Quando i robot fanno disinformazione sul riscaldamento climatico
La BBC ed il Guardian hanno postato una news interessante in merito ad studio condotto presso la Brown University, che ha rilevato l'esistenza di un numero importante di tweet sui cambiamenti climatici ragionevolmente inseriti da bot, con il 100% di questi "tweet anomali" di carattere negazionista rispetto al riscaldamento climatico.
Il team di ricerca ha infatti analizzato 6,5 milioni di tweet pubblicati nel giugno 2017, il periodo in cui Donald Trump ha annunciato l'uscita gli Stati Uniti dall'Accordo sul clima di Parigi, scoprendo che circa il 25% dei tweet sui cambiamenti climatici è stato probabilmente pubblicato da bot: la maggior parte di questi tweet erano orientati a smentire il riscaldamento climatico globale o comunque a rifiutare la scienza del clima.
Una ricerca interessante nata, secondo Thomas Marlow (Dottorando di ricerca della Brown University, che ha guidato lo studio), perché con i propri colleghi "ci siamo chiesti sempre perché ci fossero livelli persistenti di negazionismo su temi verso cui la scienza è chiara e concorde".
Ma cosa sono i bot e perchè vengono usati?
I bot sono software che possono "mascherarsi" da umani, utilizzando profili di social network teoricamente collegati a persone fisiche.
Emilio Ferrara, Professore presso l'Università della California del Sud, ha condotto le sue ricerche sull'influenza dei robot, alla BBC ha spiegato che questo tipo di software viene utilizzato per amplificare ad arte uno specifico messaggio: "Pensiamo a un robot come a un megafono" (...) "I robot danno l'impressione che ci sia un supporto organico dietro un movimento o un'idea".
"Questi risultati suggeriscono un impatto sostanziale dei robot nell'amplificare i messaggi di rifiuto dei cambiamenti climatici", si legge invece sul Guardian.
Sebbene lo studio della Brown University non sia stato in grado di identificare chi ha creato i bot, il Professor Ferrara alla BBC ha affermato che c'è un serio motivo di preoccupazione: "Se qualcuno sta manipolando i messaggi che fruiamo online, allora c'è motivo di temere che stiano cercando di modificare le percezioni e le convinzioni delle persone".
Stephan Lewandowsky dell’Università di Bristol, autore nel 2019 dell'importante studio “Attitudes towards climate change are mediated by perceived social consensus” (scaricabile al termine dell'articolo), ha detto al Guardian di "non essere affatto sorpreso dello studio della Brown University" e che i tweet negazionisti "il più delle volte, risultano avere tutte le impronte digitali dei robot. Più troll negazionisti ci sono e più è probabile che le persone pensino che ci sia una diversità di opinioni e che quindi venga indebolito il loro sostegno alla scienza climatica. In termini di influenza, sono personalmente convinto che questi post facciano la differenza, anche se questo può essere difficile da quantificare".
Un altro degli autori di quello studio, lo scienziato cognitivo australiano John Cook, dice che "I robot sono pericolosi e potenzialmente influenti" e che ci sono prove che dimostrano che quando le persone sono esposte a fatti falsi e a disinformazione spesso si lasciano fuorviare.
E poi: "Questo è uno degli elementi più insidiosi e pericolosi della disinformazione diffusa dai robot: per la gente non solo la disinformazione è convincente, ma la sola semplice esistenza della disinformazione sui social network può indurre le persone a fidarsi di informazioni poco accurate o a non prendere in considerazione i fatti scientifici".
Che invece sono assolutamente certi e condivisi dal mondo scientifico, che è certo che il riscaldamento climatico sia di origine antropica.
Vedendo la forza storica del negazionismo climatico, la grande diffusione delle fake news sui social, l'influenza che notizie anche poco affidabili nella mente delle persone con una limitata cultura scientifica c'è da preoccuparsi: specie a fronte di un riscaldamento climatico che prosegue incessantemente e diventa sempre meno gestibile e sempre più pericoloso.
Lo Staff di Rete Clima.