Il Circolo Polare Artico brucia. Ed è un problema ambientale globale
Da fine luglio un elevato numero di incendi (diverse centinaia) sta interessando in maniera importante le zone a contatto con il Circolo Polare Artico: le fiamme ed il fumo che coprono i territori di Siberia, Alaska, Canada e Groenlandia, sono ben visibili anche dai satelliti.
Si tratta di zone caraterizzate dalla presenza di taiga o di tundra (in funzione della latitudine), zone umide e torbiere, che per buona parte dell’anno sono coperte da neve: a fronte del caldo anomalo registrato a queste latitudini nei mesi di giugno e di luglio, quest'anno queste zone si sono trovate in condizioni di particolare secchezza, una condizione che ha favorito gli attuali devastanti incendi (ragionevolmente dolosi, anche collegati ai tagli illegali di legname).
Infatti il riscaldamento climatico globale è particolarmente importante in queste regioni fredde, zone dove le temperature si stanno alzando più velocemente che nel resto del mondo in relazione anche all'accumulo anomalo di CO2 spinta a nord dai moti circolatori atmosferici: in giugno le anomalie termiche in Siberia sono state di + 10 °C oltre la media del periodo, una situazione analoga a quanto succede anche superando il Circolo Polare Artico.
Le fiamme degli incendi nella zona a confine con il Circolo Artico stanno distruggendo foreste e torbiere e la grande portata dei roghi sta provocando una catastrofe ecologica di enormi dimensioni.
Secondo i dati proposti da Greenpeace le fiamme hanno mandato in fumo 4,3 milioni di ettari della foresta siberiana (un’area grande come Lombardia e Piemonte messi insieme), liberando nell’atmosfera terrestre grandi quantità di CO2 ad aggravare il bilancio emissivo.
L’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha dichiarato che si tratta di un evento senza precedenti, molto pericoloso a causa delle elevate emissioni di CO2 nell’atmosfera: nel solo mese di giugno si stima una emissione di 50 milioni di tonnellate, circa corrispondenti alle emissioni annuali della Svezia, mentre oggi la stima è raddoppiata superando le 100 Mt CO2 emessa.
Quali sono i problemi legati a questi incendi, di proporzioni mai viste a quelle latitudini?
Sicuramente la liberazione in atmosfera di grandi quantità di CO2, che contribuisce al riscaldamento climatico.
Dalla combustione delle biomasse si verifica poi la generazione di inquinanti atmosferici, nocivi per la salute umana.
Un rischio ulteriore collegato a questo disastro è il deposito della fuliggine generata dagli incendi sui ghiacci artici, che determina una conseguente variazione dell'albedo (per maggiore assorbimento della radiazione termica solare) con conseguente incremento di scioglimento del ghiaccio.
E poi c'è la questione del permafrost, lo strato di suolo perennemente ghiacciato che "intrappola" grandi quantità di sostanza organica: se già si sta verificando un suo scioglimento anomalo, la presenza degli incendi può accelerarne ulteriormente lo scioglimento.
La situazione è quindi oltremodo preoccupante e davvero vale il motto "ciò che succede nell'artico non resta nell'artico", perchè riguarda tutti noi.
E amplifica in maniera importante le problematiche climatiche globali.
Lo Staff di Rete Clima