I costi nascosti dell’energia da nucleare e da carbone negli Usa

Il report "Benefits of Beyond BAU - Human, Social, and Environmental Domages Avoied throigh the Retirement of the US Coal Flet" (pubblicato da Synapse Energy Economics, Inc., per il think tank no-profit Civil society institute - Csi) dice chiaramente che spreco di acqua e di salute sono solo due costi dentro il pool di “costi nascosti e non quantificati” (esternalità) dell'energia elettrica prodotta con il carbone e il nucleare negli Usa.

Si tratta di costi poco conosciuti e poco compresi, dai cittadini, proprio perché normalmente "nascosti" e non quantificati.

Jeremy Fisher di Synapse energy economics: “Il coal fleet esistente negli Stati Uniti esige dagli stessi Usa un pedaggio caro: il suo funzionamento è piuttosto economico e per anni ha rappresentato una fonte di energia elettrica a buon mercato. Tuttavia, adesso sappiamo che ogni anno, le emissioni di gas acidi e di particelle tossiche sono alla base di migliaia di morti premature. La fleet provoca il rilascio di rifiuti nelle nostre acque sotterranee e nei corsi d'acqua, riscalda centinaia di corsi d'acqua con le sue acque reflue termiche, consuma milioni di acre-feet di acqua, e rilascia la quota più ampia delle emissioni che ci stanno portando rapidamente verso un clima molto diverso. Questi costi, pur così drammatici, sono quasi completamente nascosti dalla vista dell'opinione pubblica e sono invisibili ai consumatori”.

Ma quanto valgono questi costi? Il report"Benefits of Beyond Business as Usual" quantifica tra le 8.000 e le 34.000 morti premature all'anno dovute all'inalazione di particolato fine derivato da combustione del carbone, con un costo per la società tra i 64 e i 272 miliardi di dollari (fino a quattro volte più caro del costo del kWh elettrico prodotto con il carbone).

E poi c’è il rilevante problema del prelievo idrico. Secondo i dati raccolti dell'United States geographic survey (Usgs), nel 2005 i prelievi di acqua da fonti di centrali termoelettriche rappresentavano il 49% dei prelievi totali negli Usa: ciò equivale ad oltre 201 miliardi di galloni acqua al giorno che vengono utilizzati per il solo raffreddamento delle centrali elettriche.

Secondo il rapporto ci vogliono investimenti "aggressivi" in tecnologie più efficienti per ridurre il consumo di elettricità del 15% rispetto ai livelli odierni, ossia oltre il 40% rispetto allo scenario "business as usual".

Questo vorrebbe dire pensionare l'intero parco delle centrali a carbone e non costruirne di nuove (risparmiando decine di miliardi di dollari derivanti dai costi sanitari ed ambientali dell'inquinamento) oltre che rinunciare al 28% dell'elettricità prodotta con il nucleare: in questo modo le emissioni di CO2 del settore elettrico calerebbero dell'82% rispetto ai livelli del 2010.

A breve termine con lo scenario di transizione ci sarebbero costi modesti in più, ma a lungo termine sarebbe costerebbe molto meno dello scenario business as usual. Lo scenario energetico di transizione costerebbe una cifra stimata di 10 miliardi all'anno più del Bau nel 2020, ma potrebbe risparmiare 5 miliardi all'anno entro il 2040 e 13 miliardi all'anno entro il 2050.

Questi sono solo i costi diretti, ma non comprendono i risparmi derivanti dalla riduzione delle emissioni di CO2 o dei costi per la salute pubblica: un recente studio della National Academies valuta l'impatto annuale della produzione di elettricità negli Usa in 62 miliardi di dollari nel 2005......hai voglia a dire che le fonti energetiche tradizionali sono poco costose!!! 

 

Lo Staff di Rete Clima®