Guida ai luoghi d’incanto da visitare prima che uomo e cambiamenti climatici li rendano solo un ricordo
Il nostro Pianeta può vantare un patrimonio inestimabile di siti culturali e naturali sparsi in tutte le regioni del globo.
Dal 1972 fino ad oggi l’ UNESCO ha identificato ben 1.092 luoghi considerati di valore universale ed eccezionale, ma sono tantissimi gli altri siti straordinari ed unici che ben potrebbero aggiungersi a questa lista.
Cosa accomuna molti di loro? Il fatto di essere in pericolo, proprio a causa dell'uomo.
Riscaldamento globale, inquinamento, turismo incontrollato renderanno ben presto alcuni di questi posti inaccessibili o li distruggeranno per sempre. In molte situazioni ci troviamo di fronte a un bivio: le azioni che decideremo di intraprendere potrebbero impedirci di apprezzare luoghi fantastici che pian piano scompariranno perché, per la loro salvaguardia, ne sarà impedito l’accesso all’uomo.
Cambiamenti climatici e siti costieri: entro il 2100 Venezia potrebbe finire sott’acqua
Sicuramente, in questo scenario, i cambiamenti climatici hanno un ruolo di primo piano e ci toccano davvero da vicino. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Nature Communications, decine di siti UNESCO situati nell’area costiera del Mediterraneo sarebbero in pericolo a causa di inondazioni ed erosioni costiere ricollegabili all’innalzamento dei mari dovuto all’aumento della temperatura globale.
Le nazioni con il patrimonio naturale più esposto a questo fenomeno sono la Croazia, la Grecia, l’Italia e la Tunisia. Secondo questi studi, per esempio, entro il 2100 Venezia e le isole della Laguna potrebbero essere sommerse e ai nostri figli non rimarrebbero che le foto e i video di luoghi come Piazza San Marco! Lo stesso destino toccherebbe a città come Ferrara, Aquileia, Vicenza, Napoli, Pisa, Genova e Ravenna.
Al di fuori dell’Italia, sono maggiormente in pericolo la Medina di Susa (Tunisia), il sito archeologico di Sabratha (Libia) e la città di Dubrovnik (Croazia). L’erosione costiera minaccia inoltre siti archeologici come Paestum, Pompei, Siracusa e Noto, l’Heraion dell’Isola di Samo, in Grecia, e gli scavi dell’antica città di Efeso, in Turchia. Tutti questi luoghi, entro un secolo, potrebbero essere danneggiati o addirittura persi per sempre a causa dell’emergenza climatica in corso.
La (mezza) buona notizia è che il futuro non è ancora scritto e quindi non tutto è ancora perduto. Naturalmente il rischio dipende anche dagli sforzi che faranno i governi per mitigare il problema e, soprattutto, rispettare gli obiettivi dell’accordo di Parigi di mantenere il riscaldamento globale, entro la fine del secolo, nel limite di +1,5 °C - o al massimo di +2 °C - rispetto alle temperature precedenti l’inizio dell’era industriale.
Obiettivi che, ad oggi, sembrano sempre più lontani da raggiungere a causa degli attuali trend delle emissioni di gas serra.
Ghiacciai e barriere coralline solo in cartolina?
Anche i suggestivi ghiacciai presenti nei parchi naturali patrimonio dell’UNESCO sono destinati a ridursi ad un terzo del loro volume attuale. Questo è quanto emerso dal primo studio globale sui ghiacciai del Patrimonio Mondiale realizzato dagli scienziati dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) e pubblicato sulla rivista Eartsh’ Future. Parliamo dei ghiacciai più famosi del mondo come il Grosser Aletschgletscher nelle Alpi svizzere, il ghiacciaio del Khumbu nell'Himalaya o la Jakobshavn Isbrae della Groenlandia.
Gli autori prevedono la scomparsa di 21 ghiacciai entro il 2100 in uno scenario di alta emissione di CO2, ma, anche ipotizzando basse emissioni, le prospettive non sono più rosee poichè, entro il 2100, 8 dei 46 siti analizzati saranno privi di ghiaccio. Secondo quanto affermato da Peter Shadie, direttore del Programma del patrimonio mondiale dell'IUCN, gli Stati devono rafforzare i loro impegni per combattere i cambiamenti climatici ed intensificare gli sforzi per preservare questi ghiacciai altrimenti le generazioni future non potranno godere di queste meraviglie. Quindi, se le cose non cambieranno, ci sono rimasti poco più di 80 anni per ammirarli.
Vi hanno parlato della bellezza della grande barriera corallina australiana? Anche di questa meraviglia potrebbe rimanere solo un bel ricordo e qualche foto nei libri di storia a causa dell’inquinamento e del riscaldamento dell’oceano. Il problema principale è, infatti, costituito dallo sbiancamento dei coralli e l’unica possibilità di salvezza è costituita dalla capacità di loro adattamento all’aumento della temperatura degli oceani altrimenti anche di questa meraviglia resterà presto un ricordo.
Turismo usa e getta
Se, invece, volete organizzare una scalata ed avventurarvi sulla cima più alta del mondo per ammirare paesaggi incontaminati, purtroppo, è già tardi. La ragione? Troppa spazzatura! Da troppo tempo ormai più che il “tetto del mondo” l’Everest era definito come la “discarica più alta della Terra”. Le spedizioni che negli anni si sono succedute hanno lasciato come ricordo tonnellate di spazzatura composto da tende, bombole di ossigeno, pentolame e molto altro.
Sia le autorità cinesi che quelle nepalesi hanno cercato in vari modi di contenere il disastro. A tutti i visitatori, innanzitutto, è fatto obbligo di riportare a valle i propri rifiuti, ma ciò non è bastato e per questo le autorità Cinesi hanno detto basta: d’ora in poi l’accesso al campo base dal lato tibetano della montagna (altitudine 5.200 metri) sarà limitato ogni anno solamente a 300 persone che avranno ottenuto il permesso di scalata. Tutti gli altri visitatori si dovranno fermare al monastero di Rongbuk, più in basso.
Senza avventurarci nell’altro capo del mondo un esempio a noi più vicino è la Spiaggia Rosa di Budelli, in Sardegna, i cui preziosi granelli son stati oggetto di reiterati furti da parte dei bagnanti. Anche in questo caso i divieti posti dalle autorità per preservare questo splendido patrimonio naturalistico sono già operativi: è vietato l’accesso all’arenile sia via terra che via mare (è consentito visitare la Spiaggia Rosa in compagnia delle Guide del Parco), le barche possono transitare ad una distanza non inferiore a 70m dall’arenile ed è vietata la balneazione. La presenza dei divieti non è stata purtroppo sufficiente: le trasgressioni che minacciano la bellezza di questo ecosistema non sono mai cessate a testimonianza della nostra inettitudine a proteggere la natura.
Se questo scenario non muterà e non riusciremo a capire cosa stiamo perdendo, le sole cose che resteranno da vistare saranno le isole di plastica e magari potremmo ammirare quella confezione di detersivo che abbiamo buttato tanti anni fa … quando bastava così poco a salvare tante meraviglie.
LP per Rete Clima