Europa carbon neutral entro il 2050: i nuovi ambiziosi obiettivi del Green Deal
“In tutta la storia le guerre e le pandemie hanno cambiato il corso del mondo. Sicuramente questo varrà anche per questa pandemia e un cambiamento ci sarà, ma dobbiamo cercare di plasmarlo”.
Con queste parole Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, nel suo primo discorso sullo stato dell’Unione ha annunciato una accelerata nel Green deal europeo, dichiarando di voler alzare l’obiettivo precedente di riduzione del 40% delle emissioni di gas serra entro il 2030 ad almeno il 55%.
Una posizione forte, sostenuta anche da concreti stanziamenti già messi in agenda per i prossimi anni: il 37% del Recovery Fund sarà infatti impiegato proprio per gli obiettivi di contrasto al cambiamento climatico e sarà la base per la ricostruzione di una nuova Europa, “il primo continente climaticamente neutro” entro il 2050.
La concretezza di questo nuovo obiettivo rende evidente la sicurezza e la solidità della politica climatica europea e rappresenta un chiaro monito per tutti i Paesi coinvolti (in primis i firmatari dell’accordo di Parigi che nel 2021 dovranno dunque presentare nuovi piani di riduzione delle emissioni climalteranti per il 2030 ); le grandi aziende saranno chiamate a ricalibrare le loro decisioni di investimento, così come gli operatori finanziari orienteranno differentemente le proprie scelte.
Le ricadute effettive sulle politiche europee e nazionali saranno necessariamente sia di carattere legislativo che economico.
Dal punto di vista legislativo, al fine di poter raggiungere il nuovo obiettivo del 55%, sarà inevitabile introdurre una serie di riforme e nuove normative nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, volte soprattutto ad incentivare investimenti privati anche attraverso una revisione del sistema di tassazione.
Sarà prioritario anche rivedere la regolamentazione dell’ETS (Emission Trading Scheme, il sistema di scambio delle quote di emissione di gas serra) e molte sono le proposte che si stanno vagliando per permettere un ampliamento del mercato.
Sul fronte economico la grande sfida è la decarbonizzazione dei comparti produttivi, che però coinvolga tutti i settori industriali e vada di pari passo con la crescita economica e l’occupazione in Europa.
Questa pare essere la sfida più difficile, perché implica un cambiamento culturale oltre che prettamente economico-sociale: plasmare un nuovo modello economico in cui le politiche di decarbonizzazione siano parte integrante di quella che la stessa von der Leyden ha definito come “la nuova strategia di crescita dell’Europa”, in grado di tutelare l’ambiente e contemporaneamente promuovere la produzione industriale e la crescita economica.
Possibile? Secondo la Presidente della Commissione Europea, sì: “In gioco c’è una modernizzazione sistemica per tutta la nostra economia, società e industria, si tratta di creare un mondo più forte in cui vivere.
I nostri attuali livelli di consumo di materie prime, di energia, acqua, alimenti, di uso del suolo, non sono sostenibili.
Dobbiamo cambiare il modo in cui trattiamo la natura, il modo in cui mangiamo, consumiamo, lavoriamo, riscaldiamo, viaggiamo, trasportiamo. (…) Riconosco che questo aumento dal 40 al 55 per cento è troppo per alcuni e non abbastanza per altri. Ma la nostra economia e la nostra industria possono farcela. E vogliono farcela”.
VP per Rete Clima