Fenomeni meteorologici estremi negli USA e uragano Irene: i cambiamenti climatici hanno un costo elevato
L’uragano Irene, in ultimo declassato a tempesta tropicale, ha scatenato la sua furia su una New York evacuata e sulla costa est, provocando però meno danni del previsto: a fronte di perdite potenziali inizialmente quantificate in circa 25 miliardi di dollari, le prime stime parlano di danni meno ingenti seppur rilevantissimi (tra i 7 ed i 20 miliardi di dollari).
L’uragano, che ha spazzato New York con venti a 120 chilometri orari e con pioggia battente per 20 ore consecutive, ha comportato la messa in atto di opere preventive di entità notevolissima: stop ai trasporti pubblici, divieto di transito in tunnel e ponti, evacuazione per 370.000 persone nelle aree più basse della città, a rischio di allagamenti (rischio rivelatosi poi infondato, attuale motivo per critiche di allarmismo al Sindaco newyorkese Bloomberg).
Le conseguenze: danni rilevanti, allagamenti, elettricità interrotta per circa 4 milioni di abitanti della East Coast colpiti dal black out (di cui 90.000 a New York e 300.000 a Washington) ma per fortuna nessun danno alle 12 centrali nucleari -tra cui quella di Oyster Creek in New Jersey, spenta per precauzione- che l’uragano ha incontrato nel suo cammino: i problemi ora sono passati al Vermont.
Irene è l’ennesimo fenomeno meteorologico estremo che ha afflitto gli USA nel 2011, secondo un trend di incremento di intensità e frequenza di eventi meteorologici estremi che la scienza da anni collega direttamente ai cambiamenti climatici innescati dalle attività umane.
Si parla di tornado, caldo, inondazioni, tempeste di sabbia che in questi mesi del 2011 negli USA hanno distrutto beni per un valore pari a 35 miliardi di dollari (contando che alla fine dell’anno mancano ancora cinque mesi, e manca soprattutto la stagione degli uragani), in linea con i pur rilevanti danni prodotti nel catastrofico 2010.
Il numero dei disastri naturali negli Stati Uniti è triplicato negli ultimi vent’anni: per questo motivo il NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha lanciato negli USA una campagna per preparare gli americani ad affrontare questa dinamica che si preannuncia come una situazione drammatica a cui però doversi abituare.
Anche nelle altre parti del mondo comunque non si sta meglio: l'alterazione degli equilbri meteoclimatici (il cosiddetto "caos climatico") è ormai una realtà con cui fare i conti, a livello planetario. Ed è inutile accusare chicchessia di allarmismi (come in queste ora sta accadendo al Sindaco Bloomberg), dato che motivi per essere preoccupati ce ne sono, e sono tanti.
Specialmente considerando che la causa di tutto questo caos climatico siamo noi uomini.
Lo Staff di Rete Clima®
Su Reuters: la crescita dei costi legati ai fenomeni meteorologici estremi