Cambiamenti climatici: riscaldamento climatico per aumento antropogenico dell’effetto serra naturale
Gas serra e riscaldamento climatico
La scienza da tempo concorda sul fatto che il riscaldamento climatico.....esiste! ed è primariamente collegato alle emissioni umane di gas ad effetto serra, le quali sono a loro volta connesse ai consumi umani di energia (di origine fossile).
Al di là quindi di ogni approccio di tipo negazionista o superficiale alla tematica del cambiamento climatico, servirebbe che ciascuno si approcciasse a queste tematica in maniera seria e ragionata al fenomeno del riscaldamento climatico globale, già definito come “…..il primo nemico dell'umanità e la prima, più importante sfida che deve impegnare l'ambientalismo”. (VIII° Congresso Nazionale di Legambiente, febbraio 2008).
Anche perchè si tratta di un fenomeno che coinvolge tutta l'umanità, seppur in modo differente, quindi è sensato che ciascuno si chieda come poter collaborare al suo contrasto nella vita di tutti i giorni.
Riscaldamento climatico: i dati
(clicca qui per accedere alla fonte dei dati)
Si tratta di un processo preoccupante, dal momento che tale riscaldamento climatico origina numerosi conseguenti fenomeni di alterazione in tutti i comparti ambientali, e già oggi i suoi effetti sono ben visibili a livello fisico (andamento meteoclimatico in primis) e biologico.
L’IPCC nel suo “Fourth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change” (2007), dice testualmente: “La comprensione dell’influenza antropogenica nel riscaldamento e nel raffreddamento del clima è migliorata (...) portando alla conclusione, con confidenza molto elevata (“very high confidence”), che l’effetto globale medio netto delle attività umane dal 1750 sia stato una causa di riscaldamento” (del clima).
Di seguito una animazione video curata dalla NASA, che mostra l'andamento delle temperature registrate sulle superficie terrestre tra il 1880 ed il 2017:
Sempre in riferimento all'origine antropica del cambiamento climatico, anche il più recente Fifth Assessment Report (AR5) dell'Ipcc, emesso nell'autunno 2013 con il titolo "Climate Change 2013: The Physical Science Basis", porta a conclusioni ancor più chiare e coerenti con quanto già anticipato e comunque con le indicazioni che la scienza sostiene da decenni: il cambiamento climatico esiste e l'uomo ne è con certezza la causa.
Cambiamenti climatici: obiettivi di mitigazione climatica
Se ad oggi la temperatura media terrestre è cresciuta di +0,7 °C rispetto all'era pre-industriale, il report specifica che per contenere l’aumento della temperatura media terrestre (rispetto all’era preindustriale) a + 2 °C, ed evitare così esiti globali drammatici e non più controllabili, sarebbe necessario contenere le concentrazioni complessivi di gas di serra atmosferici entro le 450 ppm CO2eq (parti per milione).
Se questa riduzione non vuole essere attuata per una logica di "etica ambientale", si conti che ci sono una seire di solide ragioni economiche che ne motivano la necessità e l'urgenza: prevenire ora costa meno che riparare in un futuro i danni ambientali.
Per raggiungere l'obiettivo del contenimento della concentrazione a 450 ppm sono necessari sforzi non indifferenti di riduzione delle "emissioni serra": infatti sarà necessaria una riduzioni delle emissioni dei Paesi più industrializzati dell’ordine del 25-40% entro il 2020 e dell’80-95% entro il 2050.
R. Pachauri (Presidente dell’Ipcc), novembre 2014:
“La giustificazione scientifica della priorità da accordare alle misure di lotta contro l’evoluzione del clima è più chiara che mai. Disponiamo di poco tempo prima che la congiuntura che permette di limitare il riscaldamento a 2° C non abbia fine. Perché possiamo avere una buona chance di restare al di sotto dei 2° C ad un prezzo gestibile, le nostre emissioni, sul piano mondiale, dovrebbero diminuire dal 40 al 70% tra il 2010 ed il 2050, e scendere a zero almeno entro il 2100”.
Il quantitativo di carbonio già emesso in atmosfera è rilevante, il budget di emissione residuali dovrà essere quindi necessariamente ed accuratamente gestito.
(fonte: cpsl.cam.ac.uk - Traduzione italiana da parte del CMCC)
NOTA: la temperatura atmosferica media cresce, anche se il forte riscaldamento delle masse oceaniche ha rallentato l’aumento della temperatura media a livello atmosferico: di seguito però un grafico che mostra l’aumento combinato della temperatura atmosferica ed oceanica, una chiara risposta a chi nega il climate change sulla base del fatto che c’è stata una pausa nel riscaldamento climatico in atmosfera:
Emissioni di gas ad effetto serra in Italia
Per quanto riguarda lo scenario italiano, secondo la serie storica di dati per il periodo 1990-2012 contenuta nel Rapporto “Italian Greenhouse Gas Inventory” - ISPRA 2014 si evidenzia che le emissioni nazionali di CO2eq (cioè le emissioni cumulative ponderate dei sei gas serra oggetto del Protocollo di Kyoto) sono diminuite dell’11,4%, arrivando ad un risultato ancora migliore (-14,3%) considerando gli assorbimenti di carbonio da parte di boschi e delle foreste (settore LULUCF - "Land Use, Land Use Change and Forestry").
Considerando invece gli specifici obiettivi del Protocollo di Kyoto, la media di riduzione delle emissioni nel secondo periodo di impegno (2008-2012) rispetto all’anno base (1990) è "solo" del -4,6%, a fronte di un impegno nazionale di riduzione del -6,5%: le emissioni nel periodo 1990-2012 sono così passate da 519 a 460 MtCO2eq (milioni di tonnellate di CO2 equivalente), una diminuzione ottenuta principalmente grazie alla riduzione delle emissioni di CO2 (che contribuiscono all’84% del totale delle emissioni di gas serra).
Secondo il NIR 2014, le emissioni nazionali al 2012 erano così strutturate:
La generazione dell'energia in Italia gioca ancora il ruolo principale nell'ambito della generazione delle esternalità ambientali negative a livello climatico, ma anche gli altri settori contribuiscono in maniera complessivamente rilevante.
Questi dati registrano trend chiari, registrando al 2012 una situazione nazionale in cui le emissioni di gas ad effetto serra (rispetto ai valori del 1900):
* nel settore dei trasporti sono aumentate del + 2,9% (a causa dell’incremento della mobilità di merci e passeggeri (+ 37% trasporto merci su strada; + 18% trasporto passeggeri su strada);
* per le industrie energetiche sono diminuite del -8%, pur a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica da 178,6 TWh a 217,6 TWh, e dei consumi di energia elettrica da 218,7 TWh a 307,2 TWh (grazie ad una generazione elettrica con combustibili a più basso tenore di carbonio);
* nel settore residenziale e servizi sono aumentate del +8,2%, per aumento numero abitazioni e per fattori congiunturali;
* nell’industria manifatturiera sono diminuite del 36,8% (per incremento nell’utilizzo del gas naturale in sostituzione dell’olio combustibile e per il calo della produzione causa crisi);
* nei processi industriali sono diminuite del 26,5% (per la forte riduzione delle emissioni di N2O nel settore chimico, e dei gas florurati in tutti i settori);
* in agricoltura sono diminuite del 16% (in ragione della diminuzione dei capi di bestiame allevati);
* nella gestione e trattamento dei rifiuti sono diminuite del 17,5% (grazie alla miglior gestione dei cicli di raccolta ed alla raccolta differenziata).
Effetti del riscaldamento climatico globale
Ma gli esiti del riscaldamento globale quali sono?
Alterazioni ambientali di elevata portata collegate con fenomeni meteorologici estremi, desertificazione, innalzamento dei mari, diffusione di malattie tropicali, scioglimento dei ghiacci, ecc, che faranno sentire a vario livello il loro impatto negativo sull’ambiente e sull’uomo.
Tra questi fenomeni di alterazione generati dal riscaldamento climatico, genericamente chiamati “cambiamenti globali”, si possono sottolineare: l’intensificazione di fenomeni meteorologici estremi; la tendenza alla tropicalizzazione delle zone a clima temperato (come l’Italia, e quindi la diffusione di fenomeni meteorologici tropicali quali tornado, precipitazione piovose intensissime,...); desertificazione; siccità; scioglimento dei ghiacci (alpini e artici); innalzamento del livello dei mari; diffusione di specie non autoctone ed infestanti (nel mare e sulla terraferma); diffusione di malattie tropicali in zone a clima temperato, ecc.
Qui sopra il riferimento ad una interessante mappa interattiva dal sito del National Geographic, da cui poter verificare gli effetti previsti nelle diverse zone del mondo in relazione all'intensificazione del cambiamento climatico (ed ai costi economici ed essi collegatiYouba Sokona (Copresidente del Working Group III dell’Ipcc), novembre 2014: "E’ possibile, sul piano tecnico, passare ad un’economia low-carbon. Ma quello che manca sono delle politiche e delle istituzioni appropriate. Più aspettiamo a prendere delle disposizioni, più l’adattamento ai cambiamenti climatici e la loro attenuazione ci costeranno cari".
John Kerry (Segretario di Stato USA), novembre 2014: "Quelli che decidono di ignorare o di contestare i dati chiaramente esposti in questo rapporto, mettono in pericolo noi, i nostri figli e i nostri nipoti".
Di seguito una tabella di sintesi delle possibili conseguenze del riscaldamento climatico, così come emergono dal "Rapporto Stern" (2006):
Le conseguenze e gli effetti dei cambiamenti climatici in Italia
Secondo le previsioni scientifiche quasi tutte queste conseguenze interesseranno anche l’Italia, in forma ed intensità diversa nelle diverse zone del Paese.
In tempi recenti anche il grande pubblico sta cominciando a prendere coscienza dei processi di alterazione ambientale in atto, nonostante la riconosciuta attività di disinformazione che è stata storicamente messa in atto dalle Corporation legate al mondo del petrolio.
I mezzi di comunicazione portano nelle nostre case le immagini degli effetti di questo processo di riscaldamento climatico, che ora inizia a diventare ben visibile anche localmente sotto le sembianze di fenomeni meteorologici estremi che oggi si verificano con intensità importanti e tempi di ritorno sempre più serrati.
Ma anche sottoforma di fenomeni meteorologici e climatici “tradizionali” che però oggi si manifestano con intensità nuove e preoccupanti: dalle ondate di calore, alle precipitazioni piovose intensissime, alle tempeste di grandine estive, alle inondazioni, all'aumento del rischio idrogeologico e dei fenomeni franosi, alle trombe d’aria, alle mareggiate, all’infestazione di cavallette nel sud Italia, ai segnali di desertificazione,...etc.
(questo grafico estratto dal sito web tck tck tck ma basato sui dati del "Climate Vulnerability Monitor" (seconda edizione, 2012), mostra la vulnerabilità del nostro Paese al cambiamento climatico).
Le previsioni già espresse da diversi anni stanno diventando una preoccupante realtà, anche in Italia: con questi mutamenti dovremo sempre più fare i conti in un prossimo futuro, adattandoci ad essi.
Ma l’adattamento potrà essere tanto più contenuto quanto più riusciremo a contenere i nostri impatti climatici, già da ora, limitando le nostre emissioni e cercando di neutralizzare le emissioni residue ed “inevitabili”.
Bisogna anche considerare che gli effetti più intensi dei cambiamenti climatici saranno localizzati nei Paesi tropicali, che già in passato sono stati spesso vittime dell’economia occidentale e della sua smisurata voracità di risorse: una ulteriore vessazione a cui il nostro stile di vita e di consumo “moderno” e poco rispettoso dell’ambiente li sottoporrà.
In ogni caso, ovunque siano localizzate le possibili conseguenze, il tempo utile che rimane a nostra disposizione per intervenire è poco. A fronte della messa in moto di dinamiche distruttive di portata mai vista prima, verosimilmente irreversibili.
(fonte: cpsl.cam.ac.uk - Traduzione italiana da parte del CMCC)
Il clima cambia, più in fretta di quanto si credeva: l’uomo deve necessariamente modificare la sua mentalità e le sue azioni in tempo!
Per approfondimenti è possibile consultare i 3 diversi rapporti costituenti rilasciati dall'Ipcc tra il 2013 ed il 2014, complessivamente costituenti il V° Rapporto, quali:
- "The Physical Science Basis" - WG1-AR5 (settembre 2013);
- "Impacts, Adaptation and Vulnerability" - WG2-AR5(marzo 2014);
- "Mitigation of Climate Change" - WG3-AR5 (aprile 2014)
che si costituiscono complessivamente come la più completa e più supportata analisi scientifica mai realizzata a proposito di climate change.
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