidenziato l’importanza della condivisione dei dati e la necessità di una revisione tra pari (peer review).

Nel prosieguo, riportiamo sinteticamente le principali criticità che gli autori hanno riscontrato.

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Comparazione tra area del progetto e scenario controfattuale

Il metodo utilizzato da West et al. (2023) per comparare ciascuna area del progetto REDD+ “Project Area” (PA) al suo scenario controfattuale (ovvero lo scenario in assenza del progetto) è quello del controllo sintetico, cd. “synthetic control”.

Sono state usate - cioè - aree proxy della stessa dimensione delle aree della Project Area, che si presume abbiano la stessa "esposizione” alla deforestazione rispetto alle aree del progetto che vengono via via analizzate.

Secondo gli autori, l’utilizzo di questo metodo presenta delle gravi limitazioni.

Ad esempio, le aree di progetto in Perù ed in Colombia sono state confrontate con aree di simile dimensione localizzate sul versante opposto delle Ande ma incomparabili in termini di:

* bioma,

* specie vegetali presenti

* accesso ai mercati internazionali (leggi l'articolo "L'Europa importa deforestazione"),

cioè gli specifici fattori che sono riconosciuti universalmente come driver della deforestazione.

Inoltre, è stata riscontrata l’omissione di variabili chiave come, per esempio, la “distanza dalle strade” (indice del effettivo grado di accessibilità alle aree selezionate - e quindi - della facilità di loro deforestazione).



Utilizzo del dataset

West et al. hanno basato la loro analisi sul dataset “Global Forest Change” (GFC), un tool progettato per essere utilizzato come “stratificatore per individuare l’estensione e/o il cambiamento delle foreste mediante un campione probabilistico”.

Il provider del tool afferma esplicitamente che "la stima definitiva dell'area non dovrebbe essere effettuata utilizzando il conteggio dei pixel degli strati di perdita forestale" e che “i dati non soddisfano gli standard per la stima del cambiamento della copertura del suolo stabiliti dall’IPCC” (cioè l'Intergovernamental Panel on Climate Change).

Ciò inevitabilmente fa crescere l'incertezza nel confronto tra le aree del progetto e le aree di controllo, quindi riduce le possibilità che un progetto di successo venga identificato come tale, o che i suoi benefici siano pienamente riconosciuti.

Inoltre, il set di dati sulla deforestazione globale che è stato utilizzato contiene errori inevitabili collegati alla sua sensibilità, che è cambiata nel tempo man mano che cambiavano i satelliti disponibili.

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Ciò significa che i progetti che hanno contribuito a ridurre la deforestazione hanno avuto meno probabilità di essere rilevati come tali.

Gli autori, ad esempio, fanno riferimento a un ampio studio condotto nell’Africa sub-sahariana che avrebbe erroneamente portato ad assegnare una efficacia del solo 10% ad un progetto che in realtà avrebbe mostrato un’efficacia del 100% rispetto al target certificato di capacità di generazione di crediti di carbonio.

Errori nel calcolo dei benefici circa il risparmio di carbonio

Nel documento West et al. sono stati commessi errori di calcolo nel calcolare la quantità di carbonio evitato grazie ai progetti: in particolare i due diversi errori di calcolo hanno congiuntamente sottovalutato la capacità dei progetti di evitare il rilascio di carbonio in atmosfera con un errore pari al 62%.

West et al. non hanno inoltre calcolato l’incertezza sulle loro stime rispetto alla quantità di crediti di carbonio generati dal progetto e correttamente certificati, né hanno adottato un metodo formale di verifica delle loro ipotesi.

Questi limiti hanno fatto sì che i loro risultati appaiano più precisi di quanto non lo siano in realtà, e possono aver ragionevolmente aver contribuito a generare una errata interpretazione secondo la quale i progetti REDD siano inutili.

Ciò è aggravato dal fatto che le conclusioni a cui sono giunti gli autori generalizzano i risultati dello studio sulla base di un campione non casuale di 24 progetti rispetto a un potenziale set di 103 progetti REDD certificati da Verra.

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Conclusioni

Questo nostro breve articolo non mira ad illustrare completamente tutte le contro-critiche operate al problematico articolo di West et al. (2023), da cui ha preso origine la contestazione ai progetti di carbon offsetting ed ai relativi crediti di carbonio da parte di Die Zeit e The Guardian: tutte le controcritiche di Mitchard et al. (2023) si possono però ben leggere al link sopra postato.

La faccenda complessiva è spiacevole. Le imprecisioni dell'articolo di West et al. (2023), peraltro da noi già contestato lo scorso settembre con un nostro articolo su questo sito, hanno avviato una critica aprioristica non solo relativamente ai progetti REDD, ma all'intero mondo dei progetti di generazione di crediti di carbonio per il carbon offsetting.

Una dinamica già spiacevole è stata infatti ulteriormente acuita da un clamore scoordinato e non competente, che ha trovato nei carbon credits il bersaglio di critiche improprie e spesso molto dure.

Sarebbe bello un feedback da parte degli autori di West ed al. (2003), che hanno contribuito ad accrescere dubbi ed incertezze verso un sistema creditizio sicuramente migliorabile (tanto più che i miglioramenti sono in corso da tempo da parte di Verra), ma che ad oggi si costituisce come la più grande opportunità mondiale di conservazione naturale e di decarbonizzazione.

Siamo curiosi, se succederà vi terremo informati sulle pagine di questo sito.



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