Limiti alle emissioni di CO2 in Cina (e sistemi di scambio delle emissioni)
A breve in Cina saranno avviati i primi progetti di riduzione delle emissioni di CO2 basati sulla logica dei mercati delle emissioni (in questo caso operati su base locale, mediante apposite piattaforme di scambio): questi progetti saranno localizzati in 7 tra le più grandi aree o metropoli cinesi, (quali le città di Pechino, Shanghai, Tientsin, Shenzhen e Chongqing, insieme alle province di Hubei e Guangdong).
La Commissione nazionale per la Riforma e lo Sviluppo ha infatti chiesto loro di stabilire limiti alle proprie emissioni di CO2, per favorirne controllo e promuovere la loro riduzione: queste aree dovranno contestualmente attivare un fondo economico dedicato a questi progetti di riduzione dei gas serra.
La provincia di Guangdong, la provincia con il più alto livello di emissioni della Cina, ha già progettato il proprio piano di riduzione delle emissioni di CO2 (il primo del Paese, già approvato dal Consiglio nazionale) che prevede di portare la quota dei combustibili “alternativi” (cioè non derivati dal petrolio) al 20% del consumo totale di energia e di tagliare entro il 2015 l’intensità carbonica (cioè la quantità di CO2 prodotta per unità di Pil) del 19,5% rispetto ai propri valori dell’anno 2005.
Questi progetti locali fanno parte dell’impegno cinese di riduzione della propria intensità carbonica del 17% tra il 2011 e il 2015 (sempre rispetto al 2005, anno di riferimento degli obiettivi), un target che vuole essere raggiunto utilizzando “meccanismi di mercato” e sistemi di scambio anche su base locale: questo primo passo è volto ad un più ambizioso taglio del 40-45% entro il 2020 (sempre rispetto al 2005), ai fini di contrastare il cambiamento climatico ed i suoi effetti.
Quando si fanno le cose in Cina sono sempre di taglia XL!!!
Lo Staff di Rete Clima